Ciò che è vivo - culture tour | Connessioni ambientali

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Indice :

1 Ciò che è vivo - culture tour

2 "Buona vita!"

3 Ciò che è vivo - culture tour | Fondazione Baruchello

4 Ciò che è vivo - culture tour | Connessioni ambientali

5 Ciò che è vivo - culture tour | Nei luoghi dell'arte

6 Ciò che è vivo - project | Open studio e mostra al MACRO

7 In viaggio tra natura e cultura




Alberto Grosoli, San Damaso (MO)



Podere Santa Croce, Argelato (BO)



Le Zercole, Trichiana (BL) - (Courtesy Regione Lombardia)



Il filo d'erba, Trichiana (PD)



GestiAlpestri, Feltre (BL)



Cascina Lema, Robecco sul Naviglio (MI) - (Courtesy Regione Lombardia)



Cascina Lema, Robecco sul Naviglio (MI)



Indigena, Caselle di Altivole (TV)



Indigena, Caselle di Altivole (TV)



Altalanga, Cerreto Langhe (CN)



Altalanga, Cerreto Langhe (CN)



Cascina degli Ulivi, Novi Ligure (AL)



Cascina degli Ulivi, Novi Ligure (AL)







Cascina degli Ulivi, Novi Ligure (AL)



Cascina degli Ulivi, Novi Ligure (AL)



Alberto Grosoli, San Damaso (MO)



Alberto Grosoli, San Damaso (MO) - (Courtesy Regione Lombardia)



Alberto Grosoli, San Damaso (MO) - (Courtesy Regione Lombardia)

Tra il 17 e il 30 maggio la mia avventura estetica è proseguita ripartendo dall'Emilia prima verso i paesaggi del nord-est e da lì verso ovest.
Ogni giorno in cui mi spostavo, a volte di molti chilometri, ma a volte anche di poco, non cambiavo solo territorio o accento, ma entravo in un altro paesaggio interiore, spesso molto diverso dal precedente. Mi hanno accolto persone sapienti, intellettuali pratici, custodi di terre e conoscenze, che si dedicano alla terra con intensità proprie ma un sentire comune: lo stare bene. Produttori di bellezza, che si manifesta nei loro paesaggi e che diventa bellezza anche per gli altri. Alla base c'è per tutti la necessità di rigenerarsi secondo un sentire viscerale che lega una certa qualità dell'uomo alla terra, anche semplicemente perché ci sorregge.

Bruno è il toro di una mandria di vacche di razza bianca modenese, e una romagnola, che vivono al Podere Santa Croce di Argelato, fornendo buono sterco per la fertilizzazione dei terreni coltivati. Da una di queste mucche, nel 2009, avevo recuperato dell'ottima materia prima per realizzare il cornoletame presso il Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio (BO). Siccome ho voluto posizionare la frase all'interno del loro recinto, ho dovuto prima dedicarmi ad una lenta e attenta azione di convincimento del “padrone di casa” che, con mia grande soddisfazione, mi ha accettato e permesso di entrare. Si è creata una divertente complicità per cui mi lasciavano allestire e appena uscivo dal recinto e mi allontanavo si apprestavano immediatamente ad interagire con le lettere, incuriosite e placide.
Non nego di avere una gran passione per questi animali che nella visione biodinamica dell'azienda agricola come organismo vivente sono uno degli organi principali. E, senza farlo apposta, questa seconda parte del viaggio è iniziata e terminata in loro compagnia. L'ultima tappa agricola è stata alla Cascina degli Ulivi, dove mi sono fermata per quattro giorni a lavorare, facendo la mia parte nella transumanza dei vitelli e provando a mungere, oltre a raccogliere fragole e piantare vigne.

