Galleria Franco Soffiantino
Torino
via Rossini, 23
011 837743 FAX 011 8134490
WEB
Sam Durant
dal 4/11/2011 al 24/2/2012
ma-sab 11-19, chiuso dal 24 dicembre al 2 gennaio

Segnalato da

Franco Soffiantino Gallery



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Sam Durant



 
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4/11/2011

Sam Durant

Galleria Franco Soffiantino, Torino

Per Propaganda of the deed alcuni artigiani hanno riprodotto in marmo busti di importanti figure, protagoniste della rivolta anarchica italiana tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, insieme a contenitori sui quali sono incise citazioni degli stessi rivoluzionari.


comunicato stampa

Il progetto che l'americano Sam Durant presenta in occasione della mostra presso la Galleria Franco Soffiantino di Torino è una personale evocazione del movimento anarchico attivo in Italia tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Attraverso l'utilizzo del marmo proveniente dalle storiche cave di Carrara e mediante le tecniche tradizionali della scultura, alcuni artigiani locali hanno riprodotto i busti di importanti figure, protagoniste della rivolta anarchica di quel periodo. Insieme ai ritratti sono stati riprodotti in marmo alcuni contenitori per il trasporto della dinamite e la riproduzione di un sacco di carbonato di calcio, sui quali sono incise alcune citazioni degli stessi protagonisti rivoluzionari. Stiamo parlando di figure quali Carlo Pisacane, Errico Malatesta, Francesco Saverio Merlino e Carlo Cafiero, padri dell’anarchia italiana, e figure meno note come Marie-Louise Berneri ed il poeta futurista Renzo Novatore.

Se è relativamente facile immaginare il rapporto fra la parola rivoluzionaria e un contenitore di esplosivo, più difficile è quello con il carbonato di calcio ricavato dalla lavorazione dei detriti di marmo delle cave di Carrara e prodotto su scala industriale da multinazionali estere. La polvere di marmo è infatti la materia prima per molteplici utilizzi in svariati settori industriali e il sacco l’emblema della rapida mutazione in atto dell’economia legata al marmo. Il progresso della tecnologia ha velocizzato l'escavazione dei blocchi e aumentato il volume delle tonnellate di marmo giornalmente estratto e destinato oggi al mercato globale in gran parte grezzo. Nel 1868 nel pieno decollo dell’economia carrarese e agli inizi del movimento operaio il materiale escavato era di tonn. 111.194 nel 2010 la produzione di soli blocchi è stata di tonn. 980.000, il 24% del totale escavato.

Nonostante ciò la filiera della lavorazione in loco di segherie, laboratori artigianali e artistici è sempre più ridotta ed evidente l’impoverimento del patrimonio naturalistico ambientale insieme a quello socio culturale della comunità. Partendo infatti da questa complessa realtà economica e culturale e collegandosi al fatto che Carrara è stata in passato un importante centro anarchico, l'artista sembra voler traghettare in galleria non solo la problematica del marmo ma di conseguenza anche la tematica della “propaganda del fatto” messa in atto all’epoca anche dai lavoratori delle cave di Carrara che in molti dovettero emigrare portando con sé e divulgando in giro per il mondo la loro visione, le loro idee libertarie e un po’ romantiche insieme ai mestieri di cavatore e scalpellino. Alcuni di loro, come sottolinea l'artista, sono poi rientrati in Italia per combattere il fascismo e per tentare addirittura come nel caso di Gino Lucetti di uccidere lo stesso Mussolini.

Va inoltre segnalato che la scelta di lasciare alcuni dei ritratti in diverse fasi della lavorazione ha un preciso significato e fa riferimento ad alcuni fatti avvenuti a Torino negli anni Settanta. A quel tempo i sindacati protestarono per l’aumento del costo dei trasporti pubblici, attuando una strategia detta “autoriduzione”, gli utenti semplicemente pagarono un costo ridotto e si rifiutarono di pagare l’aumento. Allo stesso modo Durant ha messo in atto una sorta di “riduzione dei costi di produzione” decidendo un budget massimo per la produzione di tutto il lavoro. Laddove le ore di lavoro per terminare i pezzi fossero state superiori e il costo totale di realizzazione avesse oltrepassato la cifra pattuita, i busti sarebbero rimasti incompiuti. Si spiega così la presenza in mostra di opere dal tipico tratto del “non finito” che diventano un inevitabile rimando alle statue raffiguranti i Prigioni di Michelangelo ed ad una idea di società rimasta incompiuta.

Inaugurazione: sabato 5 novembre ore 20

Galleria Franco Soffiantino
via Rossini, 23 - Torino
Orari: dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso libero

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