Darío Escobar
Oggetti in transito/Oggetti in sospensione

Da qualche tempo a questa parte la scultura contemporanea si trova a un crocevia. Le si offrono due strade ugualmente chiare: da una parte seguire la tradizione del monumento, che ha la sua ragione d’essere in un esercizio di commemorazione storica o di analoga celebrazione e si inserisce all’interno di ciò che alcuni autori hanno definito "il mitico dominio dello spazio pubblico".
L’alternativa è fornita dal mondo dell’oggetto industriale, al quale la produzione di massa conferisce caratteristiche che semplificano lo spazio appena menzionato, e che si insinua strategicamente nella quotidianità dell’individuo grazie ai mass media che gli garantiscono un ambito di comunicazione e di riconoscimento più reale.

Questi punti di sospensione sono vitali per lo sviluppo del mio lavoro. Mi interessa il transito dell’oggetto da un contesto all’altro, dal momento che questa semplice operazione porta fin dall’inizio a determinare i limiti tra presupposti "colti" e presupposti ritenuti "non colti", rimanendo in bilico tra la tradizione delle belle arti e il consumismo contemporaneo.

In questo andirivieni, succede che gli oggetti artistici da me elaborati siano esposti allo sguardo e al giudizio di entrambi i poli — distanti soltanto in apparenza, ma in realtà uniti da nessi antropologici e situazioni storiche.

In effetti, lavorare tra polarità (epoche diverse, diverse situazioni), facilita la riflessione e porta a percepire l’oggetto in modo differente; ciò, a volte, stimola a intraprendere un intricato gioco di possibilità discorsive, dal momento che si oscilla tra una situazione non priva di humor e la meditazione su una determinata condizione storica, oppure una retorica allusione a entrambe.