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Stile Arte (2006-2011) Anno 11 Numero 112 ottobre 2007



Aligi Sassu, il maestro

Domenico Montalto

Intervista a Carlos Julio Suarez, figlio adottivo di Aligi e promotore a Besana Brianza dell’associazione dedicata all’artista sardo.



Approfondimenti d'arte e di storia della cultura per “leggere le opere”dell’arte italiana ed europea


LA MODA DIPINTA: Donna, che ti passa per la testa? 4

LA TECNICA: Tiziano, le dita come pennelli 6

CINQUECENTO: Michelangelo architetto 10

ICONOGRAFIA: Uno e trino 11

CINQUECENTO: Rosso Fiorentino lo stravagante 12

RITRATTI: Moroni, il mistero del ricco sarto 17

TEMI D’ARTE: All’armi! 18
Le ruvide tele dei vagabondi 22


ICONOGRAFIA: Quando Tiepolo dipinse una racchetta 26
Desubleo, il campione di cent’anni prima 28

SETTECENTO: Rosalba Carriera, l’anima incipriata del rococò 30

LA MOSTRA DI COPERTINA: La scoperta dell’America pittorica 32

OTTOCENTO: Nelle tasche degli impressionisti 44

ICONOLOGIA: Rousseau & Rousseau, il filosofo e il pittore 48

I RIVOLUZIONARI PENTITI: Giacomo Balla il realista 50

LUOGHI D’ARTE: Magico MAGI 58

NOVECENTO: Sassu, il maestro 60
Sartre secondo Guttuso 62
ART FOOD: L’uovo al Burri 65

NOVECENTO: Strappi alla regola 66

CONTEMPORANEA: Arte, il mondo è a Modena 69
Bulzatti, impegno e contemplazione 70
I sonetti di Visinoni 73
Benedini, le ragioni dell’Incanto 74

EVENTI: La pittura amata da Buzzati 76

L’AGENDA DELLE MOSTRE 78

ARTE & EROS: L’abito del monaco per la libertina 81
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Carlos Julio Suarez con Aligi Sassu nello studio dell’artista, metà degli anni Ottanta

Aligi Sassu
Uomini rossi
anni Trenta

Sette anni sono trascorsi dalla morte di Aligi Sassu. Da allora, varie mostre hanno consentito una rilettura della sua opera, considerata quella di uno dei più grandi disegnatori e coloristi del XX secolo. Ma molto resta ancora da scoprire, soprattutto per quanto riguarda le molte suggestioni che Sassu derivò, interpretandole secondo la sua indole e il suo linguaggio, dal clima e dai modelli delle avanguardie storiche.
Allo scopo di questo approfondimento culturale risponde un’importante esposizione aperta fino al 18 novembre a Villa Filippini in Besana Brianza (Milano): Ippos. Il cavallo fra mito, arte e leggenda, che mette a confronto i soggetti “equestri” di Sassu con quelli - in pittura e scultura - di tre coevi maestri del ’900: Giorgio de Chirico, Francesco Messina, Marino Marini. Una mostra ambiziosa, intorno a un soggetto che ricorre nell’intera lunga attività sassiana, dagli Uomini rossi degli anni ’30, alle Battaglie, alle scene mitologiche, ai paesaggi, e persino nelle opere sacre
Ideatore della mostra è Carlos Julio Sassu Suarez, figlio adottivo di Sassu, che per ben tredici anni è stato vicino all’artista ed è stato poi il promotore dell’Associazione onlus “Amici dell’arte di Aligi Sassu”, la cui finalità è appunto quella di far conoscere e divulgare, tramite mostre e pubblicazioni, l’eredità culturale del pittore sardo. In quanto responsabile dell’Archivio Sassu, Suarez è attualmente considerato uno dei massimi conoscitori dell’opera del maestro, ed è un punto di riferimento per chiunque (storici, critici, mercanti, galleristi ecc.) desideri studiarla e collezionarla.
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Lei ha conosciuto Aligi Sassu personalmente. Quando e in quali circostanze iniziò la vostra frequentazione? E che ricordo ha lei, adesso, dell’uomo e dell’artista?
Nel marzo 1987 fu lo stesso Aligi Sassu a chiedermi di aiutarlo assumendo le funzioni di suo assistente e di coordinatore dell’archivio: un ruolo essenziale e non più rimandabile, considerata la vasta produzione pittorica, grafica, scultorea, ceramica e anche letteraria del maestro.
Io ero arrivato da poco in Italia con la mia famiglia. Subito acquistai un computer e mi dedicai alla schedatura. Ma soprattutto, da allora, ebbi il privilegio di stare accanto a Sassu fino alla sua morte: lo accompagnavo in fonderia, in stamperia, alle mostre che lui era solito visitare; gli stetti vicino nell’occasione del grande murale che gli fu commissionato dal Parlamento Europeo: un’opera di 150 mq che richiese un anno di intenso lavoro fra progettazione ed esecuzione.
Lei mi chiede che persona fosse Aligi sotto l’aspetto umano: come la maggior parte dei sardi, risultava a prima vista piuttosto chiuso, ma dentro aveva un cuore grande. Certo non fu facile per me guadagnare la sua fiducia; pian piano però, vedendo l’amore che portavo al suo lavoro, mi aprì tutte le porte. Una fiducia e un affetto culminati nel 1995, quando decise che io diventassi suo figlio adottivo.
Proprio in quell’anno, avevo curato l’edizione del secondo volume del catalogo ragionato dell’opera grafica - incisioni e litografie - di Aligi. Sempre in quell’anno cruciale, egli stava conducendo con la città di Lugano le trattative per costituire la Fondazione a lui dedicata, con l’intento di dar vita ad una realtà culturale che ricordasse il suo lavoro, partendo da un nucleo di opere significative e non separabili.

