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Hai girato il video Utopia negli spazi della GEA: che tipo di suggestioni hai ricevuto da questo luogo? Come spesso accade ho un'idea e quando trovo uno spazio adatto la realizzo. Ho subito connesso il fatto che la GEA fosse una tipografia a idee di serialità, di infinita riproduzione, di standardizzazione. Utopia nasce da una ricerca sull'identità, venuta a galla dopo viaggi casuali in paesi che in passato erano sottoposti a un regime - l'ultimo che ho visitato è stata la Bulgaria questa estate. Le persone senza testa sono il risultato di un'utopia estremizzata, di anni in cui viene impedito alle persone di volere e di pensare. Sono esseri umani in nuce, limitati a un gesto e alla sua ripetizione. Qui si aggirano in una fabbrica abbandonata, uno spazio che per analogia ne suggerisce mille altri simili seppur diversi nell'ubicazione. Prima di frequentare Brera hai studiato Antropologia a Londra. E' un approccio imprescindibile nel tuo lavoro? L'antropologia sta alla base della mia ricerca, basata sul gesto e il suo significato. Isolo un gesto e tento di creare un'immagine in bilico tra il significato e il suo significante, producendo artigianalmente l'esperienza visiva di qualcosa che sento esistere e inserendo il suono come contrappunto del reale. Intervista raccolta da Roberta Tenconi |
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