Iñaki Bonillas
L’opera di Iñaki Bonillas si fonda sull’analisi delle diverse componenti della tecnica fotografica. Bonillas, attivo a Città del Messico, cerca infatti di ricordare al pubblico che la fotografia è prima di tutto un prodotto, una rappresentazione della realtà, che mescola un processo tecnico e la sensibilità soggettiva del fotografo.

Fotografie riunite in raccoglitori che elencano meticolosamente le diverse combinazioni di diaframma e velocità di esposizione, oppure che riportano tutte le informazioni stampate su alcune confezioni di pellicole di sensibilità diverse (100, 200, 400 ASA); o, ancora, interi rullini di fotografie sviluppate in trentasei laboratori diversi e raccolti in cinque raccoglitori, presentati accanto a fotografie sviluppate nei diciassette formati di carta disponibili in qualsiasi laboratorio e quindi appiccicate al muro (Photographic Works, 1998).

Invece di dare corpo a un’immagine, le fotografie di Bonillas rivelano le informazioni tecniche che conducono alla realizzazione di un’immagine. In Photographic Works l’artista ha ripreso con una videocamera i testi che davano indicazioni sui diversi tempi di esposizione, sui diversi laboratori e sulle istruzioni stampate sulle confezioni, e ha quindi fotografato un monitor sul quale scorrevano le immagini dei testi. Naturalmente l’artista ha seguito meticolosamente le istruzioni, regolando il tempo di esposizione sulla base delle indicazioni dei testi, stampando ogni immagine nel corrispettivo laboratorio e nella dimensione corretta.

Lighting (Twenty Light Bulbs Documented Photographically), 1999, è un’altra incursione nel linguaggio frammentato e altamente specalizzato della fotografia. In quest’opera — una proiezione di diapositive — Iñaki ci mostra le diverse gradazioni di ciò che comunemente chiameremmo "una luce bianca". Non ci sono immagini in quest’opera: l’artista infatti ha semplicemente fotografato uno schermo bianco. Il pubblico, quindi, si trova a fissare uno schermo bianco, la cui intensità cambia qualora venga illuminato con una lampadina General Electric da 300 Watt o con una da 22 Watt prodotta da Lights of America.

Ten Cameras Documented Acoustically (1998) è un’altra fotografia senza immagini: l’opera consiste infatti nella registrazione digitale del suono prodotto dal diaframma di dieci macchine fotografiche. Il suono di ciascun apparecchio viene registrato su un CD e il pubblico può scegliere quale immagine ascoltare in una postazione installata nel negozio Tower Records. Le sottili variazioni di ogni immagine, il suono di ogni macchina fotografica conservato nel CD o preservato dalla pellicola, ci invitano a riflettere sui processi con cui la fotografia genera un’immagine. Come a dire, in altre parole, che una fotografia dà forma al senso e costruisce un significato con un processo di sintesi tra la luce e alcuni semplici espedienti tecnici. La realtà nella quale viviamo non è altro che un’interpretazione parziale, costruita dal nostro sguardo e dal mezzo con cui decidiamo di rappresentare il reale.

Mariana Munguia