Racconti d'identita' - 2000/01Il tema che lega tutti gli incontri di questa edizione dal titolo Racconti d'identita', prende spunto dal lavoro di molti artisti che hanno voluto rappresentare e riflettere sul reale attraverso un racconto autobiografico o una narrazione che coinvolge aspetti molto personali della propria vita. Moltissimi artisti, soprattutto quelli piu' giovani, si sono infatti allontanati da un'arte che parla soltanto di se stessa ed e' incapace di comunicare in modo piu' allargato; hanno iniziato invece a raccontare attraverso esperienze concrete, spesso prese dalla propria vita quotidiana, descrivendole e trasformandole in immagini. Questo e' diventato un modo di produrre opere che riflettono un sentire comune e che implicano una comunicazione/interazione con l'altro.
I relatori di quest'anno, artisti e curatori, partono infatti dalla definizione del se' per relazionarsi con il mondo e provare a interpretarlo. Naturalmente uno degli obiettivi e' quello di fornire il piu' ampio spettro possibile di interventi e di interpretazioni.
A seguire: Short Stories, mostra di giovani artisti internazionali.
28 marzo 2001 inaugura presso La Fabbrica del Vapore
L’evento, organizzato nel quadro delle attività del Settore Giovani del Comune di Milano, è curato da Roberto Pinto in collaborazione con Apinan Poshyananda, Vasif Kortun, Eugenio Valdés Figueroa, Anne Pasternak.
Short Stories è la prima mostra di arti visive organizzata all’interno della Fabbrica del Vapore, uno spazio che vuole diventare un centro multifunzionale, risultato di voci diverse, vicino alle scelte culturali delle nuove generazioni, attento alle forme di espressione più attuali, di provenienze più varie, senza preclusioni di aree geografiche o di culture, senza preclusioni di tecniche e di mezzi usati.
Un luogo aperto a 360° su tutto quello che si elabora in una realtà in movimento e in costante trasformazione. Un’apertura fortemente voluta non soltanto per dar conto della stretta attualità o per cercare il cosiddetto "nuovo" ma per saperlo gestire, per spingerlo in una direzione di comunicazione e di collaborazione.
Short Stories parte da queste necessità che, in senso lato, sono le necessità e le pratiche dell’arte, una disciplina sempre più capace di mischiarsi alla realtà e nello stesso tempo di manipolarla; sempre più capace di assorbire conoscenze e saperi da territori a lei vicini; sempre più in grado di travalicare confini geografici e tecnici per raccontare le proprie storie, per comporre il proprio paesaggio, la propria versione del mondo e per andare alla ricerca di una parte nascosta di verità.
Si tratta di oltre venticinque interventi che usano un discorso diretto, senza spettacolarizzazioni inutili, ma senza rinunciare a priori alle accattivanti armi della comunicazione o dello spettacolo tradizionale. Sono storie fatte di frammenti, spesso rubati alla realtà e ricomposti in modo diverso.
E se qualche volta incontrano una "storia" più grande, quella che intreccia la vita di ognuno di noi, lo fanno senza retorica mirando il proprio sguardo sulla vita quotidiana. Sono narrazioni che hanno come punto di partenza se stesse e la propria identità*, ma che spesso hanno la assoluta necessità di un ascoltatore o di un più generico fruitore che ne diviene elemento integrante. L’arte sembra non poter più pensare se stessa senza un incontro diretto con lo spettatore: l’artista tende a creare degli ambienti o almeno cerca di realizzare un luogo particolare, mai neutro e standardizzato, costellandolo di spunti narrativi in cui elementi temporali si mischiano necessariamente con sensazioni e condizionamenti dell’ambiente stesso.
Realizza storie che entrano in loop, che si fermano sempre prima della conclusione proprio perché giocate per essere interpretate, assorbite e, di fatto, concluse dal fruitore.
Storie nate per essere recepite in una condizione che ne influenza la stessa lettura e a volte lo svolgimento stesso. Non è certamente più una sorpresa, né un’imbarazzante modalità, completare la presentazione dell’oggetto artistico con il racconto della sua collocazione, di forme, intenti o pratiche che erano considerate condizioni esterne all’opera stessa.
Short Stories non vuole quindi essere soltanto una collezione di racconti visivi, ma anche una serie di narrazioni vere e proprie dove, insomma, oltre a esserci un "raccontatore di storie" c’è necessariamente un interlocutore, il cui ruolo permette di completare il racconto stesso.
Possiamo prendere questa circolarità nella narrazione come simbolica del fare arte contemporaneo: l’artista con il suo lavoro innesca un meccanismo (che il più delle volte è in moto già nella fase progettuale) che permette all’opera di assorbire le energie creative di altre persone che arricchiscono e in qualche modo contribuiscono a creare l’opera stessa.
Le opere che nascono per Internet ne costituiscono solo un esempio, proprio perché questa sorta di "creazione collettiva" è ormai un modo di pensare e di agire radicato nella pratica artistica e culturale. Siamo usciti da una fase narcisistica dove l’unico obiettivo dell’artista era quello di affermare il proprio ego; l’artista non è più un eroe né colui che definisce la nozione di bello del proprio tempo.
Anche se, ripeto, spesso si parte da una situazione assolutamente privata e individuale, l’atto creativo non è solo quello di creare ex novo ma quello di aggiungere significati e interpretazioni.
La narrazione è dunque la pratica sociale in cui due o più persone mettono in comune una storia e allo stesso modo, nel curare questa mostra, ho cercato questa circolarità invitando altri curatori che a loro volta hanno portato avanti la loro narrazione nei territori dell’arte. Così ho avuto il piacere di collaborare con Vasif Kortun, Anne Pasternak, Apinan Poshyananda, Eugenio Valdés Figueroa, che hanno preso a cuore questa tematica e ricevuto in mano il testimone.
Hanno portato avanti la narrazione attraverso il loro testo, ne hanno alimentato la circolarità con la scelta di artisti che a loro volta hanno continuato a "raccontare".
E le storie continuano...
Roberto Pinto
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