Associazione Culturale Satura
Genova
piazza Stella, 5/1
010 2468284 FAX 010 6046652
WEB
Sei mostre
dal 20/3/2015 al 31/3/2015
mar-ven 9.30-12.30 e 15-19; sab 15-19

Segnalato da

Satura Art Gallery




 
calendario eventi  :: 




20/3/2015

Sei mostre

Associazione Culturale Satura, Genova

Tommaso Panzeri in 'Untitled Works'; Riccardo Panusa in 'Fluttuazioni cromatiche'; Francesco Firpo in 'Complessita' progressive tridimensionali'; Giannetto Fieschi in 'Ceramiche; Necati in 'La realta' e le nuvole' e Constantin Stan Neacsu in 'Segni'.


comunicato stampa

Tommaso Panzeri
Untitled Works

a cura di Flavia Motolese

Carta, per Tommaso Panzeri non è semplice supporto. Carta è una necessaria condizione espressiva. Fatta a mano, è l'oggetto, il prodotto di altre mani, opera nell'opera che non da meno è una sorta di contributo esterno alla finalizzazione di ogni suo lavoro. E sebbene Panzeri non lesini nella proprietà di un atto pittorico fisicamente determinato, quanto evidente, qualcosa di Alighiero Boetti (dalle opere biro su carta agli arazzi) dev'essere sedimentato nel suo modo di concepire l'opera d'arte approssimando un senso quasi collettivo, come fosse qualcosa di assolutamente permeabile da interventi esterni alla dominante figura dell'artista.

Il foglio accompagnerà l'artista nella sua esperienza, sarà l'incipit del racconto, superficie mobile e in movimento, quei suoi bordi corrosi avranno e daranno peso creativo, saranno la pressante irregolarità che reclude ogni singolo lavoro di Panzeri in uno spazio minimo (le dimensioni sono costantemente ridotte) senza eluderlo dall'infinito. Fogli come steli indecifrabili, in cui l'unica parola appartiene ai valori cromatici basso-consistenti, sulle quali è molto spesso una regolarità sfuggente a metter in evidenza il sintomatico desiderio d'incalzare la precisione, non per farne l'oggetto primario del proprio interesse ma per sezionarla, così da estrarne nuovi - e possibilmente infiniti - stimoli.

Toni prevalentemente neutri, macchie asimmetriche combinate ai minimi solchi lasciati dal pennello imbevuto d'acqua e pigmento; un fondo che senza troppo sgomitare riprende la sua identità, centrale per una scansione verticale che pare preparata ad essere la citazione moderna di un patriottismo perso, sbiadito assieme ai colori delle proprie bandiere. Il richiamo a Rothko si è fatto forte, è stato cullato da un Panzeri che ha imparato a gestire la propria libertà d'artista, a maneggiare anche gli schemi più graficamente semplici e immediati. Il medesimo, identico Panzeri che ha potuto mettere sotto chiave l'eccesso in ogni sua digressione, riappropriandosi di un'astrazione che prima d'essere forma d'arte è transito esperienziale. (Testo critico a cura di Andrea Rossetti)

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Riccardo Panusa
Fluttuazioni cromatiche

a cura di Marta Marin

Matericità impalpabili affiorano nelle opere di Riccardo Panusa con intuizioni poetiche che trovano nella luce la loro matrice. Il messaggio lirico che permea la superficie pittorica smarrisce ogni tentativo razionale di penetrarne il senso profondo. Un’indeterminatezza ricalcata da un colorismo di chiara luminosità diffusa, attenta ai valori ritmici tra chiari e scuri, tra toni e semi toni. I colori si distendono nello spazio componendo figurazioni che alludono a un reale ancora riconoscibile, echi residui della realtà, trasportati da invenzioni fantastiche su un diverso piano conoscitivo fatto di immedesimazioni impulsive. L’impianto compositivo si struttura attraverso raffinate stesure coloristiche che dissolvono i contorni sfumando ogni dato descrivibile in percezione, apparenza.

