La riapertura, parziale e temporanea della Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina riaccende le polemiche sulle politiche culturali nel paese.

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Indice :

1 La riapertura, parziale e temporanea della Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina riaccende le polemiche sulle politiche culturali nel paese.

2 Occupy the Bosnian Gallery - Il video dell'artista Damir Nikšić




Manifesto di "Occupy the Bosnian National Gallery". (Tratta dal sito di Damir Nikšić, http://damirniksic.com)



Immagine del catalogo della mostra "Berliner Zimmer". (Tratta dal blog http://blog.designersunited.gr/)



La Galleria Nazionale (dal sito ufficiale della galleria, http://ugbih.ba/en/press/)

di Marzia Bona


La Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina (Umjetnička Galerija Bosne i Hercegovine, UGBiH) è stata riaperta al pubblico da lunedì 27 novembre con la mostra Berliner Zimmer, organizzata e finanziata dal Goethe Institut. La mostra presenta le opere di dieci artisti provenienti dai Balcani che vivono e lavorano a Berlino, ed è stata ideata come un evento itinerante che toccherà tutti i paesi da cui provengono gli artisti coinvolti nel progetto. Prima di arrivare a Sarajevo è stata presentata a Salonicco e Bucarest, e sarà poi ospitata a Belgrado, Sofia, Tirana, Istanbul e Zagabria.

Si tratta di una riapertura parziale e temporanea (gli spazi che ospitano la collezione permanente e la biblioteca rimangono inaccessibili e la chiusura tornerà ad essere totale al termine di quest'evento, il 17 dicembre) che richiama l'attenzione sulla situazione allarmante delle istituzioni culturali nel paese: solamente grazie all'iniziativa e al finanziamento dell'ente straniero è stato possibile riaprire, anche se per poco tempo, questo spazio.
La Galleria Nazionale era stata chiusa a fine estate, ufficialmente a causa dell'impossibilità di nominare un sostituto alla direttrice uscente. La ragione per la mancata designazione è prettamente politica: da 14 mesi sono in corso le trattative per la formazione del governo, a cui competono le nomine. Ma i problemi della Galleria, così come quelli di altre istituzioni culturali, sono strutturali e di natura politica. La chiusura arriva dopo anni di stagnazione dovuti a disinteresse politico, mancato sostegno al settore dell'arte e tagli ai finanziamenti, che hanno determinato il ridimensionamento delle potenzialità della UGBiH e un profilo espositivo giudicato basso.

La riapertura temporanea, annunciata a sorpresa dopo quasi tre mesi di chiusura al pubblico, ha riacceso le polemiche da parte degli artisti che da mesi protestavano contro la chiusura dell'istituzione. Damir Nikšić, artista, curatore e capofila della protesta, ha criticato apertamente la gestione dell'evento, lamentando il fatto che gli artisti locali siano stati volutamente tenuti all'oscuro dell'iniziativa. Domenica 27 novembre Nikšić, ha comunicato in un video ( 'Okupacija galerije - 83. dan' ) la fine dell'occupazione, sottolineando la gravità del fatto che nessuno degli artisti mobilitati negli scorsi mesi sia stato informato dell'imminente riapertura.

“Se come dice la curatrice della mostra, Birgit Hoffmeister, l'accordo per ospitare questo progetto è stato raggiunto due mesi fa, siamo stati imbrogliati, - afferma Nikšić - avremmo dovuto essere informati che c'era un termine alla chiusura. Mentre noi, gli artisti che hanno partecipato alla protesta, sapevamo che la chiusura era senza termine. L'hanno saputo tutto il tempo, non hanno comunicato la riapertura nemmeno durante la conferenza stampa. Questo è stato un bluff, un'astuzia e un inganno verso il pubblico e verso noi artisti. […] Questo silenzio informativo è stato una manipolazione dei fatti e un insulto all'intelligenza degli intellettuali locali.”

Nel comunicato stampa emesso in occasione dell'inaugurazione, la Galleria fa sapere che “l'evento è stato concordato all'inizio dell'estate, quando ancora sembrava fosse possibile trovare una soluzione per il normale funzionamento della Galleria.” La decisione di ospitare l'esposizione, si legge ancora nel comunicato, è stata presa “proprio per il fatto che il nostro paese, per la volontà e l'impegno dei suoi politici, è stato escluso da qualsiasi network artistico regionale ed europeo. Abbiamo deciso di cogliere l'opportunità di riaprire temporaneamente la Galleria agli artisti ed ai visitatori in modo da essere, almeno per questo breve periodo, parte di un progetto regionale.” Ma le soluzioni temporanee ed etero-dirette non risolvono i problemi di fondo.

Le accuse mosse alla Galleria per aver escluso gli artisti locali denunciare problemi più profondi, in particolare la mancanza di politiche culturali del paese. Non solo non c'è un Ministro della Cultura, ma le responsabilità per la gestione delle politiche culturali vengono scaricate fra i vari livelli dell'architettura istituzionale ereditata dagli accordi di Dayton. Si tratta di problemi intrinsecamente legati alla situazione politica del paese. Se è vero che ovunque il mondo l'arte non può prescindere dal contesto politico, in Bosnia Erzegovina l'impasse e le divisioni politiche, sommate alla moltiplicazione dei livelli istituzionali, neutralizzano e disperdono le risorse locali destinate al mondo dell'arte. Il problema principale per la UGBiH riguarda proprio i dubbi sull'attribuzione di competenze fra i vari livelli di governo del paese. Le responsabilità si rimbalzano fra organi statali (si tratta pur sempre di un'istituzione che dovrebbe rappresentare l'intera Bosnia Erzegovina) e locali (e in questo caso è la Federazione di Bosnia Erzegovina ad essere chiamata in causa in quanto livello amministrativo e politico competente).

