Alan Maglio
e Gabriele Pesci
curriculum vitae















Siete fotografi ma la vostra ultima opera è una vera e propria installazione. C'è un rapporto particolare con lo spazio di via Assab?

Assab è il punto di partenza del nostro lavoro. Il nome della via è quello di un porto eritreo, per questo abbiamo scelto di fare un lavoro che si confrontasse con le fotografie di stampo etnografico. A partire da alcune immagini d'archivio, immagini di tipi umani divenute per lo spettatore europeo delle "icone" anonime di africani, abbiamo realizzato dei ritratti contemporanei conservando quelle pose. Ne è nata un'installazione che, coinvolgendo lo spettatore in prima persona, riflette sui valori e sui pesi degli sguardi, diversi allora da oggi. Le immagini antiche sono frammenti di passato proposti con l'autorevolezza della conservazione museale, mentre le nostre fotografie si presentano allo spettatore con l'ingombrante efficacia della cartellonistica contemporanea.

Quest'opera è anche una riflessione sul medium fotografico...

E’ una rilettura dell'utilizzo del medium, profondamente cambiato nel corso del tempo. All'epoca l'azione del fotografo era determinante, oggi noi chiediamo ai soggetti di sentirsi liberi di interpretare la propria identità; parte fondamentale del lavoro è l'interazione con essi. Il fotografo è chiamato a riflettere sul senso della propria operazione, più che a esibire l'aspetto tecnico della stessa.

Intervista raccolta da Francesco Pavesi


G L I   A R T I S T I

Abbominevole
Agnes
Biava
Boggeri
Camoni
Fulgeri
Gesi
goldiechiari
Guareschi
Ligorio
Loi
Maglio e Pesci
Mastrovito
Nemkova
Nicoletta
Pennacchio Argentato
Pepe
Picco
Presicce
Previdi
Romano
Trevisani
Vanzo