Gate 2 : Generazione delle immagini


Milano, 1994 / 2002
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 Aleksandr Brener
 
Oltre polarita' USA-Europa

Sguardi Planetari - 1995/96

La seconda edizione della Generazione delle Immagini, serie di conferenze svoltasi presso la Triennale di Milano, porta il titolo programmatico di "Sguardi Planetari". Si tratta di una riflessione sul panorama artistico internazionale che si presenta frammentato e complesso. A fronte di un diffuso e crescente interesse verso la produzione artistica delle culture "altre", le occasioni per incontrare dal vivo quelle realtà sono ancora estremamente scarse.
In effetti, l’egemonia del sistema dell’arte basato sulla polarità USA-Europa (e naturalmente solo alcune nazioni europee) resta tuttora intatta, anche se, fin dagli anni 80, singole personalità - provenienti soprattutto dall’area dell’ex socialismo reale, ma anche da paesi del cosiddetto Terzo Mondo - sono state scoperte e apprezzate. In ogni caso si è trattato di valutazioni culturali costruite con il metro di giudizio della "nostra" cultura, che, isolando dal contesto di provenienza questa o quella singola figura artistica, si sono spesso limitate a fagocitare sensibilità diverse all’interno di uno scenario omologato.
Questo fa riflettere su quanto alcuni concetti in voga oggi più che mai - come quelli di comunicazione integrata, di villaggio globale, di trasparenza mediale - vadano presi col beneficio dell’inventario. In realtà, così come, a livello politico, o economico, o anche semplicemente di cronaca, in Occidente arrivano ben poche informazioni riguardanti determinate zone del pianeta (esemplare il caso della disinformazione mediale attorno alla crisi etnico-politica fra Burundi e Zaire) allo stesso modo, a livello culturale e artistico, esistono dei vuoti informativi pressoché totali riguardo ad aree del mondo che invece sono oggi in grande fermento. A conferma di ciò basta portare ad esempio i paesi dell’estremo Oriente, fra l’altro in vertiginosa crescita economica, come Corea, Taiwan, o anche lo stesso Giappone. Si tratta insieme di un ritardo di informazione e di cultura, e che riguarda in particolare proprio le arti visive, dato che, nel frattempo, altre discipline creative come la musica, la letteratura o il cinema hanno cominciato già da qualche anno ad accogliere al loro interno le proposte provenienti da quelle aree del mondo. Basta pensare a fenomeni di massa come la world music, all’assegnazione di premi Nobel ad esponenti di Paesi in via di sviluppo o alla massiccia presenza (almeno nei Festival) di produzioni cinematografiche non occidentali.
L’incontro con queste culture non può del resto esaurirsi in un semplice allargamento del ventaglio di informazioni; si tratta di superare da dentro lo sguardo occidentale verso il diverso cessando di considerarlo come "esotico" e prendendolo in carico nella sua radicale alterità.
Naturalmente alcuni passi sono già stati fatti in questa direzione, mostre come Les Magiciens de la Terre (pur nella sua controversa accoglienza), o manifestazioni come la Biennale dell’Avana (pur nella sua poca diffusione a livello di media Occidentali), o quella di Kwanju in Corea, o ancora riviste come Third Text o Revue Noire, avevano già posto il problema. Emerge la voglia dei Paesi non occidentali di preservare la propria identità da un modello culturale Occidentale che sta appiattendo su un pensiero univoco, e basato sul consumo, tutte le possibilità espressive. Ma è partendo da questa ricerca di identità, sempre più difficile da definire, che artisti russi come Brenner o Kulik (invitati da Viktor Misiano) si assumono l’onere di fungere da provocatori, o Biennali come quella dell’Avana tematizzano la loro attività (ci riferiamo alla prossima edizione del maggio 97) sulla propria memoria storica come valore da contrapporre ad un falso universalismo. In Italia l’attenzione su questi temi non si è mai dimostrata molto viva, unica manifestazione che ci viene alla mente è la mostra Molteplici culture (anche se erano presenti poche culture dei Paesi in via di sviluppo), e qualche altro episodio isolato e minore, forse anche perché il nostro Paese è stato storicamente una terra di emigrazione e non di immigrazione con tutte le conseguenze, anche a livello di sviluppo di modelli culturali, che ne scaturiscono. Ma nella scorsa edizione Biennale di Venezia, tra le mostre collaterali, si è tenuta un’esposizione che probabilmente fungerà da punto di riferimento ed il cui titolo costituisce in un certo senso un assunto programmatico: Transculture (a cura di uno degli invitati della Generazione, Fumio Nanjo). Il concetto di transcultura infatti fornisce una possibile risposta al dilemma occidentale fra l’integrazione e il fraintendimento delle altre culture: le transculture infatti non sono più semplicemente culture "altre" nel senso di non-occidentali, e dunque legate a elementi tradizionali e folklorici del paese di origine, ma non sono nemmeno delle culture occidentalizzate e dunque omologate a quelle dominanti. Le transculture sono culture inedite, nate dall’incrocio di elementi fra loro molto diversi, prodotte da uomini e donne la cui stessa vicenda biografica è testimonianza di scambi, di incontri, di viaggi, di trasferimenti da un continente all’altro e di influenze educative e formative dai risultati imprevedibili. L’arte transculturale è veramente un’arte combinatoria in tutti i sensi, sia mediali che culturali del termine.
È stato in sostanza ispirandoci a questi problematici concetti, ed al dibattito che ne è generato, che abbiamo organizzato questa serie di incontri, privilegiando quelle personalità che potessero portare in Italia, oltre che delle informazioni di prima mano sull’arte contemporanea del loro paese, anche una testimonianza di quegli scambi di influenze che stanno avendo luogo oggi.

