Gionata Gesi
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Che rapporto esiste tra la tua opera in mostra e lo spazio che la ospita?

Dipingo sul muro del cortile un'immagine presa da una fotografia scattata due anni fa all'inaugurazione dell'edizione precedente e che rappresenta il muro stesso. Con un gesto contrappongo o giustappongo la rappresentazione alla realtà. è un modo per cercare di capire lo scarto che si crea tra i due livelli e trovo interessante il fatto che lo spettatore può percepire o no questo rapporto. Quando dipingo parto dalla realtà. All'inizio nel rubare l'immagine fotografica sono impersonale ma nel passo successivo si contrappone una componente assolutamente manuale, artigianale, propriamente pittorica. Intevengo sulle immagini, le cortocircuito, decodificandole secondo i miei intenti, a volte le giro di 180° e le viro al negativo. Il titolo è dato in maniera sequenziale e casuale dalla camera digitale. Per questo il processo iniziale è impersonale, anche se poi la componente di fascinazione delle immagini è sempre presente. Direi che nel mio lavoro c'è sempre un fattore importante di relazione con le immagini preesistenti, ma che si modificano quando diventano un dipinto: un quadro è qualcosa di ambiguo, è se stesso ma rimanda a qualcos'altro. Appendere un quadro è in effetti creare un'installazione; per me è già un ready-made prendere l'immagine prodotta fotografando, ma contestualizzarla sulla tela diventa un gesto.

Intervista raccolta da Roberta Tenconi

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