Museo Civico di S. Francesco
Montefalco (PG)
via Ringhiera Umbra, 6
0742 379598
WEB
Pedro Meyer
dal 11/10/2008 al 10/1/2009

Segnalato da

Carlo Simula



approfondimenti

Pedro Meyer
Enrica Vigano'



 
calendario eventi  :: 




11/10/2008

Pedro Meyer

Museo Civico di S. Francesco, Montefalco (PG)

Eresie. Dal Messico alla rivoluzione digitale. Retrospettiva dei lavori del fotografo messicano, ampiamente riconosciuto sia per le sue immagini provocatorie e di grande impatto che per il suo lavoro pionieristico sul trattamento digitale delle immagini. La mostra e' a cura di Enrica Vigano'.


comunicato stampa

a cura di Enrica Viganò

Continua - con il secondo di tre appuntamenti - il ciclo di mostre allestito negli spazi espositivi sottostanti la chiesa-museo di S. Francesco in Montefalco, che l’amministrazione comunale della cittadina ha voluto per promuovere l’attività espositiva di arte contemporanea in uno spazio già molto noto presso il grande pubblico per gli affreschi del 1542 di Benozzo Gozzoli.

Il secondo appuntamento è con il progetto “Heresies”, una retrospettiva dei lavori fotografici di Pedro Meyer che abbraccia cinque decadi di lavoro, che aprirà simultaneamente in 60 musei del mondo durante il mese di Ottobre.

Il fotografo messicano Pedro Meyer è ampiamente riconosciuto sia per le sue immagini provocatorie e di grande impatto che per il suo lavoro pionieristico sul trattamento digitale delle immagini. Le fotografie di Meyer mettono consistentemente in discussione i limiti fra verità, realtà e finzione. Con l’avvento delle tecnologie digitali all’inizio degli anni ’90, è stata naturale l’evoluzione di Meyer da fotografo documentarista (celebri le sue “immagini dirette”) fino a diventare un vero e proprio interprete digitale, che combina elementi tratti da varie fotografie per arrivare ad una verità altra o differente. Resta famosa la sua dichiarazione secondo cui ogni fotografia, manipolata digitalmente o meno, è comunque sia verità che finzione.
Da qui la definizione di fotografo “eretico”, e da qui il titolo della mostra. Fra i contributi personali di Meyer per lo sviluppo della fotografia digitale sottolineiamo la creazione del primo cd-rom che combina immagini e suoni, le prime stampe digitali in assoluto, nel 1994, e più recentemente la creazione del forum di fotografia zonezero.com, il sito internet a contenuto fotografico più visitato al mondo.

Questo senza contare che Pedro Meyer è stato responsabile, portavoce e organizzatore dei fotografi Latino-Americani come gruppo organizzato, dando dando alla fotografia di questi paesi un posto nella mappa del mondo dell’arte.

Meyer applica la sua straordinaria capacità visionaria ridefinendo il concetto di mostra fotografica: che cosa è una mostra fotografica oggi? Come sarà in futuro? Tutto ciò in un’era in cui i musei soffrono di grandi restrizioni economiche e il loro ruolo come istituzioni autorevoli nel mondo dell’arte è in ridefinizione. Questo nuovo ed “eretico” paradigma offre molteplici aspetti di riflessione: in primo luogo la collaborazione creativa fra curatori ed artisti e la presenza di una rete mondiale fra 60 musei che partecipano al progetto, in secondo luogo l’innovazione del modo in cui la ricerca fotografica viene compiuta e la possibilità per le istituzioni di arricchire le proprie collezioni, stimolando programmi didattici che attirano l’attenzione della generazione digitale.

Larga parte delle foto di Meyer sono state scattate in Messico, paese in cui Meyer è cresciuto dopo essere andato via dalla Spagna all’età di due anni. Non sorprende pertanto che la sua collezione consti di quasi 80.000 immagini di un Messico vissuto per oltre mezzo secolo, periodo di tempo che riflette non solo la sua evoluzione professionale ma anche i cambiamenti tecnologici della fotografia come medium. Dagli esperimenti iniziali durante la metà degli anni ’50 fino ai più recenti, e quindi dal bianco e nero fino al colore e al digitale, Pedro Meyer ha documentato momenti importanti come i terremoti del 1957 e del 1985, il movimento studentesco del 1968, il Festival rock di Avándaro del 1971, sfidando sempre ogni concetto iconico di qualsivoglia visione “ufficiale” del Messico. Solo il numero e la varietà delle immagini di Meyer sembra riuscire a definire questa nazione. La natura audace dell’opera di Meyer risiede dunque in questa comprensione quotidiana, universale ma allo stesso tempo intima. Come ha sottolineato Elizabeth Ferrer, Meyer è stato in grado di “ritrarre le realtà delle persone, ricche o povere, vista la sua consumata abilità di visualizzare l’intensità e l’incalcolabile diversità umana del Messico, che rimarrebbe altrimenti nascosta.”.

In occasione delle retrospettiva di Pedro Meyer verrà inaugurato il nuovo ingresso del museo con bookshop e caffetteria, e i nuovi spazi per le attività didattiche.

Per informazioni stampa ed immagini
Carlo Simula
carlo.simula@loom.it
347 7973217

Complesso museale della Chiesa di S. Francesco
via Ringhiera Umbra, 6 Montefalco (PG)

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