Body-Landscape Art

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Indice :

1 La sfida!

2 L'omino che trasporta il rettangolo bianco

3 Lulu/Valentina studentessa in Giappone

4 La maschera

5 Senza titolo (non voglio "soccombere" alla tentazione di usare la frase presente nell'immagine come titolo)

6 La vestizione dei sub-eroi sotto gli occhi delle donne

7 A passeggio nel parco?

8 Dall'alba al tramonto

9 La donna del mistero

10 Il potere del taglio

11 Rifrazioni

12 Le latenze del bianco

13 Il cuore sospeso nell'ombra

14 Da lì qualcuno ci guarda

15 Con titolo

16 Il cielo è azzurro dappertutto!

17 Teatro e pittura, digitale

18 Oldernet

19 Ciò che l'immagine non dice

20 Un lago in "attesa"

21 L'incidente

22 Body-Landscape Art

23 La paura ha un volto (o una maschera)

24 POP-UP

25 Maschere

26 La famiglia

27 Figli dell'iperrealismo

28 Capitani coraggiosi

29 Rettangoli di prato

30 I luoghi della varietà o discorso sul kitsch

31 Fotodinamismi

32 Supponiamo che sia vero, dopo tutto? E allora?

33 L'ambiguità del confine

34 Diruptio










Non l'ho ancora mai fatto in questa rubrica, ma, per la lettura dell'immagine inviatami, piuttosto che affidarmi soltanto alle parole, vorrei proporre un parallelo con un'altra immagine, antica.

L'autore della fotografia ha ritratto due ragazze in abbigliamento intimo, una ripresa frontalmente e più arretrata, l'altra di profilo e più in primo piano. Esse si trovano all'interno di una camera che nella foto è visibile attraverso una superficie vitrea semi-trasparente, la quale trattiene il riflesso anche di ciò che si trova all'esterno dell'appartamento, al di qua del vetro, verso l'obiettivo.

Nella fotografia appaiono dunque sovrapposte contemporaneamente due immagini, che, per la precisa scelta dell'angolo d'inquadratura, sembrano un fotomontaggio postprodotto, pur essendo il frutto di un sapiente utilizzo di effetti ottici.

L'immagine risultante è quella di rami e fronde che sembrano scaturire dalla testa o dalla mente di una delle ragazze (quella di profilo) o forse di tutte e due.

Il titolo "Nature Mind" non sembra lasciare dubbi sulle intenzioni dell'autore.

L'immagine che io propongo è quella di un dipinto di uno dei maggiori pittori del Seicento che indicarono la "via maestra" per lo sviluppo di un genere pittorico nuovo per quel secolo: un paesaggio dipinto tra il 1655 e il 1660 da Salvator Rosa, conservato alla Kelvingrove Art Gallery di Glasgow.

Nel dipinto appaiono quattro figure in primo piano ed una sullo sfondo. Si tratta di San Giovanni Battista che indica ai discepoli la presenza del Cristo in riva al fiume. I personaggi sacri sembrerebbero essere stati dipinti soltanto per poter giustificare lo spazio dato in un quadro così grande e importante (173x260 cm) al paesaggio - genere allora considerato minore rispetto alla pittura sacra-.

La natura, infatti, sembra essere il vero soggetto del quadro e San Giovanni, indicando il Cristo, sembrerebbe sottolineare (quasi toccare) la presenza del grande albero al centro della scena.

A ben vedere l'albero al centro mostra un fusto la cui modanatura ricorda quella di un busto umano: piedi poggianti a terra, braccia verso l'alto, testa reclinata all'indietro… è in sostanza l'immagine sovrapposta di un albero e di un corpo umano.

Salvator Rosa ha compiuto con strumenti pittorici una sovrapposizione molto simile a quella che il nostro fotografo ha realizzato con strumenti fotografici.

Il tronco dipinto presenta diversi rami spezzati che probabilmente alludono al destino terreno del Cristo, ma che tuttavia è un destino comune a tutto ciò che si trova sulla terra. Ha però anche altri rami ricchi di foglie che sono quelli che tendono verso l'altro e che sono accompagnati e sostenuti dalla presenza dei rami degli altri alberi.

Mi è già capitato nell'articolo precedente di raccontare come una altro genere minore nato nel Seicento, la natura morta, fosse utilizzato dagli artisti come metafora per rappresentare la precaria condizione umana. Il paesaggio al contrario diveniva utile per rappresentare tutto ciò che trascendeva i limiti umani: tanto è limitata la condizione umana quanto è immensa ed inarrestabile la forza della natura.

La natura era in grado di rappresentare il divino molto più di quanto non riuscisse a fare la figura umana.

E' con uno stesso spirito trascendente che l'autore della nostra fotografia ha introdotto la raffigurazione degli alberi nel doppio ritratto femminile: la natura penetra nella rappresentazione e dà immagine alla forza del pensiero che, per quanto risieda in un involucro limitato e deperibile, è in grado di estendersi potenzialmente senza limiti.

Marco Izzolino


INVITO
Tutti gli utenti sono invitati a partecipare inviando un'immagine. Qui le indicazioni per partecipare alla Sfida: http://www.undo.net/it/my/gdev/124/251