Una pittura informale modulata sul senso icastico di una spazialità cromaticamente determinata. Costante nelle intuizioni pittoriche di Panusa è una necessità narrativa che si traduce in apparizioni suggestive cariche di frammenti di sogni e ricordi. Solo nei rarefatti segni grafici, che si leggono tra le stesure cromatiche, è possibile recuperare tracce tangibili di quell’universo interiore ed inconscio che riaffiora sotto forma di luce e colore. L’autobiografismo lirico di Afro sembra trovare nella ricerca artistica di Panusa una soluzione di maggiore fluidità tonale, grazie all’utilizzo di velature e scarti cromatici meno marcati. La componente gestuale accentua il potere evocativo delle immagini, annullando la distanza tra la realtà soggettiva e quella oggettiva e determinando un’immediata sollecitazione emotiva. L’artista ci rende partecipi di una dimensione interiore in cui il sentire si tramuta in forme astratte di pura leggerezza, che sembrano quasi oscillare ondivaghe in un spazio incorporeo. (Testo critico a cura di Flavia Motolese)

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Francesco Firpo
Complessità progressive tridimensionali

a cura di Flavia Motolese

Imprimere il movimento ad un corpo statico non è un paradosso quando si analizza l’opera di Francesco Firpo. Le sue sculture in legno sono strutture articolate che si sviluppano nello spazio a partire da pochi elementi volumetrici: la forma base da cui parte il procedimento creativo, moltiplicandosi potenzialmente all’infinito, materializza l’energia del moto, rappresentando in un continuum il movimento e la sua fluidità. L’artista immagina corpi che si estendono nello spazio a partire da poche forme essenziali caratterizzanti, creando un ipotetico movimento di cui testimonia ogni singolo passaggio e mostrando, attraverso la concatenazione dei singoli pezzi, la continuità del gesto.

Un’impalcatura complessa che trova nella compenetrazione dei piani prospettici il suo dato peculiare. Simili ad una spirale o ad un nucleo, le sculture si allungano e si avviluppano su se stesse, foriere di un artificio che trova nel Futurismo la sua più diretta ascendenza. Le linee di contorno irregolari le dilatano nello spazio, come se si protendessero verticalmente o orizzontalmente spinte da forze connaturate alla materia. Osservando le sue sculture da punti di vista diversi, assumono un aspetto differente e si scoprono dettagli a seconda della prospettiva. Sembra che le figure si modellino a seconda dello spazio interno e circostante, come in una sorta di avvitamento/torsione; ogni singolo tassello si avvolge attorno alla figura in un moto a spirale, coinvolgendo i diversi piani in una rotazione che suggerisce un’ulteriore espansione delle forme. Firpo, grazie alle sue creazioni visionarie, sembra creare microcosmi in grado di fondersi con l’ambiente circostante e di dominare l’aria stessa che diventa parte integrante delle sculture, plasmata come il mogano, il noce e l’abete.

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Giannetto Fieschi
Ceramiche

a cura di Mario Napoli

Dare forma e una connotazione alla dimensione trascendente dell’esistenza è il dato peculiare dell’opera artistica di Giannetto Fieschi. Una sensibilità profonda che, nutrita da un vasto bagaglio artistico-culturale, gli ha permesso di creare opere di straordinaria forza espressiva: ogni immagine è trasposta accentuandone l’elemento spirituale come in un processo tautologico esteriorizzante. Anche il dato naturale è rappresentato in quanto strumentale ad una documentazione introspettiva della realtà, pervasa da un forte senso di sacralità della vita. Ciò che traspare dal lavoro di Fieschi è una complessa struttura di spiritualità, energie primigenie, simbologie, elementi onirici ed iconologie. Linee raffinate e sinuose, derivate dall’incisione, coniugate ad intense cromie danno vita ad una figurazione di stampo classico, in atmosfere metafisiche percorse da misteriose energie sotterranee. La presenza ricorrente di segni grafico-calligrafici, mutuati dall’antichità, rimanda a quella dimensione mistica ed esoterica che per l’artista sembra essere profondamente connaturata in ogni aspetto del reale. Allegorie visive della condizione esistenziale in cui si intrecciano spiritualità e concreta materialità, un’epica per immagini, atemporale e ageografica, che tocca i più alti vertici aulici per poi sprofondare negli abissi delle angosce dell’uomo contemporaneo. Fieschi, durante tutto il corso della sua vita, ha sempre avvertito l’urgenza di indagare le cose nel profondo per coglierne l’essenza, in un tentativo di dominare ciò che va oltre la nostra comprensione, le leggi sovrumane che regolano il mondo, la radice profonda che connette tutti gli esseri viventi in un destino universale di inizio e fine. La mostra a SATURA, incentrata sulla produzione ceramica del maestro genovese, vuole essere un omaggio ad un grande narratore della condizione umana, colto e visionario, che ha reso con onesto disincanto la sua percezione della realtà. (Testo critico a cura di Flavia Motolese)

