Atlantis. Quadri, acqueforti su tela e litografie. L'autore collega la crisi di oggi all'immagine platonica di Atlantide che si inabissa, matrice da secoli di angosce ancestrali ricorrenti.
a cura di Alexander Borovsky
La galleria Barry Friedman Ltd di New York ha il piacere di presentare “Atlantis”, mostra
personale dell'artista russo Maxim Kantor comprendente quadri, acqueforti su tela e litografie.
La mostra è curata da Alexander Borovsky, responsabile della sezione Arte Contemporanea del
Museo Russo di San Pietroburgo e dalla curatrice italiana Cristina Barbano. La mostra sarà
aperta in contemporanea alla Biennale di Venezia a Palazzo Zenobio, Dorsoduro 2596.
Maxim Kantor è uno degli artisti Russian-born della sua generazione più apprezzati dalla critica.
La sua posizione nell'arte contemporanea è insolita. Infatti è riconosciuto dal mondo dell'arte non
solo come pittore, ma anche come scrittore professionista, saggista e pubblicista dalla forma
mentis apertamente filosofica. Come ha scritto il patriarca della critica moderna, Arthur Danto,
«al giorno d’oggi gli artisti fanno ciò che in precedenza era pertinenza dei filosofi: costringono a
riflettere su cosa significhino le loro opere». Al tempo stesso nell'arte post-postmodernista il
messaggio filosofico appare raramente in forma palese, ma in genere si maschera in modo
diversi e si cela dietro a mediazioni ironiche e parodistiche. Kantor non nasconde la
connotazione filosofica della sua arte. È davvero un uomo di idee.
La mostra proposta, Atlantis, è dedicata all'attuale, ed ennesima crisi della civiltà. L'autore
collega la crisi di oggi all'immagine platonica di Atlantide che si inabissa, matrice da secoli di
angosce ancestrali ricorrenti. Le meditazioni critiche sul destino della civiltà occidentale che
generalmente accompagnano i momenti di vera e propria crisi della sua esistenza non sono
contenute soltanto in testi fondamentali che hanno ampiamente influenzato la vita sociale ( dal
"Capitale" di K. Marx attraverso il "Tramonto dell'occidente" di O. Spengler almeno fino a "Lo
scontro delle civiltà" di C. Huntington), ma anche nell'opera di Kantor.
Le riflessioni di Kantor si manifestano nel volgersi dell'arte verso rappresentazioni visive,
immaginarie o storicamente fondate, come Atlantide, la torre di Babele, la distruzione di Pompei,
la torre di Tatlin, le Torri Gemelle, simboli della vanità dei progetti grandiosi, della finitezza
degli sforzi umani, del ritmo ciclico dell'essere storia. In questo senso il progetto di Kantor è
dedicato alla crisi delle "grandi utopie" (a differenza delle "piccole utopie" rappresentate dal
curatore Germano Celant alla Fondazione Prada, "The small Utopia Ars Multiplicata"). Come
scrive Kantor, l'Oceano del tempo ha inghiottito le ambizioni di molti imperi: sono andati a
fondo Babilonia e l'Egitto, l'Impero Mongolo e l'Impero Ottomano e l'Unione Sovietica. L'artista
ritiene che lo stato attuale della civiltà occidentale corrisponda alla fase della bassa marea storica
alla quale inevitabilmente fa seguito un'alta marea potente e minacciosa. La metafora del mare,
dominante nella mostra, trasmette il quadro del movimento del tempo, per l'autore il mare è
l'immagine del tempo che vive con leggi proprie.
Il mare che si allontana è l'immagine chiara della recessione della civiltà. Le basse maree
oceaniche denudano il rilievo del fondo e la gente si muove confusa con l'acqua fino al
ginocchio, metafora evidente del senso di smarrimento dei nostri giorni. Alla bassa marea segue
inevitabilmente l'alta marea, seguono le rivoluzioni, le guerre e le tempeste. L'oceano avanza e
tutto avvinghia con il suo manto. Alternando le immagini di alte e basse maree l'artista ci fa
sentire la dinamica dei cicli storici.
L'immagine della Torre-Stato, come l'artista rappresenta Atlantis, una civiltà ambiziosissima, ma
costruita su fragili fondamenta, è il concetto centrale della mostra. Questa costruzione ha in sé i
tratti della Torre di Babele (come la ricordiamo nell'opera di Bruegel e nelle incisioni medievali),
della cattedrale gotica (un tempio che si staglia nel cielo), del grattacielo americano (simbolo
dello sforzo e della vittoria dell'attività imprenditoriale) e della torre di Tatlin (il progetto utopico
di una società di uguali). Ciascuno di questi progetti è un simbolo della civiltà. L'autore ha unito
tratti per noi riconoscibili in un'unica immagine: il tempio della civiltà. La sorte di questa strana
costruzione al centro dell'oceano, appare all'artista prederterminata.
Un altro spazio è destinato agli eroi della storia di Atlantis, ideologi e politici che suggeriscono
le concezioni dello sviluppo della società. La nostra “Torre” noi l'abbiamo costruita con le loro
istruzioni. In questo modo l'autore mostra il pantheon dei “Padri dei Tempi Nuovi”: uomini
politici da Lenin a Roosevelt, da Churchill a Mussolini per arrivare fino a Sarkosy, a Putin e a
Obama. Alcune di queste figure l'autore le mostra in primo piano: nel pantheon dei profeti
atlantidei si distinguono Marx, Lenin e Savonarola.
Il concetto è ulteriormente esplorato in Vulcanus, il terzo portfolio di Maxim Kantor, che
comprende 71 litografie con la cronica dell'ultimo secolo di storia.
Alexander Borovsky
Responsabile della sezione Arte Contemporanea del Museo Russo di San Pietroburgo
Per altre informazioni o immagini contattare:
Osvaldo Da Silva, - osvaldo@barryfriedmanltd.com
Cristina Barbano, - barbanoc@gmail.com
Preview: 29, 30, 31 maggio 2013 dalle 10 alle 18 e Breakfast con l'artista: 29, 30, 31 maggio 2013 dalle 10 alle 12
Inaugurazione: 1 giugno 2013 dalle 20 alle 23
Palazzo Zenobio
Fondamenta del Soccorso, Dorsoduro 2596 - Venezia