Di questa frase mi piace molto il fatto che contenga la parola “sogno”, e non è un caso se dalla maggior parte delle persone incontrate ho sentito dire di aver realizzato un proprio sogno facendo la scelta dedicarsi alla terra. Da chi ha re-inventato terreni di famiglia (Le Zercole), all'imprenditore agricolo sessantanovenne che ha investito capitali per un progetto che possa offrire un'alternativa sana ad una famosa crema di nocciole (Altalanga).
In realtà “sogno” sta all'interno della parola “bisogno”, e la circostanza è ancora più significativa. Facendo un po' di fanta-epistemologia la parola bi-sogno potrebbe essere interpretata come il sognare di due persone, la necessità di condividere il proprio sogno con l'altro per poterlo realizzare, mi piace pensarla così, anche perché in linea con questo progetto.
Questo tipo di agricoltura, e la vita rurale, si basa sulla relazione, sullo scambio e la condivisione, offrendosi come potenziale per la riattivazione del locale e per uno sviluppo dei territori in questo senso. Ed è questo il modo in cui molti si stanno muovendo, condividendo le proprie conoscenze, scambiandosi semi, sostenendosi reciprocamente, creando comunità, ciò che oggi chiamiamo “fare rete”, ma ben ancorati a terra, senza perdere il contatto.
L'agricoltura d'altronde è sempre stata sociale, e non avrebbe bisogno di essere definita tale. Come racconta con entusiasmo Maria Dalla Francesca (Il filo d'erba) la parola 'sociale' deriva dal latino socialem, composto da socius che significa compagno e -alem che indica appartenenza o dipendenza. A sua volta 'compagno' deriva da cum-panis, composto da cum, con, e panis, pane, compartire il pane, col significato di commensale, persona con cui si mangia il pane insieme. Da cui il concetto stesso di sociale, senso di appartenenza al gruppo con cui si condivide il pane.

Sui generis è la realtà dell'Associzione Nuova Terraviva di Ferrara, che gestisce un'area verde comunale di quattro ettari secondo i principi della Biodinamica. Si tratta di un parco pubblico agricolo, una porzione di campagna urbana entro le mura della città, dove si può passeggiare ma anche partecipare agli orti condivisi e a progetti educativi basati su attività agricole e artistiche.

Un progetto interessante lo stanno realizzando i ragazzi di GestiAlpestri in provincia di Belluno, coltivando orti sinergici per famiglie che non possono occuparsene, uno per famiglia, nove per ora, di cui loro si prendono cura, disegnando nel paesaggio spirali di paglia e verdure.

Altre realtà incontrate hanno invece trasformato, in pochi anni, due spianate coltivate a monocultura di mais in terreni fertili e vivi, ripristinando la biodiversità con un'attitudine paesaggistica. Chi riferendosi alla vegetazione del Parco del Ticino dove si trova, a margine del Naviglio Grande (Cascina Lema), e chi riproducendo circa 27 habitat veneti in successione all'interno di un giardino sperimentale, per studiarli, conservarli e riprodurli con il minimo impiego di energia, per “progettare e costruire autosufficienza alimentare e bellezza attraverso conoscenze di natura ecologica” (Indigena).

Un incontro tanto inatteso quanto piacevole è stato invece con una persona che, avendo letto queste pagine su undo.net, mi ha contattato durante il viaggio intercettando una mia disponibilità. Si tratta di Marisa Saggio di Zolla14, vicino Treviso, un'artista che porta avanti una azienda agricola dopo aver vissuto tra il Giappone e gli Stati Uniti, dedicandosi ad uno squisito succo di mele biodinamico.

Infine c'è stata anche una tappa successiva, fuori rotta diciamo, da Alberto Grosoli a San Damaso (MO), dove l'installazione è rimasta tre giorni, visibile ai frequentatori della pista ciclabile in prossimità dei campi. I suoi terreni sono un ambiente agricolo diversificato e composto da bosco, siepi, vigna, prato stabile e seminativo arborato, ovvero spazi coltivabili intervallati da filari di frutta. Secondo antichi saperi e documenti storici di agricoltura scritti sino all'avvento dell'agricoltura intensiva, che ha di fatto cancellato millenni di conoscenze, tra i quali il De re rustica di Columella cui Alberto fa riferimento, era scontato che il fondo agricolo, il podere, il fundus, fosse composto di diverse parti. “Non si ragionava secondo una mente scientifica-separativa, che è invece il paradigma degli scienziati progressisti di metà Ottocento e l’attuale. L’organismo vivente era un insieme composto di vari elementi complementari, era un’unità indivisa ed indivisibile, più della somma delle sue singole parti, che funzionava per sinergia tra queste, come ecosistema coltivato a riflesso di quello naturale originario della catena del pascolo. Non si concepiva un fondo agricolo senza il proprio bosco e siepi, il proprio prato/pascolo permanente, i propri arativi a misura d’uomo e di bovi, intercalati e marcati da filari, fossi e cavedagne, non si concepiva un fondo agricolo o podere senza bestiame grosso e piccolo.” (A. Grosoli)
Da lui l'anno scorso avevo preso le prugne con cui ho fatto la marmellata portata alla prima azienda di questo tour per iniziare lo scambio di prodotti che è seguito fino a qui. E si è così chiuso un ciclo.


