FRUIT SOUP - Dia Foundation

Vai alla homepage di monica e mattia

4 di 6

Indice :

1 FRUIT SOUP - una rubrica newyorkese

2 FRUIT SOUP - Residency Events

3 FRUIT SOUP - Il Metropolitan

4 FRUIT SOUP - Dia Foundation

5 FRUIT SOUP - Art Basel Miami

6 FRUIT SOUP - American Culture




Hudson River - vista dal treno



Sol Lewitt



Dan Flavin - David Zwirner gallery



Fred Sandback



Robert Irwin



Richard Serra

Dia Foudation.

Ci si sveglia presto la mattina per una gita fuori porta.

Con il treno delle 9:30 si parte da Gran Central Station e si raggiunge Beacon, una cittadina che ospita la DIA Foundation, ex fabbrica di cookies adibita meravigliosamente a museo.
Il viaggio è durato circa un paio di ore, in cui dal finestrino abbiamo seguito il tragitto dell’ Hudson River immerso nei colori dell’autunno.
Giunti a destinazione l’aria fredda e frizzante della “campagna” insieme con la totale assenza di rumori tipici di Manhattan ci hanno permesso di entrare nel giusto spirito per visitare questo luogo che accoglie una importante collezione della Minimal Art e dintorni.

La prima cosa da notare è che è illuminato completamente dalla luce naturale, niente faretti o altro, pertanto c’è un orario di apertura diverso in base al periodo dell’anno in cui si decide di visitarlo.
Niente male, no?!
Walter de Maria apre la strada con una grande installazione collocata a pavimento ed è inevitabile notare come la freddezza del materiale metallico impiegato per comporre l’opera si sposi bene con il calore dei listelli in legno del parquet.
Proseguendo si incontrano opere di Sol Lewitt, in cui il modulo e la regola matematica regnano in una delicata e minuziosa elaborazione del segno tracciato direttamente sui muri; Gerard Richter che, nella sua fase concettuale, ci fa specchiare nelle enormi superfici lucide di un gradevolissimo punto di grigio; Dan Flavin, con un corridoio di neon bianchi fa eco alla mostra personale appena conclusa alla galleria David Zwirner a Chelsea; e impossibile non citare l’ormai classico Joseph Beuys di cui si trova una grande e permanente installazione anche sulla 22esima strada west fra la Decima e la Undicesima, sempre parte della collezione della Dia Foundation.

Nonostante l’altissima qualità dei pezzi presenti in tutto il museo, la nostra attenzione è davvero stata catturata dall’installazione di Fred Sandback che con dei soli fili elastici crea dei volumi aerei nello spazio: magistralmente ancorati al pavimento e alle pareti costruiscono un perimetro rettangolare o, in alcuni casi triangolare, un disegno filosofico, concetto puro che smaterializza ogni necessità di tecnica o materiale.
Et dulcis in fundus, incredibile l’opera ambientale di Robert Irwin.
Immaginate un’area suddivisa in 18 piccole stanze divise da pareti di una rete telata bianca dalla trama molto fitta; ogni ambiente ospita quattro sculture, una per lato, fatta di neon doppi fluorescenti bianchi e colorati intervallati da piccole porzioni di pellicole trasparenti di varie tonalità. Nato come una sorta di meditazione sul pittore Josef Alberns, sintetizza al massimo la consistenza degli elementi pittorici: luce, colore, forma, trasparenza.

Le finestre, attraverso le quali entra la luce del sole caldo, sono parte integrante dell’armonia che riecheggia in questi ampi saloni.
Il paesaggio è lasciato fuori, ma respira e si rende visibile alternato dalla smerigliatura dei vetri.

Serra al piano di sotto invade tutto lo spazio delle sue chiocciole alte e ruggini, un abbraccio concentrico in cui non ci si perde; Louise Bourgeois al top floor ci invita ad entrare nel suo ragno dinoccolato.

Una tipica tomato soup ci riscalda prima di rimetterci sulla strada del ritorno…
Il caos metropolitano ci accoglie nuovamente.














FRUIT SOUP - una rubrica newyorkese a cura di Monica Mazzone e Mattia Barbieri