The Frieze 2013 Journal 4.4 "La quiete dopo la tempesta"

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Indice :

1 The Frieze 2013 Journal – 0.4

2 The Frieze 2013 Journal 1.1.4 - "Frieze London - La Piccola Italia"

3 The Frieze 2013 Journal 1.2.4 "Buonanotte dall'Africa"

4 The Frieze 2013 Journal 2.1.4 "La bellezza sta negli occhi di chi guarda"

5 The Frieze 2013 Journal 2.2.4 "Le freak, c'est chic!"

6 The Frieze 2013 Journal 2.3.4 "Friezey Friday"

7 The Frieze 2013 Journal 3.4 "MULTIPLIED"

8 The Frieze 2013 Journal 4.4 "La quiete dopo la tempesta"




Tra pop art e allusioni culinarie, molte tra le opere in mostra a Frieze riportavano al consumo alimentare



Il booth dei superalcolici, con tanto di porta, per la privacy dei consumatori..



La versione più metropolitana del bancone da bar



Il vasellame per l'ora del té: e tra gli stand culinari, a Frieze ce n'era veramente per tutti i gusti, dal giapponese, alle classiche pastries da accompagnare ad una tazza bollente, al furgoncino dei pizzaioli fino al ristorante fancy, dove sorseggiare champagne



Ispirata dalla ribalta artistica dedicata ai personaggi Warner Bros, non mi resta che salutarvi...

Si è chiusa nella luce improvvisa di un tramonto autunnale, dopo una domenica burrascosa, la decima edizione di Frieze Art Fair London.

Londra sembra essersi d'improvviso calmata, se così si può dire... per molti galleristi invece, non è ancora tempo di tornare alla routine, data l'imminenza di Fiac, il prossimo rendez-vous del mondo dell'arte che si svolgerà questo weekend al Grand Palais di Parigi (http://www.fiac.com/).

Anche quest'anno Frieze - ma soprattutto il suo contorno di eventi da far girare la testa - ha ottenuto ottime critiche, un crescente riscontro mediatico, e non solo, considerando il sold out del weekend, e ha permesso agli appassionati di vedere quello che c'è di nuovo sul mercato (come il boom di presenze delle gallerie carioca o dei lavori asiatici), divertendosi senza troppe formalità in quella che si potrebbe effettivamente definire come una fiera... di paese, tra pozzanghere in cui (non) saltare, case degli specchi e palloncini.

Per la filosofia de "l'importante è che se ne parli" sarei però curiosa di conoscere l'opinione di Amanda Sharp e Matthew Slotover, oltre che dei diretti interessati chiamati in causa, rispetto all'articolo del critico americano Jerry Saltz uscito oggi sul New York Magazine, ma di cui si vocifera con toni salienti già da giorni, dove Saltz punta il dito alle gallerie-colossi della scena mondiale, accusandole di essere una vera e propria maledizione per gli artisti, e per le stesse arti.
Per chi volesse leggerlo direttamente, questo il link: http://www.vulture.com/2013/10/trouble-with-mega-art-galleries.html

Vi lascio (per il momento), con qualche foto in relazione ad un concetto che di questi tempi sembra scatenare gli entusiasmi comuni, ovvero il rapporto arte-cibo in tutte le sue sfaccettature, dai cereali ai superalcolici. Del resto, come diceva Baudelaire, "È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare."

E perché non anche di arte?



Matilde Cerruti Quara