Gate 3 : Making art on the web


Biella, Fondazione Pistoletto
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 vista dalla Fondazione Pistoletto
 Break: Dorinel Marc, Annamaria Martena, Anna Stuart Tovini, Mariacristina Cremaschi
 Annemarie Morice con Claudio Parrini, Alessandro Ludovico e Francesco Galluzzi
 Il pubblico di Making Art on the Web
 
Gate 3



Making Art on the Web-Fare arte in rete e' stato un incontro che intendeva offrire una panoramica delle pratiche artistiche in rete, e allo stesso tempo richiamare l'attenzione sui problematici rapporti tra il linguaggio artistico telematico e i linguaggi artistici piu' convenzionalmente accettati. Il confronto dialettico tra i punti di vista dei relatori invitati ha permesso di definire uno stato del fare arte in rete, soprattutto nel contesto italiano attuale.

L'intenzione era quella di indagare una fenomenologia della produzione artistica telematica, individuando la possibilita' di definire i vari stili, le poetiche e i legami col mercato dell'arte.

L'incontro del 9 novembre a Biella, dove erano invitati a parlare alcuni dei protagonisti del piu' recente dibattito italiano su arte e telematica, era articolato attorno a una griglia di domande proposta ai relatori, che erano stati invitati anche a produrre un testo (la griglia, i profili dei relatori e i loro testi possono essere consultati nella sezione 'confronti').

L'indagine sul 'caso net art' e' ritenuta da molti osservatori, cosi' anche dagli artisti o meglio da chi fa arte in rete, una questione irresolubile, che pero' allo stesso tempo, li spinge a prospettare soluzioni, ipotesi di definizione. Si respira nel mondo della cultura contemporanea, soprattutto di quella telematica, un bisogno di comprendere, di definire, di valutare l'esperienze artistiche in rete. Questa necessita' di categorizzare, di catalogare gli artisti e le opere di net art, il convegno lo ha ribadito, produce due approcci, due modelli di decifrazione: il primo individuabile nella periodica tendenza ad assimilare la net art ad altri modi di fare arte considerati, a seconda dei criteri di assimilazione, 'affini', quali la video arte, la digital art, le installazioni, la performance, ecc.; il secondo rappresentato da una sorta di logorrea di neologismi, di nomi convenzionali senza forte significato, di cifre e contrassegni: net.art, net-art, net art, web art, cyber art , ecc. (anche in convegni internazionali, mailing-list e forum sul tema, si dibatte su un filo di lana caprina circa la sterminata terminologia, fino alla iperprecisazione dell'interpunzione dei termini adottati per descrivere l'arte in rete, come ha detto, fin dalle prime battute della discussione A. Ludovico). La ricerca di stabilire con chiarezza, con onesta' e semplicita', i limiti di piu' metodi (estetico, sociologico, filosofico) e' troppo viziata dalla sete di verificabilita' di un qualsiasi giudizio, e' troppo intrappolata nella richiesta di certezze valutative. Rispetto alla quale, invece, spesso viene meno tutto cio' che riguarda il versante operativo delle poetiche, l'esperienza fenomenologica e la indagine storiografica dei fatti relativi al fenomeno arte in rete; per dirla con Dino Formaggio: 'La legge ideale dell'universo artistico non puo' che autocostruirsi infinitamente attraverso le strutture conoscitive e operative dell'esperienza artistica in atto e attraverso i vari livelli di riflessione che, dall'interno dell'attualita' dell'arte, salgono ai piani della critica, della storiografia, delle poetiche, infine della riflessione filosofica; qui essa legge si riconosce anzitutto come idea di artisticita', o modo fondamentale della intenzionalizzazione propriamente artistica dell'esperienza'.
Sembra venire a mancare quindi, nel dibattito italiano sul caso net art, quale e' emerso dal convegno, un confronto deciso e puntuale con quello che e' il motivo stesso della discussione, cioe' l'opera d'arte telematica esistente e visitabile in rete. E viene per conseguenza a mancare un punto di riferimento che renda verificabili concretamente le posizioni espresse. I relatori dell'incontro di Biella erano tutti giornalisti, curatori, che nel loro percorso di ricerca hanno quindi piu' volte proposto all'attenzione del pubblico artisti e progetti nei quali si identificava evidentemente la loro concezione di net art. Ma raramente nel corso del dibattito hanno fatto riferimento a queste opere per esemplificare i presupposti delle loro posizioni teoriche. Si sentiva insomma la mancanza di quello che e' il primo e piu' tradizionale 'atto critico'. Questa mancanza si e' avvertita anche in uno dei punti cruciali del dibattito, la domanda se si potesse ancora parlare, a proposito dell'arte telematica, di uno 'specifico del mezzo', o se (come e' gia' accaduto per il video), la rete fosse ormai diventata uno dei mille strumenti espressivi acquisiti - il cui utilizzo non permette piu' di catalogare un artista entro una categoria perimetrata. Se alcuni dei relatori sottolineavano come lo specifico del mezzo sia ancora determinante nel caso della net art, contemporaneamente non si e' arrivati ad una definizione condivisa di cosa precisamente tale specifico sia. Quelli che (ad esempio A. Ludovico) lo identificavano nel paradigma della condivisione della creazione di un opera tra 'autore' e 'fruitori', cosi' come quelli (ad esempio, T. Bazzichelli, che pure ha sottolineato la necessita' di superare problemi di questo genere) che invece lo identificavano nella produzione attraverso l'opera di un network, nello stesso tempo sottolineavano come questi 'specifici' non fossero patrimonio esclusivo dell'arte telematica, ma avessero le proprie radici in esperienze radicali degli anni Sessanta.
Un altro tema che sembra aver avuto nel dibattito una risposto bisognosa di approfondimenti e' quello delle ragioni della scarsa rilevanza della net art sul mercato italiano. Alcuni dei relatori hanno proposto spiegazioni, come quella della immaterialita' delle opere - che, non producendo oggetti, esercitano uno scarso appeal sui collezionisti - che non sembrano adeguatamente misurate sui reali meccanismi dell'odierno mercato dell'arte. Anzi, il caso (presentato nel corso del dibattito) del pittore americano Thomas Kinkade, che vende i suoi tradizionalissimi paesaggi esclusivamente online, per di piu' realizzandoli 'on demand' in base alle richieste che l'acquirente gli comunica via email, dimostra come sia possibile costruire un mercato telematico per opere che, pur essendo pitture, rientrano a pieno titolo nei meccanismi di realizzazione e produzione di un'opera di net art. Considerando anche che la 'esistenza in vita' commerciale di un'opera d'arte non e' un sordido problema di denaro, ma anche uno dei criteri di legittimazione di un'opera oggi. Oppure, come ha sostenuto l'artista svedese D. Marc, bisogna prendere coscienza del fatto che in realta' la net art ha gia' un suo mercato, differente dal mercato dell'arte tradizionale: e' quello di enti, istituzioni o sponsor che finanziano eventi, convegni e ricerche. Una posizione che implicitamente sottintende una radicale diversita' tra la net art e gli altri linguaggi artistici. E' difficile, e forse senza senso, catturare un qualcosa che di per se' e' imprendibile, come lo e' la net art (imprendibile, termine ripetuto piu' volte, e scritto nel suo testo, da P.L. Capucci)? E' su questo punto che il confronto ha preso consistenza e vigore.

