Galleria Continua
San Gimignano (SI)
via del Castello, 11
0577 943134 FAX 0577 940484
WEB
Tre Mostre
dal 20/5/2011 al 26/8/2011
mart-sab 14-19

Segnalato da

Silvia Pichini




 
calendario eventi  :: 




20/5/2011

Tre Mostre

Galleria Continua, San Gimignano (SI)

Sabrina Mezzaqui - cio' che la primavera fa con i ciliegi. L'opera dell'artista e' legata a doppio filo alla scrittura e attraversa simultaneamente linguaggi diversi dando vita a poesie visive dove parola scritta e immagine si sposano in maniera armonica. 'The world is a fine place for you to fight for!' e' il titolo della mostra personale di Sun Yuan & Peng Yu. E' una frase propositiva che spinge alla coalizione per la lotta a favore della vita. L'immagine legata al titolo e' quella di tre scimmiette alle quali sono tappati con le mani rispettivamente: gli occhi, le orecchie e la bocca. L'artista giamaicano Nari Ward si confronta con lo spazio della galleria realizzando un nuovo progetto dal titolo Domino Men. La poetica della rovina, dello scarto e dell'usurato e' la cifra distintiva del lavoro di Ward. Nella sua opera emerge una concezione quasi 'animistica' del detrito.


comunicato stampa

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SABRINA MEZZAQUI
ciò che la primavera fa con i ciliegi

ciò che la primavera fa con i ciliegi è il titolo della nuova mostra personale che Sabrina Mezzaqui concepisce per gli spazi espositivi di Galleria Continua di San Gimignano.

L’opera di Sabrina Mezzaqui è legata a doppio filo alla scrittura; l’artista attraversa simultaneamente linguaggi diversi – arte figurativa e letteratura - dando vita a vere e proprie poesie visive dove parola scritta e immagine si sposano in maniera armonica. Attraverso una processualità disciplinare riflessiva e auto imposta ed una pratica minuziosa che alterna costruzione e decostruzione, Sabrina Mezzaqui riesce a rivitalizzare e a concretizzare in immagini e oggetti il sostanziale distacco con le parole. La letteratura è, dunque, l'oggetto privilegiato della sua ricerca artistica, sia come mezzo che come messaggio. La pazienza con cui l’artista costruisce ogni singola opera trasforma il tempo fisico del lavoro nel tempo di un istante apparentemente eterno, in cui ogni singola parola occupa il suo spazio e in cui lo spazio stesso è formato dall’esperienza, dal vissuto, dal cammino, dal sentiero percorso con quelle parole.

“Sono opere nuove, quasi tutte di carta, alcune in tessuti ricamati, pensate per le piccole stanze laterali della galleria. Sono infatti opere che occupano poco spazio, ma che hanno preso molto tempo, fatte a mano, da tante mani. Quasi tutte sono state ispirate da libri o testi poetici.
Le modalità di trasformazione e manipolazione dei libri sono quelle ormai usuali: taglio delle righe del testo, forme di origami utilizzando le pagine del libro, copiatura manuale degli scritti, ricamo delle lettere,… Ogni libro trova la sua forma o immagine più consona al proprio contenuto: le righe arabe del “Corano” diventano un piccolo tappeto da preghiera, le preziose parole di Etty Hillesum e Mariangela Gualtieri sono ricamate in letterine d’oro, le pagine del “Tao della fisica” assumono la forma di ingranaggi meccanici assemblati da forze in equilibrio, quante volte il bellissimo principe Myskin viene definito ‘idiota’ nel romanzo di Dostoevskij; e poi i quaderni ricamati con gli appunti da testi amati: “La casa” di Marguerite Duras, “Leggerezza” di Italo Calvino e “Quante cose sai?” Metalogo di Gregory Bateson.
C’è un lavoro fallimentare: una lastra di ghiaccio con scritto ETERNITA’, immagine rubata dalla fiaba di Andersen “La regina della neve”, che costringe il piccolo Kay a scrivere ‘eternità’ nel ghiaccio, solo così potrà diventare padrone di se stesso, del mondo e di un paio di pattini nuovi. Ma il bambino non ci riesce…
A questa impossibilità si contrappone la dichiarazione amorosa di Neruda: “Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”, da cui il titolo della mostra e della fotografia della gioiosa fioritura di un albero selvatico.
La mostra è stata preparata in primavera e ne ha respirato la fioritura o la bellezza o la felicità. L’etimo della parola ‘felice’ significa ‘fertile’, ‘nutriente’, ‘fecondo’ (questa ‘fe-‘: stessa radice di ‘femminile’).
Le opere esposte sono accompagnate da un libretto-catalogo serigrafato in 100 copie (numerate e firmate) che raccoglie le immagini dei quaderni realizzati in questi ultimi 2 anni (molti dei quali in mostra) e citazioni dai libri utilizzati, racconto dei fili di pensieri di cui sono intessuti i lavori.”
Marzabotto, 2 maggio 2011

