FRUIT SOUP - Residency Events

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Indice :

1 FRUIT SOUP - una rubrica newyorkese

2 FRUIT SOUP - Residency Events

3 FRUIT SOUP - Il Metropolitan

4 FRUIT SOUP - Dia Foundation

5 FRUIT SOUP - Art Basel Miami

6 FRUIT SOUP - American Culture




point of view



Fiona James performance

Eccoci tornati per il nostro primo aggiornamento!

Inoltrandoci nel tessuto artistico della città da subito ci siamo accorti di quanto sia ancora viva l’attenzione verso tutte quelle ricerche che in un qualche modo fungono da conduttori di una “ispirazione collettiva”.
Proprio in questi termini, toccando momenti e temi del tutto differenti, due esempi di indagine rivolta allo studio del tessuto sociale.

Martedì sera siamo stati invitati a partecipare ad un talk presso ISCP (International Studio and Curatorial Program) programma che sostiene lo sviluppo creativo di artisti e curatori promuovendo uno scambio attraverso residenze e proposte pubbliche.
Abbiamo fissato un appuntamento con un giovane curatore per recarci insieme proprio nell’ex fabbrica di Brooklyn dove con 35 studi davvero luminosi, due gallerie e un project space sorge la sede del centro di ricerca.
La tavola rotonda in questione prevedeva una discussione circa il potenziale critico e riflessivo di progetti pubblici, ponendo l’accento sulla capacità, gli ostacoli e l’impatto di operazioni artistiche socialmente impegnate.
Tutto il discorso era concentrato sull’idea di percepire l’artista, singolo individuo o gruppo, e le comunità urbane come co-creatori dell’opera d’arte e del processo che essa rappresenta.
L’incontro fa parte di una serie di quattro ed è stato organizzato in concomitanza con la sesta edizione del Progetto Peekskill, un festival di arte pubblica organizzato da Hudson Valley Center of Contemporary Art, dedicato a portare l'arte contemporanea fuori del museo e nella comunità usando la città come un palcoscenico per focalizzarsi, in particolare, negli spazi abbandonati.

Giovedì, invece, siamo stati nella chiesa sconsacrata (in cui si racconta si sia celebrato il matrimonio di Al Capone) di Residency Unlimited, in un altro quartiere di Brooklyn, dove abbiamo partecipato a FLUID PHOSPHORESCENCE, un evento lampo svolto in un'unica serata a cura di Mette Kjærgaard Præst e in collaborazione con Mette Woller, in cui sono state presentate installazioni e performance come indagine riguardo la magia sessuale, la funzione dell’orgasmo e il suo potenziale come strumento di coscienza collettiva e di cambiamento sociale.

Fra i partecipanti, Fiona James, artista inglese, che con la sua performance Leaky Lecture Series ha davvero catturato l’attenzione del pubblico.
La sequenza di azioni proposta rifletteva sulla particolare teoria dello psicanalista Wilhelm Reich secondo la quale le esigenze sessuali di un individuo possono essere ricondotte alla dualità corpo/energia.
Attraverso l’ausilio della creta e la sperimentazione fisica contingente, l’artista ha creato un susseguirsi di gesti inquadrati da una telecamera e proiettati sul muro in contemporanea che accompagnavano passo passo una sorta di monologo.
Il discorso esaminava nello specifico le potenzialità dell’orgasmo e l’impossibilità sociale nell’ambito contemporaneo di attenzione, di consumo e di stato politico delle cose in una compresenza di luogo e tempo per un unico oggetto energetico.
Longilinea e con una capigliatura da Mila e Shiro, indossava abiti sportivi: una polo a mezza manica completamente bianca, con il solo logo in blu, faceva pendant con le scarpe della stessa marca.
Tutto metodicamente studiato ed organizzato nei minimi dettagli, così come prova il foglio di quaderno che accompagna il programma della serata in cui si vedono gli schemi preparatori per i gesti e i concetti messi in scena.
Ogni movimento delle mani, ogni sguardo, ogni azione e parola, scandivano un ritmo incessante, ma fluido e disinibito.
Interessante notare come durante l’atto performativo non si sia risparmiata né nel conservare il candore del costume, né tantomeno nell’esporsi in movenze allusive e poco confortevoli come masticare bocconi di creta che infilandosi tra i denti e le guance lasciavano le gengive grigio plastilina.
Forgiando in un continuo “divenire” la tradizionale materia scultorea si è creato un mix di linguaggi eterogenei il cui senso andava ben oltre il significato delle parole recitate.
Davvero un ottimo TOP SPIN!



FRUIT SOUP - una rubrica newyorkese a cura di Monica Mazzone e Mattia Barbieri