Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci
Prato
viale della Repubblica, 277
0574 5317 FAX 0574 531900
WEB
Progressive Nostalgia
dal 25/5/2007 al 25/8/2007
tutti i giorni, ore 11-19, chiuso martedì

Segnalato da

Camilla Bernacchioni




 
calendario eventi  :: 




25/5/2007

Progressive Nostalgia

Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato

Arte contemporanea dall'ex URSS. Sono oltre 100 le opere dei 43 artisti provenienti da Armenia, Azerbaidzhan, Byelorussia, Estonia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Georgia, Lettonia, Lithuania, Moldova, Russia, Ucraina, tra i quali figurano vari gruppi e collettivi, 10 i progetti speciali realizzati per questa ricca e articolata panoramica che oltre alle sale espositive invade tutti gli spazi del Centro Pecci, dalla facciata esterna al piano terra, dalla sala teatro all'ingresso. A cura di Viktor Misiano.


comunicato stampa

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Arte contemporanea dall’ex URSS

a cura di Viktor Misiano

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dal 27 maggio al 26 agosto 2007 presenta, “Progressive Nostalgia”, una grande mostra collettiva dedicata all’arte contemporanea dall’ex URSS curata da Viktor Misiano. Sono oltre 100 le opere dei 43 artisti provenienti da Armenia, Azerbaidzhan, Byelorussia, Estonia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Georgia, Lettonia, Lithuania, Moldova, Russia, Ucraina, tra i quali figurano vari gruppi e collettivi, 10 i progetti speciali realizzati per questa ricca e articolata panoramica che oltre alle sale espositive invade tutti gli spazi del Centro Pecci, dalla facciata esterna al piano terra, dalla sala teatro all’ingresso.

A 17 anni dalla mostra “Artisti russi contemporanei”, la prima rassegna presentata in Europa pochi mesi dopo il crollo del Muro di Berlino, il Centro Pecci propone un nuovo appuntamento con l’arte contemporanea dell’est per cercare di capire, descrivere e illustrare la situazione delle arti dell’ultimo decennio in Russia e negli altri paesi dell’ex URSS dopo che questo smisurato spazio geo-politico si è frammentato in numerose repubbliche indipendenti.

Cosa è successo in questi territori dopo il dissolvimento di quella federazione? Che cosa produce, a quindici anni dalla così detta indipendenza, la scena artistica di quei paesi? Cosa stanno facendo i giovani artisti formatisi dopo la fine del socialismo reale? In che modo sentono affermata, forse troppo rapidamente, “la fine delle transizioni”, la “stabilizzazione” e la “normalizzazione”?

Sono questi gli interrogativi a cui la mostra “Progressive Nostalgia” tenta di rispondere sostenendo l’ipotesi che si possa ancora guardare alla coscienza artistica e culturale di quest’area gigantesca come a un unico contesto, nonostante la caduta dell’Unione Sovietica e le differenze che hanno contrassegnato i processi di indipendenza e sviluppo dei paesi che un tempo ne erano membri.

Nonostante il titolo possa trarre in inganno, “Progressive Nostalgia”, è una mostra che parla del presente e delle sue interazioni e inevitabili connessioni con la storia degli ultimi anni perché ogni definizione della contemporaneità presuppone un dibattito sul passato, ogni autodefinizione nel presente assume i contorni di una riflessione storica. Di conseguenza la nostalgia, oggi, “è una forma di riflessione sulla contemporaneità, è la capacità di assumere una posizione nel presente e di lanciare una sfida al futuro. Questa è una mostra sulla nostalgia progressista.” (Viktor Misiano)

A partire dal desiderio di accedere alle potenzialità utopiche che nel nostro presente latitano in maniera flagrante ma che hanno segnato un’epoca che troppo facilmente e prematuramente vuol essere dimenticata o svenduta, la mostra presenta attraverso i lavori degli artisti l’esperienza, spesso traumatica, di essere inclusi in un mondo globale; l’esperienza della ritrovata libertà ma anche il riconoscimento dei suoi aspetti condizionanti; l’esperienza di apertura ad un mondo Occidentale che, non essendo più un mito, può diventare motivo di infelicità e malcontento.

L’esperienza sovietica, con le sue criticità e problematicità, attrae ancora “per le dimensioni del progetto politico che ha generato (Osmolovsky), per la forza delle idee creative che stanno alla sua base (Budratskis, Galkina, Ter-Oganjan), per la sua sfera pubblica (Urbonas), per l’appartenenza alla cultura europea classica (Gutov), oppure per il suo romanticismo rivoluzionario (What is to be done?). Queste allusioni al passato riflettono la delusione verso la nuova situazione postsovietica e contengono un’accusa diretta alla corruzione politica e alla povertà di valori che caratterizza la contemporaneità.” (Misiano)

E ancora, sotto quale forma può, oggi, di nuovo riaffiorare alla mente il socialismo sovietico? “Come idillio collettivistico (Chernysheva) o sotto le spoglie di un’Arcadia pseudoantica (Stasiulyte).” (Misiano)
Mentre, l’universo materiale della modernity sovietica diviene oggetto di ricerche antropologiche anche in quell’occidente al quale si è sempre contrapposta (Arkhipov).