Dal 26 agosto la mobilitazione contro la chiusura dell' UGBiH ha preso la forma di un'occupazione simbolica durata 83 giorni (http://damirniksic.com/) nel corso dei quali gli artisti coinvolti hanno provocatoriamente nominato un Ministro della Cultura alternativo: un gesto che denuncia la mancanza di questo Ministero a livello statale. Le questioni che riguardano la Galleria Nazionale, così come altre istituzioni culturali, sono di competenza del più generico Ministero degli Affari Civili della BiH. Le proteste non si sono concentrate solo sulla chiusura dello spazio, ma sulla paralisi che affligge il mondo dell'arte in Bosnia Erzegovina. A partire dal fatto che non esista a livello statale un Ministro della Cultura, gli occupanti hanno voluto denunciare la totale assenza di politiche culturali coerenti.

La protesta, documentata attraverso YouTube [http://www.youtube.com/playlist?list=PLE1A68A403D2F1CC7] si rifà al movimento Occupy Wall Street, chiede responsabilità ed impegno da parte della politica verso il mondo dell'arte, e piani di sviluppo coerenti ed inclusivi.
Come sottolinea Nikšić “Non può essere il Goethe Institut né tanto meno il ministero della cultura di qualche paese straniero a risolvere i problemi della Galleria Nazionale. Stiamo parlando di un'istituzione pubblica, ed è lo Stato a doversi impegnare perché i problemi che la riguardano possono essere risolti. […] Quando smetteremo di aspettarci che siano altri ad aiutarci e condurci, che ci sostengano e mantengano, quando smetteremo di farci sponsorizzare, allora saremo pronti per l'indipendenza, la sovranità, contando sulle nostre proprie risorse, facendo affidamento su noi stessi e sulle competenze locali, sulle conoscenze, creatività interne. Per questo ci stiamo battendo.”

Dalla Galleria arriva il rammarico per ciò che sembra una rottura dei rapporti con l'artista che più di tutti si è speso per la riapertura di questo spazio. “Ci dispiace per questa polemica. Si tratta di una mostra ospitata nei nostri spazi, con la quale l'istituto culturale di un paese europeo (il Goethe Institut) vuole richiamare l'attenzione sulla situazione allarmante della cultura in questo paese. Questo dimostra che all'estero c'è consapevolezza dell'importanza della Galleria Nazionale della BiH.”

Numerose istituzioni straniere si sono mobilitate a sostegno della UGBiH
(http://ugbih.ba/2011/09/27/cimam-poziv-za-rjesenje-statusa-umjetnicke-galerije-bih-i-ostalih-muzeja-u-sarajevu/ ) ma non si può sostenere che la mostra Berliner Zimmer sia stata pensata ad hoc per questo scopo. L'iniziativa è stata infatti realizzata a partire da gennaio 2011, molto prima che si sapesse della chiusura della Galleria Nazionale. Certamente è apprezzabile che quest'esposizione abbia permesso di riaprire anche per poco la Galleria, ma rimane il problema che ciò sia reso possibile soltanto grazie a fondi e sforzi organizzativi che arrivano dall'esterno.
Allo stesso tempo, le ragioni della chiusura rimangono: mancano ancora le nomine per il consiglio d'amministrazione ed il direttore, i Ministeri e le autorità locali competenti non sembrano interessati al destino della Galleria mentre le responsabilità continuano ad essere rimbalzate fra il livello statale e quello cantonale. In questo quadro, la riapertura temporanea appare come un palliativo, che non segna alcuna svolta significativa ma dissimulata la gravità della situazione, escludendo gli artisti locali senza alcuna spiegazione. Un ridimensionamento del problema tanto più preoccupante se si pensa che la Galleria Nazionale non è l'unica istituzione a trovarsi in una situazione di stallo. In parallelo all'occupazione della UGBiH ha preso il via, ed è tuttora in corso, una serie di iniziative per richiamare l'attenzione sullo stallo del progetto Ars Aevi.



Ulteriori informazioni:
Mostra Berliner Zimmer http://www.undo.net/it/mostra/130754
Umjetnička Galerija Bosne i Hercegovine, UGBiH http://ugbih.ba

Circa l'occupazione:
http://www.6yka.com/sovilj-intervju
http://tacka.org/htm/projects_bad_stupid.html



MARZIA BONA è nata in Trentino nel 1985. È laureata all'università di Bologna in Interdisciplinary research and studies on Eastern Europe con una tesi sulle conseguenze della violenza di genere durante il conflitto in Bosnia Erzegovina. Ha vissuto come ricercatrice a Sarajevo, seguendo tematiche legate alla situazione femminile e la rappresentazione della donna nel sistema politico del Paese. Ha scritto testi critici per le mostre "Welcome" e "Supernatural!" di Federico Lanaro.
L'articolo qui pubblicato è una versione rielaborata per Undo.net dell'articolo "Arte a tempo a Sarajevo" pubblicato il 5 dicembre 2011 sul portale di OBC www.balcanicaucaso.org