SIXTO/NOTES 1977-1981

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Indice :

1 SIXTO/NOTES 1977-1981

2 TEORIA

3 IL SUONO

4 INSTALLAZIONI

5 PERFORMANCES

6 VIDEO - CINEMA - FOTOGRAFIA






Gli orizzonti

La ragione per cui si può parlare di più orizzonti sullo sfondo di questa storia degli anni che poi sono stati riduttivamente bollati come di piombo è che per mettere a fuoco questa esperienza a cavallo tra Settanta e Ottanta non si può nascondere né l'orizzonte politico, né quello artistico.
Il primo contrassegnato da una forte richiesta a Milano di spazi e ambiti culturali che spesso si concretizzava nella pratica di occupazione delle case sfitte o abbandonate.
Proprio a Milano, tra il 1968 e il 1975, avvengono i primi esempi di squatting, soprattutto nelle zone periferiche della città, mentre, dal 1974 fino agli anni ottanta, con una sempre maggiore volontà di avvicinamento al centro. E, come sempre per gli squatters, le motivazioni erano multiple: quelle economiche, quelle politiche e quelle controculturali.
In questo panorama avviene nel 1974 l’occupazione della seicentesca casa di Via San Sisto 6, dove, qualche anno dopo, avrà sede Sixto/Notes.
Il secondo orizzonte vede un'assenza pressochè totale, su tutto il territorio italiano, di forme e esperienze di presentazione e informazione artistiche al di fuori dei circuiti del micro-mercato dell'arte contemporanea.
Fatta eccezione per Firenze, dove attraverso l'esperienza della galleria Tachnè, prima, e del centro no-profit Zona, poi, venivano presentate attività al di fuori dei circuiti usuali, nelle altre grandi città tutte le proposte artistiche avvenivano tramite gallerie private.
In questo panorama interviene l'esperienza di Sixto/Notes, totalmente incentrata sui crossover tra discipline e pratiche artistiche non convenzionali, in una sorta di dialogo, non solo ideale, con coeve esperienze internazionali.


Lo sviluppo

Sixto/Notes è stato un centro d'arte no-profit attivo a Milano nella seconda metà degli anni Settanta.
La sede dello spazio espositivo è sempre stata all'interno di una casa occupata nel centro di Milano.
Fu fondata nel 1977 da due giovanissimi, Roberto Taroni, artista visivo, e Luisa Cividin, performer, i quali, oltre a utilizzare i locali come studio per la loro attività artistica, decisero di metterli a disposizione di altri artisti, performers o musicisti internazionali per presentare progetti o promuovere attività che non avrebbero avuto possibilità di esposizione in gallerie o altri spazi espositivi della città.
Inizialmente denominato “Centro di via san sisto,6”, nel 1978 cambiò nome e divenne Sixto/Notes.
Due anni dopo la fondazione, nel 1979, entrarono a far parte anche altri tre operatori, dell’arte e della cultura milanesi, che nei primi anni di attività del Centro avevano gravitato intorno al nucleo originario in qualità di collaboratori o artisti invitati a presentare propri lavori: Ferruccio Ascari, Daniela Cristadoro e Franco Taroni.
Per varie ragioni, sia di ordine teorico che legate a questioni relazionali, le attività di Sixto/Notes si sono concentrate intorno ad alcune pratiche artistiche, quali quelle performative, installative, sonore e video-cinematografiche, del tutto inusuali o, comunque, marginali rispetto al circuito ufficiale del panorama italiano dell’epoca, rappresentato da poche gallerie e musei dedicati all’arte contemporanea.
Tutte modalità di intervento che avrebbero rappresentato, da lì a pochi anni e fino ad oggi, la normalità dell’arte contemporanea, ma che, allora, costituivano le propaggini sperimentali del mondo dell’arte, solo raramente al centro di eventi espositivi, sia pubblici che privati.
Al centro dell'attività di Sixto/Notes vi erano soprattutto esposizioni, interventi e performances incentrate sull'uso, sia live che registrato, del suono, del corpo, dell'immagine in movimento (video, cinema d'artista e expanded cinema) e dello spazio.
Molte di questa proposte erano, quindi, incentrate su quello che in anni a venire si sarebbe definito un uso site specific dell'intervento artistico.
Per tutte queste ragioni si può veramente dire che Sixto/Notes, in quegli anni, abbia rappresentato una vera e propria rarità nel panorama dell’arte contemporanea italiana, rarità dimostrata anche dall’essere l’unico centro no-profit di livello internazionale, insieme a Zona a Firenze, sull’intero territorio italiano.
Questo inserimento nel panorama internazionale era dimostrato dalla presenza in altri paesi di realtà contemporanee e con alcune analogie rispetto a Sixto/Notes.
Tra queste si possono citare The Kitchen e Franklin Furnace a New York, Site a San Francisco e De Appel a Amsterdam, che, non a caso, con questa realtà milanese intrattenevano anche scambi di attività e informazioni.

La programmazione del Centro non aveva un carattere regolare e, di volta in volta, si diluiva, nell’arco dei mesi, o con una singolarità di interventi o con una concentrazione in forma di rassegna tematica.
Per tutte le ragioni appena esposte risulta evidente che negli anni sono passati da Sixto Notes sia protagonisti dell’arte che esponenti della musica e del teatro.