Minnette Vári
Alien

Come resistere alla tentazione di interpretare il proprio futuro affidandosi alla luce fioca della televisione e dei media globali, come se si trattasse di un mazzo di tarocchi? Tanto tempo fa, nella lingua franca delle notizie internazionali, le storie del mio paese si dipanavano in una rete indistricabile e irriconoscibile di interpretazioni, e il mio ruolo all’interno di quelle storie era doloroso, insostenibile e al contempo dissociato. Ho cercato di parlare dello sconforto causato da quelle migliaia di interpretazioni sbagliate. Utilizzando una serie di immagini televisive raccolte durante i momenti cruciali che vanno dal 1994 al 1998, ho cercato di ricollocare la mia presenza, più o meno implicita, in quella rete di avvenimenti critici. Con il mio progetto, cercavo di riappropriami di quei momenti, inscrivendo in quegli eventi i movimenti del mio corpo, il suono del mio cuore — il recupero della memoria, riscoperta nella carne e nelle ossa. Anche se il mio corpo non è un territorio politico né neutrale e anche se la mia relazione con il mio corpo è quanto mai complicata e complessa, ho cercato di dare una forma e un linguaggio agli eccessi della paura, dell’euforia, della rabbia, della perdita e del desiderio — un linguaggio che andasse al di là della retorica democratica.

Le strategie dell’arte possono rivelarsi effimere e volatili, quando vengono adoperate come armi contro l’oblio della storia. Con il mio lavoro cerco di mostrare la trama di diverse realtà, estirpando alcune immagini dal loro contesto originario e incrinandone l’atmosfera di familiarità. Con questo processo creo nuovi legami e accostamenti, spesso spietati e brutali: d’altra parte, la testimonianza più fedele del nostro tempo è proprio quella che non abbiamo il coraggio di affrontare.

Partendo dalle tracce politiche e sociali che questo luogo e questo tempo hanno lasciato su di me, nel mio lavoro cerco di registrare i mutamenti di una soggettività costretta a cambiare per sopportare un particolare contesto storico. Abbiamo tutti bisogno di raccogliere i frammenti della nostra individualità, per prepararci ad affrontare i luoghi misteriosi in cui ci conduce la storia.