Quello che e' emerso con piu' evidenza nel corso della discussione e' stato quindi il fatto che non esiste ancora un 'patto costituzionale' (o 'protocollo d'intesa') universalmente condiviso da artisti, critici e operatori sull'arte telematica e sul significato che si intende dare a questo termine, cioe' un sostrato comune di senso e di convenzioni che faccia da base di partenza per un dibattito inteso a definire le legittimazioni e le problematiche che al tema afferiscono. I diversi relatori, portatori di esperienze e convinzioni tra loro differenti, non avevano in realta' un patrimonio comune nel cui ambito articolare il senso di tali differenze - non a caso spesso si ritornava sul problema 'esiste la net art?', 'e' arte o non e' arte?' piu' volte sottolineato da M. C. Cremaschi. La quale sosteneva la necessita' di restringere il campo del dibattito a quelle opere che possono fondatamente essere riconosciute come arte, rispetto a posizioni come quelle di A. Ludovico, che sosteneva invece che la riconoscibilita' come arte di un evento telematico puo' fondarsi solo su criteri legati alle scelte del singolo fruitore, in tono con una concezione libertaria della vita di rete. Con questo non si intende sminuire il valore dei contributi (che del resto ognuno potra' valutare da solo leggendo gli interventi), ma sottolineare il problema metodologico che sta a monte del dibattito in questione, e ne condiziona fatalmente lo svolgimento.

Francesco Galluzzi
Claudio Parrini

INCROCI
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The state of the world, the state of the art, di Gabriele Perretta

0.1 From art on the Net to Art Net Angelo Bianco for Undo.Net Features Project
 
CONFRONTI

Making Art on the Web
Questioni di partenza


Tatiana Bazzichelli
Per un'arte in rete transmediale e comunitaria



Pier Luigi Capucci
L'arte remota

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Alessandro Ludovico
Net.art, il senso immateriale dell'arte