Pedro Barbeito
Will Cotton
Ann Craven
Jules de Balincourt
Benjamin Degen
Bart Domburg
Lalla Essaydi
Wayne Gonzales
Kent Henricksen
Matthew Day Jackson
Jutta Koether
Damian Loeb
Enoc Perez
Daniel Rich
Lisa Ruyter
Dana Schutz
Jessica Stockholder
John Tremblay
Kelley Walker
Dan Walsh
Kevin Zucker
La pittura alla fine dell'arte. Trenta lavori di 21 artisti che, indipendentemente dalla loro nazionalita', sono accomunati dall'operare nel contesto newyorkese. Opere che hanno in comune non soltanto lo spazio temporale in cui sono state prodotte (dal 2001 al 2008), ma soprattutto la dilatazione degli strumenti concettuali e formali di investigazione della pittura in altri territori.
La Collezione Maramotti inaugura il proprio spazio espositivo
temporaneo con una mostra collettiva costituita da opere della
propria collezione, acquisite recentemente.
Trenta lavori di ventun artisti che, indipendentemente dalla
loro nazionalità, sono accomunati dall’operare nel contesto
newyorkese. Opere che hanno in comune non soltanto lo spazio
temporale in cui sono state prodotte (dal 2001 al 2008), ma
soprattutto la dilatazione degli strumenti concettuali e formali
di investigazione della pittura in altri territori. Con l’inizio della
globalizzazione la pittura ha saputo/dovuto, con strategie
individuali, porsi in dialogo coi nuovi media. Nella costruzione
del quadro l’artista si appropria di strumenti che l’universo
tecnologico e industriale gli suggeriscono, articolando forme e
superfici aderenti ad una percettività generata dai prodotti di
massa e dall’immaginario tecnologico: dal detrito naturale,
all’oggetto trovato fino a photoshop. Nessuna opera di questa
mostra si consuma però nel discorso sul metodo; il metodo è
sempre medium di un discorso iconografico.
Alcuni degli artisti (Perez, Rich, Domburg, Cotton, Craven,
Ruyter, Gonzales, Loeb) appropriano le loro immagini da
fotografie, ritagli di giornali, cartoline postali, libri, fotogrammi
cinematografici, elaborazioni digitali che divengono soggetto
della rappresentazione, con modalità e obiettivi diversi. Ciò che
li accomuna è la scelta di un soggetto che "emerge" dal reale
anziché dall’ideale. L’aspetto processuale della realizzazione
dell’opera assume poi un’importanza centrale per molti degli
artisti presenti in mostra (Perez, Zucker, Rich, Cotton, Ruyter,
Gonzales, Barbeito).
Alcune opere (Henricksen, Jackson, Stockholder, Walker)
presentano superfici che hanno in comune l’aspirazione a
riconvocare le ambizioni storiche della pittura per un ruolo
visuale più avanzato fino a presentare la pittura in allusione
(Walker).
Per alcuni artisti (Perez, Rich, Domburg) l’immagine
architettonica diviene un veicolo privilegiato di inscrizione della
storia, con connotazioni politiche o allegoriche dello spazio
sociale, ma non assurge mai a puro atto di esaltazione della
superficie pittorica.
Nei dipinti di Schutz, Barbeito, Degen, Koether la figurazione
che appare, o scompare, costituisce l’evidente ritorno di un
archetipo che, costantemente interrogato e rielaborato, riesce a
riattualizzarsi creando immagini nuove.
Le modalità "astratta" e "rappresentazionale", considerate
divergenti fino agli anni Sessanta spesso coesistono nell’operato
di ogni artista. De Balincourt lavora su entrambi i binari, come
una "doppia faccia" del proprio soggettivo. L’apparente
minimalismo delle serie di figure geometriche di Walsh, allude
più all’iscrizione magica del graffito che non ad una superficie
razionalizzata. I vasti spazi monocromi saturi di geometrie
elementari di Tremblay, vedono come forma dominante
l’ovoide, figura archetipica che si moltiplica sulla tela come
cellula organica in proliferazione.
Nei dipinti della Essaydi è evidente la critica al falso realismo e
all’ inautenticità dell’esperienza di un’intera fase della pittura
occidentale; il ribaltamento critico della visione "coloniale"-
presente nella struttura dei quadri orientalisti – diventa il
soggetto della sua opera. Un analogo uso iconografico e non
descrittivo di habitat interni definisce il lavoro di Zucker in cui
le architetture, portatrici di un progetto di pittura, alludono a
uno spazio sociale che si genera da "paesaggi interiori".
Opere di
Pedro Barbeito, Will Cotton, Ann Craven, Jules de Balincourt,
Benjamin Degen, Bart Domburg, Lalla Essaydi, Wayne
Gonzales, Kent Henricksen, Matthew Day Jackson, Jutta
Koether, Damian Loeb, Enoc Perez, Daniel Rich, Lisa Ruyter,
Dana Schutz, Jessica Stockholder, John Tremblay, Kelley
Walker, Dan Walsh, Kevin Zucker
Immagine: Matthew Day Jackson, Oracle (Days of Future Passed), 2005-2006, colore all'anilina su compensato, filato, occhi tassidermizzati, madreperla, orecchia di mare, frammenti di legno, legno combusto, ceppo di betulla, aquila indonesiana intagliata
Ufficio stampa
Studio Pesci via San Vitale, 27 40125 - Bologna tel +39 051269267 (4 linee) info@studiopesci.it
Inaugurazione ad invito: sabato 23 maggio 2009, ore 18,00.
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66, 42100 Reggio Emilia
La mostra, ad ingresso libero, è visitabile negli orari di apertura della collezione permanente:
giovedì e venerdì 14,30 - 18,30;
sabato e domenica 9,30 - 12,30 e 15,00 – 18,00.
Chiusura: dall’1 al 25 agosto 2009.