Durante il viaggio ho collezionato anche questa interessante BIBLIOGRAFIA di testi più o meno conosciuti, in ordine sparso. Buona lettura!

Alex Podolinsky, Active Perception, 1990
Masanobu Fukuoka, La rivoluzione del filo di paglia, 1970
Emilia Hazelip, Agricoltura sinergica. Le origini, l'esperienza, la pratica, 2014
Petr Alekseevic Kropotkin, Il mutuo appoggio, 1902
Gianfranco Baruchello e Henry Martin, How to Imagine. A Narrative in Art and Agriculture, 1984
Gianfranco Baruchello, Esercizi, Ubungen, 2012.
Lucio Giunio Moderato Columella, De re rustica, VIII sec. dC
San Francesco d'Assisi, Cantico delle creature, 1224 ?
Papa Francesco, Laudato sì. Sulla cura della casa comune, lettera enciclica 2015
Serge Latouche, La scommessa della Decrescita, 2007
Rudolf Steiner, Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell'agricoltura, 1924
Bill Mollison e Reny Mia Slay, Introduzione alla Permacultura, 2007
Pierre Donadieu, Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggio della città, 1998
Jan Douwe van der Ploerg, I nuovi contadini. Le campagne come risposte alla globalizzazione, 2008
Peter Tompkins e Christopher Bird, La vita segreta delle piante, 2002
Stefano Mancuso e Alessandra Viola, Verde brillante, 2013
Pierre Pellizzari, Ripulire i propri organi, 2005
Enrica Campanini, Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, 2012
Raffaele Curti, Proprietà e profilo animico delle piante officinali, 2011
Leonella Nava, Alimentazione in gravidanza, 2003
Diamond Jared, Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni, 1997
Luther Blisset, Q, 1999
Domenico De Masi, vari..
Legambiente, Manifesto della nuova agricoltura, 2015
Giuseppe Aiello, Urupia, 2012
Ivan Artucovich, Perché no? Uno sgurado all'irrazionalità della società moderna nei confronti della Cannabis, 2011
AA.VV. Parco Park Parc. Arte e territori di resilienza urbana, PAV Art Program 2010, a cura di Claudio Cravero.
AA.VV, L'Ethos del vivente, Pav Art Program 2012, a cura di Claudio Cravero.
AA.VV, Commons Art, Pav Art Program 2014, a cura di Claudio Cravero.
Giorgio Viel, Al bordo dell'orto: ortiche in cucina, 2012
Albert Soesmanm, I Dodici Sensi, Natura e Cultura Editrice, 2012

Il progetto coinvolge anche la testata online di Terra Nuova, dove vengono pubblicati articoli relativi a questo progetto.

http://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Cio-che-e-vivo-culture-tour-arte-e-mondo-rurale
http://www.terranuova.it/Ecologia-della-mente/Il-viaggio-nella-resilienza-contadina
http://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Cio-che-e-vivo-culture-tour.-Per-un-agricoltura-portatrice-di-luce
http://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Cio-che-e-vivo-culture-tour.-Permacultura-contadini-natura-terra
http://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Cio-che-e-vivo-culture-tour.-Biodiversita-di-un-orto
http://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Cio-che-e-vivo-culture-tour.-Biodiversita-Genius-Loci-e-Benessere
http://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Cio-che-e-vivo-culture-tour.-Come-contenere-i-problemi-legati-a-caldo-e-siccita
http://www.terranuova.it/Orto-e-Giardino/Cio-che-e-vivo-culture-tour.-Coltivare-l-Eden