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Necati
La realtà e le nuvole

a cura di Elena Colombo

Lo sguardo di NECATI - Nello Catinelllo ricerca le geometrie razionali nel panorama che ci circonda, “dalla terra alle nuvole” dalla Cultura alla Natura trascendente, intesa come complemento del complesso linguaggio umano. Scomparendo come presenza fisica dall’inquadratura, l’individuo si avvicina all’essenza dell’ambiente. L’idea è simile a quella sottesa ai progetti di Massimiliano Fuksas: al contempo figurativi e concettuali, matematici ma emozionanti. L’Arte e la quotidianità trovano la loro espressione nella varietà dei codici modulari architettonici. La post-modernità degli edifici regala soluzioni visive derivate dalle nuove tendenze dell’Architectural Photography e si rispecchia nelle proporzioni nascoste nell’atmosfera eterea al di sopra delle nubi. Inconsuete angolazioni rivelano la bellezza delle strutture, nelle quali spicca una solidità che pare in contrasto con le distese di sbuffi vaporosi in movimento nel cielo. I contrasti chiaroscurali rendono le gamme tonali vicine all’arte orientale tradizionale, agli Studi di John Constable o addirittura alla drammaticità di Joseph Mallord William Turner. È una fotografia che si nutre di un’estetica spirituale ma anche capace di trasportare Ansel Adams all’interno di un sottotesto sociologico, riducendo i paesaggi ai modelli dell’economia spaziale. Con la loro riproducibilità simmetrica, i percorsi del singoli si moltiplicano in perimetri esponenziali e schematici, fino ad incontrarsi nella babele di idiomi della città: indicazioni e luci, emergendo dal buio, sfatano ogni concezione utopica e confondono invece di chiarire i punti di riferimento.

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Constantin Stan Neacsu
Segni, mostra personale

a cura di Mario Napoli

Energia, colore, fibre naturali aggrappate alla tela nell'intenzione di estrarre in volumetria un segno rapido-informale, che è anche nodo centrale di quest'azione pittorica fondata su un pensiero plastico. Ulteriori presupposti non occorrono per inserire l'astrazione definita da Constantin Stan Neacsu in una sorta di bilinguismo espressionista costruito a partire dal gesto, dal colore schizzato a creare masse o altrimenti steso con la logica di campiture mobili, all'interno delle quali è la texture impressa dal pennello a validare enfaticamente il suo stesso passaggio. Azzardare sull'atto produttivo, saperlo fare con le giuste proporzioni, questo porta con facilità l'artista romeno a bucare l'essenza di un colore saldamente ancorato alla visione bidimensionale. A superare pertanto i limiti costitutivi della pittura. Quelle fibre naturali poco prima citate hanno già assunto un ruolo principale, intrecci di paglia imbevuta di colore che incitano l'action painting di Pollock o del primo Congdon ad essere oggetto del desiderio di una vera aspirazione fisica (opportunamente distanziata dallo Spazialismo), e l'operazione pittorica a spostarsi per gran parte sul piano dell'oggettiva tangibilità, dove nulla è più (o almeno solo) finzione cromatica. In questa ideale cultura visiva sorgono strutture, pareti di percettivo realismo, create unicamente da una manifesta disposizione caso-istintuale nei confronti della materia. Dall'estroflessione delle masse dipinte alla costituzione di un campo di scoperta ben più ampio, dove “pittorico” è il modo per relazionarsi a qualcosa che può confondere e disorientare, puntellando in maniera piuttosto persistente i rapporti di percezione tra materia volumetrica (realmente esistente) e materia piatta (potenzialmente esistente). Risolvendo, senza sconti, il gap tra concretezza e finzione. (Testo critico a cura di Andrea Rossetti)

Inaugurazione sabato 21 marzo ore 17

Associazione Culturale Satura
piazza Stella, 5/1 Genova
mar-ven 9.30-12.30 e 15-19; sab 15-19
ingresso libero

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