Gate 1 : Necessità di relazione


Trento, 6/7 dicembre 2001
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Necessità di relazione

Fabio Cavallucci

Da anni gli artisti sono sempre più ben disposti ad uscire dalla crisalide protettiva delle gallerie e dei musei, a confrontarsi col mondo, con la vita.
I primi esempi sono forse stati i parchi di scultura, dove tuttavia il rapporto con la natura avveniva ancora in un ambito protetto, in una sorta di riserva all'aperto.
Poi c'è stato l'incontro con la città, con lo spazio antropologico, in una dimensione dell'opera non più monumentale, frutto di una visione centralistica, bensì dialogica, pronta a confrontarsi con la vita, a tradursi persino in piazza e giardino pur di incontrarsi con un pubblico più largo.
Parallelamente, nel corso degli anni Sessanta, veniva avanti quell'insieme di incroci, di scambi, di connessioni con gli ambienti musicali e performativi, con le teorie filosofiche e concettuali, con le analisi delle dinamiche sociali.

Certo, l'idea dell'arte come mezzo di ricostruzione dell'universo era già chiaramente prefigurata nel lavoro delle avanguardie, dal Futurismo al Bauhaus. Ma ciò a cui si è assistito negli ultimi decenni è stata la diffusione capillare, la moltiplicazione delle tipologie di espressione artistica nella direzione della contaminazione, l'allargamento massiccio, quasi generalizzato, ad altri ambiti di attività umana.
Salvo, naturalmente le ondate di ritorno, che però quasi sempre fanno tesoro dei movimenti precedenti, per cui ad esempio, l'arte degli anni Ottanta, il ritorno alla pittura e alla scultura, non è avvenuto senza che una buona dose di attività fosse proiettata comunque fuori dal museo.
Cucchi ora espone al supermarket, Paladino ha dato prova più volte di un'eccellente capacità di rapportarsi con lo spazio esterno, e così via.

Veniamo dunque al tema del convegno e della mostra. Gli artisti già lavorano in questa direzione di apertura, ma spesso il mondo che vi sta intorno, i musei, le gallerie, i media di informazione, continuano ad operare secondo vecchi sistemi, e l'arte, nel panorama globale della comunicazione, rischia di perdere terreno. I musei inventano nuove strategie per catturare i visitatori, strategie che però spesso sono scollegate dal fine istituzionale, un po' come i giornali che allegano cd e videocassette per vendere più copie, divenendo semplice veicolo per trasportare un messaggio ben diverso da quello per cui sono nati.
Un lavoro di Cai Guo-Qiang realizzato a Colle Val d'Elsa per Arte all'arte ironizza bene sulla struttura del museo contemporaneo: è un museo realizzato sotto le arcate di un ponte, dotato di uno spazio informativo, di un book shop, di diverse sale giochi con la pesca ai pesciolini e col lancio degli anelli, ma le opere, quelle sono malamente buttate in un magazzino.
La domanda che ci si pone è se invece non possa essere attuato un processo inverso, un processo per cui l'azione del museo si rivolge all'esterno, si insinua nella vita civile, favorisce, supporta quelle potenzialità di espansione e di apertura che il lavoro degli artisti già possiede.

Ecco allora che anche le dinamiche del convegno e della mostra aspirano ad un qualche grado di innovazione. Il convegno è per parole ed opere, ossia mescola le carte, offre relazioni tradizionali ma anche espressioni artistiche in atto, punta ad una possibilità di approfondimento teorico, ma anche ad una leggerezza divulgativa. La mostra si presenta come una fluida prosecuzione del convegno, in cui gli artisti, come di norma, sono presenti con le opere, ma anche gli interventi parlati continuano ad essere trasmessi sui monitor per tutto il periodo di apertura dell'esposizione.

Gli artisti presenti sono stati scelti come esempi di allargamento in varie direzioni, dalla filosofia, la letteratura e la semiotica (Kosuth) alla comunicazione (Pistoletto), dalla musica in rapporto allo spazio (De Melo Pimenta) alla decostruzione dello spazio architettonico (Zuffi), dall'interazione col pubblico (Cai Guo-Qiang) all'estetica dei videoclip (Pipilotti Rist), dall'utilizzo di tecnologie informatiche (Abad) alla ricerca di sottili collegamenti con altre dimensioni (Cuoghi Corsello), dalla percezione virtuale (Galegati) alla memoria e allo spettacolo (Vezzoli).
Né essi esauriscono il panorama delle possibili contaminazioni, degli ambiti a cui la creatività artistica è oggi in grado di dare nutrimento.
I critici e i teorici affrontato ciascuno secondo proprio punto di vista e la propria esperienza l'allargamento dell'arte e le possibilità per le istituzioni di favorirlo.

INCROCI
articoli pubblicati nel Network UnDo.Net:

Sul futuro delle istituzioni museali:
Rudi Fuchs intervistato da Luciano Marucci

Gabriella Belli e il MART di Trento e Rovereto:
Un progetto culturale ed economico territoriale

In progress eventi e mostre relative:
Pressrelease
 
CONFRONTI

Fabio Cavallucci
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