Guardare alle cose di oggi con una certa distanza significa capire che “la storia non è un monumento equestre, ma la pelle alla rovescia di un cavallo scuoiato (Meldibekov).” (Misiano) Con il riso, la critica aspra, il sarcasmo intellettuale che hanno sempre caratterizzato l’arte di questi paesi, si torna anche oggi ad “opporsi al potere, qualsiasi forma esso assuma, dai brogli elettorali (Azat) all’ideologia nazionalistica (Chichkan) o a quella globalizzatrice (Braila), dall’industria dei media (Buldakov), a quella dei consumi (Rakauskaite) e dello svago (Bratkov).” (Viktor Misiano)

Come l’avanguardia non ufficiale ha smontato il mondo propagandistico e celebrativo dell’arte ufficiale sovietica, oggi l’arte contemporanea postsovietica smonta il mondo globale prospettando la dignità di ripensare la storia di fronte alla vacuità del semplice “qui e ora”. Il filo conduttore della mostra è l’attualità della posizione di questi artisti, la loro sensibilità nei confronti di una ‘nostalgia’ che non riguarda soltanto questi paesi ma tutti noi perchè tende al progresso sociale, civile e culturale.

Una mostra che anche nel suo allestimento segue una vera e propria narrazione dividendosi in capitoli dal titolo evocativo: Addio alla grande narrrativa, La guerra vista dalla mia finestra, In cerca d’identità, Il mondo nuovo, L’urlo, Progetto umano, Nostalgia progressista, Che fare?, Nel futuro.

Gli artisti

Vaharam Aghasyan, Vladimir Arkhipov, AZAT (Azat Sargsyan), Babi Badalov, Pavel Braila, Sergey Bratkov, Ilya Budraitskis, Alexei Buldakov, Petr Bystrov, Olga Chernysheva, Ilya Chichkan, Ulan Djaparov, Factory of Found Clothes (FFC), Natalja Pershina-Yakimanskaya (Gluklya), Olga Egorova (Tsaplya), Yevgeniy Fiks, Alexandra Galkina, Dimitri Gutov, Maxim Karakulov, Gulnara Kasmalieva, Olga Kisseleva, Aleksander Komarov, Irina Korina, Vladimir Kupryanov, Erbossyn Meldibekov, Nokolay Oleynikov, Anatoly Osmolovsky, Kerim Ragimov, Koka Ramishvili, Egle Rakauskaite, Mark Raidpere, The ‘R.E.P.’ Group, Laura Stasiulyte, Konstantin Sulaberidze, Sophia Tabatadze, David Ter-Oganjan, Leonid Tishkov, Jaan Toomik, Nadia Tsulukidze, Nomeda & Gediminas Urbonas, Dmitry Vilensky, Yelena Vorobyeva, What is to be done? (A platform for engaged culture).

Il curatore

Viktor Misiano è nato nel 1957 a Mosca, dove vive e lavora. Fondatore e direttore della rivista “Moscow Art Magazine”, è stato uno dei più attivi curatori russi dal periodo della Perestroika sino ad oggi.
Dal 1980 al 1990 è stato curatore del dipartimento arte contemporanea presso il Museo Pushkin di Belle Arti e dal 1992 al 1997 direttore del Centro per l’Arte Contemporanea di Mosca. Oltre a numerose mostre realizzate presso molti musei europei, ha partecipato a diversi progetti curatoriali nell’ambito delle biennali di Istanbul (1992), Venezia (1995, 1997, 2003) e Valencia (1999), è stato membro del team curatoriale della prima edizione di Manifesta a Rotterdam (1996).

Il catalogo

La mostra è accompagnata da un catalogo edito dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, curato da Marco Bazzini e Viktor Misiano in edizione bilingue italiano/inglese. Il volume, oltre a presentare le opere esposte, raccoglie brevi, ma essenziali, testi firmati da tutti gli artisti e alcuni saggi critici di importanti intellettuali che contribuiscono a contestualizzare la scena artistica all’interno della società postsovietica.
Saggi di: Viktor Misiano, Teimur Daimi, Yevgeniy Fiks, Dmitry Vilensky, Keti Chukhrov, Boris Chukhovic e una lunga intervista a Boris Groys a cura di Viktor Misiano e Aleksej Penzin.

Visite guidate gratuite

Per tutta la durata della mostra la sezione didattica del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci organizza il sabato mattina alle ore 11 visite guidate gratuite. Il servizio, che dà la possibilità di visitare la mostra con la guida di personale specializzato, è disponibile gratuitamente, con il solo pagamento del biglietto d´ingresso. Non è necessaria la prenotazione. Inoltre la sezione didattica propone percorsi guidati per gruppi (minimo 15 persone) su prenotazione: Telefono 0574-531835 / 531825; email didattica@centropecci.it.

