INSTALLAZIONI

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Indice :

1 SIXTO/NOTES 1977-1981

2 TEORIA

3 IL SUONO

4 INSTALLAZIONI

5 PERFORMANCES

6 VIDEO - CINEMA - FOTOGRAFIA








Il secondo appuntamento della mostra "Sixto/Notes 1977-2014" è dedicato alle installazioni.
Sotto questa dicitura si vogliono far rientrare quelle pratiche artistiche che intendono misurarsi con lo spazio, includendo di volta in volta, tanto il riferimento alla scultura, quanto quello alla musica o alle arti performative. In mostra vengono presentate le documentazioni di cinque installazioni che potrebbero in qualche maniera essere considerate esemplari, sia per le differenze sostanziali tra le loro poetiche e tra gli assunti teorici che ad esse erano sottesi, che per i materiali impiegati.
Poichè spesso le installazioni si abbinavano a eventi performativi che agivano da attivatori dell'opera e che determinavano lo stato in cui questa, permanentemente per l'intera durata della mostra, risultava fruibile, si è scelto di documentare due interventi, tra quelli presentati a Sixto/Notes : “Untitled” di Ferruccio Ascari e “Prime visioni – Tutte pagine a colori” di Lanfranco Baldi. Il primo incentrato sulle misurazioni e gli scambi dialettici tra lo spazio espositivo, i suoni ordinati secondo proporzioni tipiche della Sezione Aurea e le azioni di due performers il giorno dell’inaugurazione. Il secondo strutturato intorno a una meticolosa attività di ricerca dei diversi materiali, volta a far deflagrare, durante l’attivazione dell’evento performativo, le possibilità di ridefinire i rapporti semantici e simbolici tra i diversi oggetti utilizzati.
“Nachtstueck” di Marina Kern è un’installazione che ha avuto la durata di una sola notte, tra il 16 e il 17 dicembre 1980. Nello spazio espositivo erano esposti degli oggetti che richiamavano i processi fisici determinati dalla gravità e dal movimento della Terra. Ad essi si contrapponeva una serie di tavole progettuali ideate dall’artista che prospettavano un possibile arresto e capovolgimento di quelle leggi fisiche da noi considerate indiscutibili.
Franco Ravedone è l’autore del quarto esempio documentato in mostra. “Scultura. Presa, sorpresa” era una mostra che coinvolgeva sia gli spazi interni, con due opere scultoree a parete, che il cortile esterno di Sixto/Notes con una installazione. Quest’ultima prevedeva un posizionamento di alcuni tondi in marmo, riproducenti le mani dell’artista e quelle dell’artigiano realizzatore, su altrettanti tavolini da bar. L’installazione si situava perfettamente all’interno della sofisticata ricerca dell’artista sui rapporti tra scultura e memoria e tra il pensare e il fare dell’arte.
L’ultima installazione documentata è “Scanning Field” di Roberto Taroni. In essa l’artista, utilizzando materiali e tecnologie che ne caratterizzeranno il lavoro successivo, poneva l’accento sui complessi rapporti tra paesaggio, volto, cicli naturali e visitatore. Tramite due cicli fotografici, uno fisso e l’altro in movimento, una serie di filmati, un audio quadrifonico e sensori elettronici, il visitatore entrava in una sorta di stanza/vortice dove quello che veniva messo in discussione era principalmente il concetto di realtà.

In occasione di questa mostra viene riproposta, fedele alla originale presentata a Sixto/Notes nel 1980 e poi all’interno della rassegna “Sonorità Prospettiche” nel 1982, la installazione "Musica da camera N. 78" di Walter Marchetti. Quest'opera restituisce in maniera quasi paradigmatica il lavoro radicalmente ironico e puntuale del suo autore in cui convivono humour e densità teorica. Marchetti, protagonista della musica e dell’arte internazionale fin dalla fine degli anni ’50, attraverso il proprio lavoro individuale e tramite l’attività del Gruppo ZAJ di cui fu co-fondatore, propone in questo lavoro i grandi quesiti sulla natura del suono e sul rapporto che intercorre tra percezione auditiva e percezione visiva.