PERFORMANCES

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Indice :

1 SIXTO/NOTES 1977-1981

2 TEORIA

3 IL SUONO

4 INSTALLAZIONI

5 PERFORMANCES

6 VIDEO - CINEMA - FOTOGRAFIA








PERFORMANCES.

Il terzo appuntamento della mostra "Sixto/Notes 1977-2014" è dedicato alle performances.
Sotto questa dicitura si vogliono far rientrare quelle pratiche artistiche che intendono utilizzare il corpo e/o elementi e dispositivi dal vivo, includendo di volta in volta, tanto il riferimento al teatro, quanto quello alla musica o alle arti plastiche. In mostra vengono presentate le documentazioni di dieci performances che potrebbero in qualche maniera essere considerate esemplari, sia per le differenze sostanziali tra le loro poetiche e tra gli assunti teorici che ad esse erano sottesi, che per i materiali, anche tecnologici, impiegati.
Poichè in alcuni casi le performances fungevano da attivatori di un processo installativo che durava oltre il tempo dell'azione diretta innescando un secondo livello di fruizione, si è scelto di documentare due interventi, tra quelli presentati a Sixto/Notes : “Intervallo al Limehouse” di Cividin-Taroni e “Cooking for music” di Marsico-Turchet. Il primo incentrato su complesse operazioni di rimando dallo stato di realtà vissuta (movimenti e azioni dal vivo dei due performers) a quello di realtà riprodotta o virtuale (riprese video in tempo reale o differito). Questa performance si situava perfettamente all'interno di una produzione, quella dei due artisti, del tutto unica in quel periodo, sia per le implicazioni concettuali che per il coinvolgimento di apparati tecnologici quasi del tutto assenti dalle attività performative della fine degli anni settanta. Il secondo, strutturato intorno alla collaborazione tra un musicista (Marsico) e un artista-grafico (Turchet) creava una sottile rete di rimandi tra la cultura pop, non solo musicale, e livelli di astrazione concettuale del tutto spiazzanti.
Le performances di Orlan , di Juergen Olbrich, di Dale Frank e di Jonier Marin, pur nella notevole differenza di poetiche e modalità di azioni che le contraddistinguevano, rappresentavano molto bene l'uso del corpo nelle azioni di quel periodo. Nel caso dell'artista francese questo era al servizio di un lavoro concettuale, ironico e decostruttivo delle valenze politically uncorrect di un lavoro sul barocco e sulla condizione femminile in relazione al sacro. L'artista australiano utilizzava il corpo in una fissità da tableaux vivant rotta o modificata dall'azione anche dolorosa di elementi costrittivi quali le corde in tensione.Per l'artista tedesco il corpo del performer era inteso come dispositivo per far passare da uno stato all'altro, tramite distruzione e/o disvelamento, la scrittura di una parola (artificial) e la sua singola particella (art) semanticamente autonoma e rilevante. L'artista colombiano, lavorando sulla esplosività e sorpresa determinate da un'azione rapidissima e inaspettata, utilizzava il corpo per fare comparire l'artista da un anfratto dello spazio espositivo.
Mario Martone e Roberto Rossini rappresentavano molto bene il legame molto stretto tra le performances di quel periodo e il teatro. Sixto/Notes, dopo avere presentato in un'altra sede uno dei primi spettacoli di Falso Movimento, "Rosso Texaco" , aveva ospitato una solo-performance di Martone, regista di quel gruppo, tutta incentrata su una sorta di narrative-action sul rapporto stretto tra il sogno americano del cinema e un "on the road" molto personale. Rossini aveva presentato invece una performance in cui elementi naturali e minimali azioni del performer riflettevano, doppiavano e decostruiivano un'idea allargata di paesaggio.
La performance di Ilona Granet, componente di Disband, un importante gruppo americano costituito da quattro artiste che lavoravano nell'ambito della nascente "arte femminista", era caratterizzata da una complessa rete di storie, tutte al femminile, e in parte personali, che intrecciavano azioni, dichiarazioni e coreografie dal sapore metropolitano e con l'intento di forte denuncia politica.

In occasione di questa mostra viene riproposta, rivisitata dal suo autore, una performance presentata a Sixto/Notes nel 1980 da Gianni Emilio Simonetti. Già dal titolo, "essa non ha sangue abbastanza perchè una spada colpevole per causa sua arrosisca", quest'opera restituisce in modo perfetto tutta la complessità, sia artistica che teorica, dell'artista. Al suo interno, infatti, si intrecciano, non solo l'uso apparentemente eterogeneo di materiali e elementi riferiti sia alla Realtà che agli apparati simbolici che questa chiosano,ma anche multipli livelli di letture politica, estetica e economica. Forse si può veramente affermare che questa performance, e il suo susseguente strascico installativo, rappresentano un perfetto esempio di plastico iper-testo ante-litteram.