Perché la Fondazione non venne realizzata a Milano, città in cui l’artista aveva sempre vissuto?
Sassu era da anni alla ricerca di un luogo al quale lasciare la sua più vera eredità. Mi parlò esplicitamente della natia Sardegna, ma anche di Firenze - insigne capitale dell’arte -, di Parma, città che amava molto. Da Milano lui si attendeva molto. Ma le risposte tardavano ad arrivare. I Comuni italiani, e soprattutto Milano, sembravano spaventati dalla prospettiva di gestire una simile realtà. In Italia è difficile dialogare con gli enti pubblici, afflitti da budget ridotti e da una cronica instabilità amministrativa. Ma non desistemmo, fin quando si propose la municipalità di Lugano, accettando da parte del maestro la donazione di 362 fra dipinti, sculture e grafiche, opere che vennero assegnate alla storica sede di Villa Ciani.

Come si giunse, invece, alla nascita dell’Associazione, qui in Brianza?
In Italia c’era oggettivamente un vuoto, considerando l’entità storica e culturale dell’opera di Sassu. Prima ancora che l’artista morisse, fin dal 1998, ritenni giusto darmi da fare per realizzare qualcosa che ne custodisse e onorasse la memoria. Fu il Comune di Besana Brianza a farsi avanti, avendo ricevuto in dono la struttura di Villa Filippini, nella quale intendeva creare un polo culturale ed espositivo. Nella Villa trovò così sede l’Associazione, che ormai da sette anni collabora col Comune di Besana alla progettazione e all’allestimento di eventi d’arte.

Da chi è costituita l’Associazione?
Da persone della società civile e del mondo dell’impresa, da amici, tutti accomunati dall’ammirazione per l’opera di Sassu ma anche, e soprattutto, dalla passione per la cultura.

Quali sono state, fino a oggi, le principali mostre realizzate dall’Associazione?
Abbiamo voluto dare una cadenza biennale, preferendo - visti gli alti costi - puntare sulla qualità degli eventi. La prima mostra fu un’antologica sulla scultura di Sassu, con 150 pezzi: una rassegna davvero bellissima, che per la prima volta offrì un approccio congruo ed esaustivo all’opera plastica del maestro. Seguì la mostra delle ceramiche, nelle quali i lavori di Sassu vennero accostati a quelli di Picasso e di Fontana, sempre offrendo letture comparate. Nel 2005, fu la volta di una mostra storica sinottica sugli artisti di Corrente che vissero e lavorarono in Brianza: oltre a Sassu, Cassinari, Migneco, Morlotti, Treccani. E oggi, ecco l’altrettanto impegnativa mostra sul tema del cavallo. Insomma, partendo sempre dall’opera di Sassu, si vuole stimolare una scoperta, una conoscenza e una riflessione circa l’arte italiana di ieri e di oggi.

Qual è, secondo lei, il giudizio storico che oggi possiamo e dobbiamo dare riguardo la figura di Sassu? Quali le luci e quali le ombre?
Per quanto riguarda il giudizio di merito, bisogna riconoscere in Sassu uno dei sommi artisti figurativi del ’900 europeo; un artista che è stato anche un precursore. Coi suoi Uomini rossi egli ha indubbiamente influenzato se non ispirato - date alla mano - la Transavanguardia. Negli anni Trenta e Quaranta del XX secolo, con quadri come i Caffè e le Maison Tellier, Sassu è stato testimone, in presa diretta, di un’epoca. Oggi il sistema dell’arte, della critica e del collezionismo cosiddetto “colto” sembra trascurare la figurazione, i cui valori rimangono però prediletti dal grande pubblico. E Sassu è sempre stato fedele a quei valori, che sono tipicamente moderni, anche se la seconda metà del secolo è stata più segnata dall’Informale e dall’Espressionismo astratto americano.

Parliamo infine dell’attuale mercato di Sassu.
E’ un artista che mantiene le quotazioni, che sono adeguate alla qualità delle opere, la quale risulta sempre alta, anche nei disegni e nei lavori su carta. In Sassu il collezionista che ama l’arte figurativa trova valori - storici, culturali, economici - consolidati.