Ufficio stampa: Camilla Bernacchioni - press@centropecci.it t. 339 6314494 - fax 0574 531901

Inaugurazione 26 maggio 2007

Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci
Viale della Repubblica, 277 – Prato
Orari: aperto tutti i giorni, ore 11-19, chiuso martedì
Ingresso: intero 5 euro, ridotto 4 euro.

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Progressive nostalgia
Contemporary Art from the Former USSR

Project curated by Viktor Misiano

15 years have gone by since the disappearance of the enormous geo-political space, previously called the USSR. But, what is happening in the various countries that were to be found on its territory? Moreover, what’s happening now, in the middle of the first decade of the new 21st century? What does define the art scene of these countries today? In the middle of the new decade? After fifteen years of the so called “independence”? What are young artists, who developed after the end of real socialism, doing? And how are those artists, well known during the previous decade, working? How do they experience the perhaps hastily proclaimed, “end of transmission period”, the “stabilization” and the “normalization”?
This exhibition comes at the right moment because as more time separates us from the fall of the Berlin wall, wider is the distance that separates us from the previous age, and more vital becomes the task of understanding that past. This is something we can see not only in the works of the Russian artists but also in the artworks of the Baltic countries who, in their official politics try to forget about the historic past. And this is obvious in spite of the difference of the cultural worlds of these countries and in spite of the difference in their actual geo-political situation, the reference points in their post-Soviet development were the same and it is beyond controversy that their experience of modernity is the Soviet period.

This is an exhibition about a part of the global world, about a multi-dimensional world that wants to be or tries to look one-dimensional, about every part of this world that has its own past, without which it is impossible to understand the present. This is not an exhibition about the past but about the present and its natural interaction with the past.
This exhibition will show the reflection of the artists about the experience of their insertion in the global world, about the trauma of this experience, about losses and gains, about the experience of freedom and about the acknowledgment of its conditional character, about the opening of the Western world that, having stopped to be a myth, turned out to be a disappointment. This is an exhibition about searching one’s place in a world that proved to be not only big but enormously multi-layered and a labyrinth. As a consequence this exhibition is not about nostalgia, that is seen as a conservative experience, passionate or even reactionary, but it is a reflection on the new modernity, on self-definition today, in front of new problems. This is an exhibition about progressive nostalgia.
The show will present artists not only from Russia, but also from Armenia, Azerbaidzhan, Byelorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Georgia, Latvia, Lithuania, Moldova, Ukraine, and Estonia. The artists are of the young generation and of the old one: the main criterion for their presence – is the present-day relevance of the author’s position, and his sensibility towards the central problem of the exhibition – “progressive nostalgia”.
The exhibition is accompanied by an exhaustive catalogue edited by Marco Bazzini and Viktor Misiano with essays by important authors from different countries, giving local perception on the experience of “progressive nostalgia”.

Works by: Vaharam Aghasyan, Vladimir Arkhipov, AZAT (Azat Sargsyan), Babi Badalov, Pavel Braila, Sergey Bratkov, Ilya Budraitskis, Alexei Buldakov, Petr Bystrov, Olga Chernysheva, Ilya Chichkan, Ulan Djaparov, Factory of Found Clothes (FFC), Natalja Pershina-Yakimanskaya (Gluklya), Olga Egorova (Tsaplya), Yevgeniy Fiks, Alexandra Galkina, Dimitri Gutov, Maxim Karakulov, Gulnara Kasmalieva, Olga Kisseleva, Aleksander Komarov, Irina Korina, Vladimir Kupryanov, Erbossyn Meldibekov, Nokolay Oleynikov, Anatoly Osmolovsky, Kerim Ragimov, Koka Ramishvili, Egle Rakauskaite, Mark Raidpere, The ‘R.E.P.’ Group, Laura Stasiulyte, Konstantin Sulaberidze, Sophia Tabatadze, David Ter-Oganjan, Leonid Tishkov, Jaan Toomik, Nadia Tsulukidze, Nomeda & Gediminas Urbonas, Dmitry Vilensky, Yelena Vorobyeva, What is to be done? (A platform for engaged culture).

Exhibition promoted by:
Regione Toscana
TRA ART rete regionale per l'arte contemporanea
Comune di Prato

With the support of: Fondazione Monte dei Paschi di Siena

and the partecipation of: ASM SpA, Gruppo Consiag, CariPrato SpA e Unione Industriale Pratese

Press Office: Camilla Bernacchioni - press@centropecci.it t. 339 6314494 - fax 0574 531901

Opening: 26 May, 6 pm

Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci
Viale della Repubblica, 277 - 59100 Prato
Hours:
open daily, 11.00-19.00, closed Tuesday
Admission: full 5 euros, reduced 4 euros.

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