Pao a Milano: Black Hole Fun

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Indice :

1 Black Box: un registratore di arte pubblica, oggi.

2 2014: stato della (street) arte ::: Roma

3 2014: stato della (street) arte ::: Bologna

4 2014: stato della (street) arte ::: Torino, Milano e oltre

5 Torna l'arte pubblica a Roma: SANBA 2015

6 MEMORIE URBANE STREET ART FESTIVAL 2015

7 Pao a Milano: Black Hole Fun

8 Arte pubblica e riqualificazione urbana // SANBA 2015 - 2° PARTE

9 Cheap 2015: il poster art festival bolognese apre la "call for artists"

10 "Being here": Wunderkammern presenta la prima personale di Alexey Luka in Italia



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Black Hole Fun
PAO e la sua personale riflessione auto-ironica sui nostri tempi
28 febbraio – 30 marzo

Artea Gallery – Corso Buenos Aires, 52 - 20124 Milano
Apertura: da martedì a sabato 13.00-19.00

Paolo Bordino in arte PAO inaugura il 28 febbraio all'ARTEA GALLERY (www.arteagallery.it) di Milano la mostra personale Black Hole Fun: un vero e proprio “playground” che ospiterà oltre 20 creazioni tra dipinti 2D e 3D, sculture e sperimentazioni su vetroresina e legno, realizzate negli ultimi due anni di attività dell’artista, che condurranno il visitatore in un viaggio verso un “buco nero” poliedrico popolato da personaggi neo pop, marchi dissacrati e colori fluo.
Pao non abbandona i famigerati pinguini che l’hanno accompagnato dal 2000 sin qui per le strade di Milano e mezza Europa, dove è famoso per le sue trasformazioni di arredi urbani, oltre che in pinguini, anche in curiosi soggetti dell’immaginario collettivo (da Mr. Magoo ai Simpson o ai più recenti Minions) che non possono non rapire lo sguardo e rubare un sorriso. La “street art” non è abbandonata, è anzi il luogo dove PAO ha mosso i suoi primi passi, quindi superato lo status di creativo guadagnandosi il riconoscimento da artista. “Presento questa personale dopo qualche anno che non faccio una mostra così importante” racconta “ho una serie di lavori veramente nuovi e ho portato in galleria quello che ho imparato in strada. Mi sono concentrato su opere che sono soprattutto giochi ottici: ho usato meccanismi come la retro-prospettiva per cui il concavo si trasforma in convesso, e grazie a questo effetto ottico che crea quasi una magia voglio ricreare lo stupore che si prova in strada quando trovi un’opera che…non dovrebbe esistere!”

Con “Black Hole Fun” lo stile di PAO colpisce a più livelli, coinvolgendo lo spettatore in continue sorprese prospettiche e giocando sulla ricerca della tridimensionalità, ma come si concilia l’estetica “pop”, oggetto da sempre dell’arte di PAO, con tutto questo?
“La società contemporanea si sta dirigendo, inconsapevole ed euforica, drogata di zuccheri e shopping, verso la catastrofe ecologica ed economica: se non ci fermeremo in tempo questo è il rischio che corriamo” un dialogo, quello di PAO che apre all’auto-critica, “anche io ne faccio parte: tutti quanti crediamo che semplicemente fare la raccolta differenziata basti per risolvere la situazione, ma non è così, la realtà è ben più drammatica; io cerco di criticare questa situazione con la mia ironia e la mostra rimane spensierata come siamo noi adesso, che siamo molto legati al consumo e al divertimento, all’edonismo completo, e non facciamo assolutamente autocritica, mentre forse è arrivato il momento di farla.”
Sono quindi i simboli del consumismo rappresentati in una stucchevole e, a questo punto, inquietante fotografia da PAO i soggetti della mostra: dietro la ciambella di americana memoria si nasconde la crudeltà di una diffusa bulimia, il fiume di prodotti da banco di plastica e cartone è un vortice di imminente spazzatura e le illusioni ottiche che sembrano risucchiarci dai muri e dai pavimenti sono in effetti il “buco nero” del consumismo che tutto inghiotte. “Mischio quello che ho imparato negli anni, dalla street art all’utilizzo dello spazio, con elementi neo pop dai videogiochi, cartoni animati e dalla cultura popolare, uniti all’idea dei prodotti di largo consumo: tutto questo mischiato, digerito e in direzione del buco nero che ci sta risucchiando” il tutto rappresentato in uno spazio attraverso tele, semisfere concave in vetroresina (che a parete danno l’effetto di inversione tra concavo e convesso) e un grande tappeto anamorfico che creerà un effetto di grande impatto visivo in una stanza completamente nera: provare per credere, non c’è riproduzione che tenga! Ci sono poi i cubi in retro prospettiva, che “creano uno strano effetto di tridimensionalità virtuale, che sembrano ruotare seguendo l’osservatore mentre si muove: un effetto che va visto dal vivo e in foto…non rende!”

Cos’ha insegnato a PAO il lavoro in strada se oggi l’artista è in grado di costruire uno spazio così sperimentale e ricercato, oltre che ricco di significato?
“Dalla strada ho preso il saper sfruttare gli angoli e gli spazi “che si trovano”, in questo caso sono riuscito a lavorare con gli angoli in modo che io stesso non avevo mai visto, salvo qualche lavoro di Castellani, ma queste opere sono tutt’altra cosa, molto più giocose e creano una tridimensionalità inversa molto particolare (…) La sperimentazione è un elemento fondamentale per me: per anni ho dipinto in strada e mi ha dato grandi emozioni. Nel momento in cui sono andato su tela cercavo qualcosa che mi facesse riscoprire questo stupore e questa trasformazione dello spazio che posso fare in interni è una strada poco battuta che mi piace e può darmi tante cose da scoprire.”

La mostra è curata da Jacopo Perfetti ed è corredata di un ricco catalogo che ripercorre le creazioni dell’artista milanese, alla sua quarta mostra personale, e dagli ormai innumerevoli contributi in strada, sia permanenti che temporanei.

> informazioni su:
www.arteagallery.it
https://www.facebook.com/events/383336891847951/?ref=ts&fref=ts