Gate 1 : Necessità di relazione


Trento, 6/7 dicembre 2001
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La comunicazione? Globale, ma non per l'arte

Adriana Polveroni

E' una storia vecchia, addirittura un po' noiosa.
I media si interessano poco di arte, pochissimo di arte contemporanea. E le lamentele si levano da più parti: artisti, critici e gli stessi giornalisti di cultura, i cui spazi spesso si riducono a segnalazioni di mostre contro abbondanti pagine su cinema e musica.
Le ragioni sono note: linguaggi complicati, frammentati, che hanno perso la riconoscibilità data da finalità esplicite, dal muoversi entro contesti identificabili, qualità che possiedono l'arte classica, o anche l'arte moderna, e che ne facilitano la diffusione.

Ma se provassimo a rovesciare la questione? A chiederci, ad esempio, come mai e se per caso manca qualcosa all'arte contemporanea per dialogare con i meccanismi della comunicazione?
Questa domanda sarà un po' la protagonista del forum sull'informazione che si svolge nell'ambito del convegno.
A provare a dirimere la questione sono stati invitati diversi giornalisti che operano in differenti organi di informazione.
Paolo Vagheggi, direttore di kwArt, il quotidiano on line dell'Internet company del gruppo "L'Espresso", Giancarlo Mazzucca, direttore di QN-Quotidiano Nazionale ("Il Giorno", "Il Resto del carlino", "La Nazione"), Chiara Visconti, responsabile editoriale del Nord-est del "Giornale dell'Arte", Giancarlo Politi, direttore di "Flash Art", Alessandra Mammì, caposervizio cultura del settimanale "L'Espresso", Mimmo di Marzio, redattore culturale del "Giornale", Maurizio Sciaccaluga, collaboratore del mensile "Arte", Anna Stuart Tovini, Vincenzo Chiarandà ed Emanuele Vecchia direttori di UnDo.Net.

In realtà, come sa bene chi opera nella comunicazione, molte difficoltà nascono dallo scenario entro cui si colloca l'informazione culturale.
Diviso tra due sponde, rispettivamente popolate da organi di larga diffusione, quali ad esempio i news magazine, e riviste specializzate, di nicchia. E tra questi due mondi manca, come sottolinea Alessandra Mammì, ''l'anello di congiunzione''. Le riviste usano un linguaggio che risente ancora troppo dell'avanguardia", continua Mammì. "Anche laddove colgono nel segno, per esempio nell'utilizzazione delle immagini, non riescono a trasformare questa risorsa in comunicazione a largo raggio.
E questo la dice lunga su quanto poco l'arte contemporanea si attrezza per entrare in contatto con i media. Per fortuna è finita l'idea di sacralità dell'arte coltivata dagli artisti della generazione precedente, e con essa il sospetto sulla trasformazione di un evento artistico in articolo di giornale".

Che tra ieri e oggi nel mondo dell'arte molte cose siano cambiate è indubbio. E che spesso sono gli artisti più giovani a dare lezione su come si usano i media, è altrettanto vero. Il nome, ormai quasi abusato ma ancora maledettamente attuale, di Maurizio Cattelan vale per tutti.

Il cambiamento però non riguarda solo gli artisti. E' proprio il mondo dell'arte, e specie dell'arte contemporanea, ad aver voltato pagina, divenendo una realtà molto più articolata e complessa.
Negli ultimi anni sono nati nuovi spazi dedicati all'arte, pubblici e privati, si sono attivati ulteriori canali di circolazione (luoghi anomali, circuiti all'aperto, realtà a metà tra l'arte e altre espressioni estetiche), è esplosa la comunicazione virtuale e interattiva. E intorno a questo mondo è cresciuto un tessuto fatto di curatori, critici, artisti e operatori a vari livelli, utenti. Qualcosa, insomma, che somiglia a un sistema, a una circolarità che avvicina l'Italia al resto del mondo.

Ma di tutto questo i mezzi di comunicazione se ne sono resi conto ben poco. Eccetto pochissimi esempi, tra cui brilla UnDo.Net, network di cultura contemporanea che sfrutta lo stare su Internet per sperimentare l'interattività e una circolarità radicale a partire dall'azzeramento di gerarchie e distinzioni di genere ("vi lavorano a uguale titolo autoriale", precisa Anna Stuart Tovini, "artisti e critici"), l'informazione resta più che altro ancorata a schemi tradizionali: la mostra, l'intervista all'artista e così via invecchiando.

Ma secondo altri l'informazione tradizionale ha ancora le sue carte da giocare.
Chiara Visconti ne difende il ruolo appassionatamente: "Pur essendo un mensile, cerchiamo di coprire nel modo più esteso possibile gli avvenimenti del mondo dell'arte, quasi fossimo un quotidiano. E questa impostazione negli anni si è rivelata vincente. Abbiamo anche spazi critici, anzi a volte vorremmo che i critici facessero più i critici.
Ma la difficoltà di divulgare l'arte contemporanea: il suo non esprimersi attraverso canoni estetici codificati, la sua frammentarietà, fa sì che sia più facile informare che comunicare" .

E di questo, come di altro, discuterà il Forum del 6-7 dicembre.

INCROCI
articoli pubblicati nel Network UnDo.Net:

Industria artistica tardo contemporanea, di Gabriele Perretta

In progress eventi e mostre relative:
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