Il risultato è stato abbastanza sorprendente perché - come si può constatare leggendo gli atti degli interventi qui di seguito riportati - dimostra almeno due cose. Da un lato, all’interno delle culture cosiddette dominanti esistono tendenze allo sfaldamento di una immagine monolitica della propria identità, al punto che si potrebbe dire che la cosiddetta cultura occidentale è ormai solo un nome per un insieme fortemente variegato di tendenze, di produzioni e di discipline tra loro anche molto diverse. Dall’altro, le cosiddette culture non-occidentali dimostrano ormai di avere una vivacità di proposte (che si concretizza nell’organizzazione di mostre importanti, nell’affermarsi di artisti di grande livello, nella presenza di critici e curatori in grado di supportarli) che dipende dalla capacità di affermare i propri legami con la cultura d’origine ma anche dall’abilità di intrecciarli con le suggestioni delle culture (arte, letteratura, cinema, ecc.) egemoni. Da un lato non esiste più un’identità culturale univoca che l’occidente possa permettersi di contrapporre, come punto di riferimento certo, al resto del mondo; dall’altro non esiste una originalità assoluta - che finirebbe per avere un valore puramente folklorico - delle culture non occidentali. Esistono invece delle incessanti ibridazioni che non hanno solo un carattere geografico, ma persino storico, dato che culture diverse seguono calendari diversi; ibridazioni, meticciati e asimmetrie che stanno costituendo un nuovo panorama artistico. Questa serie di conferenze (e questo volume) non pretende naturalmente di colmare lacune troppo vaste né di essere esauriente vuole essere semplicemente un passo verso una cultura delle immagini più aperta e in grado di offrire una nuova immagine della cultura.

Roberto Pinto



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INCROCI
articoli pubblicati nel Network UnDo.Net:

La rinascita del nuovo mondo di Marla Prather su Art e Dossier n. 177 aprile 2002

Angola: Excavaciones en la periferia de la historia. Di Eugenio Valdes Figueroa

Immagini dalla 48a Biennale Arte di Venezia in reportage di UnDo.Net 1999

Articolo di Roberto Pinto a proposito della IV Biennale dell'Avana

Kunstherbst Berlin, di Marina Sorbello 2000

Pressrelease
 
CONFRONTI

Reality's Desire - 2001/02
Desiderio di realta'

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Atmosfere metropolitane - 1999/00
Mexico City, New Delhi, La Habana, Bangkok, Paris, Istanbul, Barcelona, Melbourne, New York, Milano, Londra, Johannesburg

Landscape in Motion - 1998/99
Il paesaggio

Facts & Fiction - 1997/98
Arte e Narrazione

Public Art - 1996/97
Arte e citta'

Sguardi Planetari - 1995/96
Oltre polarita' USA-Europa


La Generazione delle Immagini - 1994/95
Appunti di lavoro