Conservatorio S. Pietro a Majella
Napoli
via San Pietro a Maiella, 35

Chi per noi come noi
dal 25/10/2006 al 28/10/2006

Segnalato da

Anita Pepe



 
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25/10/2006

Chi per noi come noi

Conservatorio S. Pietro a Majella, Napoli

Antonio Ambrosino, Giancarlo Bianco e Andrea Pierro. L'installazione e' stata realizzata nell'ambito delle manifestazioni indette per salutare la nascita del nuovo Politecnico Regionale delle Arti, promosso dall'Assessorato regionale all'Universita' e alla Ricerca Scientifica.


comunicato stampa

Antonio Ambrosino, Giancarlo Bianco e Andrea Pierro

Giovedi' 26 ottobre, alle ore 18, presso il Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella, Antonio Ambrosino, Giancarlo Bianco e Andrea Pierro presenteranno la loro opera 'Chi per noi come noi'. L'installazione e' stata realizzata nell'ambito delle manifestazioni indette per salutare la nascita del nuovo Politecnico Regionale delle Arti, promosso dall'Assessorato regionale all'Universita' e alla Ricerca Scientifica. Un network formativo che si propone l'obiettivo di raccordare e valorizzare, attraverso un coordinamento logistico e un adeguato sostegno tecnologico, i saperi e le potenzialita' della creativita' artistica e musicale campana, attraverso progetti integrati tra l'Accademia di Belle Arti e il Conservatorio di Musica.

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Avvicinati, non frenare la tua curiosita'…. Piuttosto lascia che ti trasporti e schiuda i tuoi sensi, affinche' tu possa capire che cosa stai vedendo “davvero"… cosicche' tu possa discernere al meglio la falsa verita' dalla vera menzogna. No… non hai sbagliato luogo… non hai varcato la soglia di una realta' parallela… sei proprio al Conservatorio. Eppure qualcosa non quadra…Tre individui: pescatori, statue… cosa? Forse solo il riflesso di se stessi. Allora tanto vale domandarsi cosa sia piu' reale: se l’immagine che, sbiadita, si riflette in un’acqua ormai impantanata, o il frutto di questa pesca? Cosa in realta' si cela sotto quella superficie acquosa? Tutto e' velatamente fittizio. Ma non farti prendere dall’abitudine, non essere il tipico soggetto dei nostri tempi. Vedi oltre l’apparenza, scrosta lo strato di preconcetti. Sbarra le pupille e tenta di immagazzinare d’un fiato gli elementi e le sensazioni che possono acquietare i tuoi pensieri. Classificali e collegali. Tre pescatori. Una fontana, la sede del se', lo specchio di un’irrealta' creduta, l’anima tangibile eppure sfuggente. Tre canne da pesca: il filo diretto con l’acqua guida, con il peso delle sue idee predeterminate, attraverso un territorio sconosciuto. Tre personalita' messe a confronto, imprescindibili l’una dall’altra, perche' solo attraverso il rapporto con il Fuori riusciamo ad essere quantomeno veritieri. Se cio' non fosse, l’immagine del nostro essere sarebbe unicamente il risultato di un filtraggio che imponiamo al nostro Io, credendo di dover indossare il costume ritenuto piu' giusto per la contemporaneita'. Dunque e' il momento di fermarti a riflettere, o meglio di in-flettere verso te stesso. Concediti di conoscere il Tempo e permettigli di fornirti il riparo piu' idoneo dagli attacchi della frenesia. Quel segmento falsamente immobile, ritagliato da momenti di vita non tua, sara' l’incipit del tuo pensare. Le immagini ti sussurreranno all’orecchio suggerimenti quasi scherzosi, ma poi riuscirai a comprendere come i tre pescatori rappresentino tre stati dell’ Essere.

C’e' un uomo che tira su con sforzo visibile la testa scarnificata ed enorme di un pesce. Del suo ego gigantesco non e' rimasto quasi niente: e' ancora un leader, ma ormai privato della polpa vitale, della sua essenza. Energia che si e' decomposta all’istante non appena e' stata esposta al reale sguardo degli altri, lo stesso che lo tiene saldamente ancorato a terra. Gli stessi altri che sono tanto preziosi per lui, perche' altrimenti rischierebbe di essere trascinato nell’abisso dell’apparenza, sua stessa creazione. L’altro pescatore osserva laconico niente di piu' di cio' che si aspettava da quella ricerca: uno scarpone consunto. Forse e' l’immagine che meglio rappresenta il suo spirito, ma al contempo il logorio e la lordura non indicano un’inutilita' dell’oggetto-soggetto. Piuttosto lo scarpone non e' che il simbolo di un’anima che ha percorso molta strada, che si e' consumata cercando di operare non su quello che non c’e', ma agendo sul concreto, seguendo unicamente regole solide e semplici. Il terzo uomo e' disteso in un’attesa silenziosa. Languido e sereno, il suo sguardo non e' inebetito dall’incertezza e dall’indecisione. La sua quiescenza e' uno stato raggiunto attraverso una consapevolezza di se'. La sua pesca e' priva di aspettative eclatanti. Il passo del suo pensiero e' pacato e senza scossoni, ma comunque senza freni. La sua stessa presenza diventa risposta alla sua eterna attesa. L’immagine offerta e' anche quella che gli altri possono vedere, poiche' non maschera nulla di se'.

Avendo scelto di utilizzare i loro volti come icone, i tre artisti - Antonio Ambrosino, Giancarlo Bianco e Andrea Pierro - diventano personificazioni di una vita che, per essere definita tale, andrebbe depurata di quella volonta' di spettacolarizzazione a tutti i costi. Consigliandoti di lasciarti andare ad essa senza trucco, col volto pulito dalle ipocrisie e l’animo affinato da un’autoanalisi coscienziosa. Aprendoti alla verita' della tua anima, permetterai all’altro di vederti per come sei e di mostrarsi per come e'. In questo modo, anche tu sarai pescatore alla sorgente della tua anima.

Testo di Marcella Ferro

Conservatorio S. Pietro a Majella
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