Sabrina Mezzaqui
Sabrina Mezzaqui è nata a Bologna nel 1964, vive e lavora a Marzabotto. Numerosi gli spazi espositivi in Italia e all’estero che hanno accolto mostre dell’artista, recentemente: Arte e Design - Vivere e pensare in carta e cartone, a cura di P.Biscottini, Museo Diocesano, Milano nel 2011; Cosa fa la mia anima mentre sto lavorando? Opere d’Arte Contemporanea dalla Collezione Consolandi, a cura di F.Pasini e A.Vettese, MAGA, Gallarate, La scultura italiana del XXI secolo, a cura di M.Meneguzzo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, Linguaggi e Sperimentazioni (Giovani artisti della collezione AGI, Verona), a cura di G.Verzotti, Mart, Rovereto (TN), Libri d’artista dalla collezione Consolandi 1919-2009, a cura di G.Maffei e A.Vettese, Palazzo Reale, Milano nel 2010; Tra le mostre personali ricordiamo: Forse noi siamo qui per dire: casa, ponte, fontana, brocca, albero da frutti, finestra, L’Ozio, Amsterdam (2010); La realtà non è forte, Sala Gandini del Museo Civico d’Arte, Palazzo dei Musei, Modena (2010); Equipaje de mano/Bagaglio a mano, Istituto Italiano di Cultura - MOCA, Buenos Aires (2009); Mettere a dimora, Galleria Continua, San Gimignano (SI) (2008); Come acqua nell’acqua, Castel Sant’Elmo, Napoli (2007); C’è un tempo, GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino (2006); Sabrina Mezzaqui, One Severn Street, Birmingham, (GB) (2005).

L’artista ringrazia: Antonella Albertazzi, Grazia Bandini, Giuseppe Barile, Paolo Bascetta, Roberto Camatta, Carlo Alberto Canobbi, Cinzia Corsi, Paolo Degli Esposti, Silke De Vivo, Debora Domenichelli, Claudio Faccioli, Antonella Fiocchi, Patrizia Izzo, Jo Lolli, Ruggero Pini, Riccardo Sivelli, Elena Volpato

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SU YUAN & PENG YU
THE WORLD IS A FINE PLACE FOR YOU TO FIGHT FOR

If we win here we will win everywhere.
The world is a fine place and worth the fighting for and I hate very much to leave it.
(Ernest Hemingway)

Il lavoro di Sun Yuan & Peng Yu è incentrato sulla costante conferma del paradosso, sulla ricerca perpetua delle dualità tra il bianco e il nero, la realtà e la menzogna, il manifesto e il celato. La loro opera, apparentemente provocatoria, è la dimostrazione di una costante analisi della vita attraverso l’esperienza a cui spesso anche il pubblico è invitato a partecipare, nella volontà di trovare l’essenza e la sostanza che si nasconde dietro l’apparenza.

“The world is a fine place for you to fight for!” (“Il mondo è un posto bellissimo per il quale devi lottare!”) è il titolo della mostra personale di Sun Yuan & Peng Yu presso la Galleria Continua di San Gimignano. E’ una frase propositiva che spinge alla coalizione per la lotta a favore della vita. L’immagine legata al titolo è quella di tre scimmiette alle quali sono tappati con le mani rispettivamente: gli occhi, le orecchie e la bocca. L’antico significato era di “non vedere il male”, “non sentire il male” e “non parlare del male”. L’immagine scattata dagli artisti oggi indica invece una forzatura, le mani sono quelle di Sun Yuan che causano alla scimmia l’impossibilità di sentire, parlare e vedere.
Rimangono quindi solo spettatori passivi, come bambini di fronte alla magia di un mago che si diverte a fare apparire e scomparire gli oggetti, come persone sconcertate di fronte a un inganno.

Cos’è realmente successo? Perché sono presenti in mostra casse di un trasporto sbagliato? Sono casse rubate? Cosa contengono? Dove sono le opere? Dov’è l’arte in tutto questo?
Sun Yuan & Peng Yu interrogano se stessi e gli spettatori riguardo alla percezione della “realtà” attraverso l’inganno. Secondo gli artisti l’arte è anch’essa mera illusione, sia che abbia una sua
indipendenza o che abbia connotazioni socio-politiche, è sempre una forzatura.
In questa vita nulla è reale, tutto è teatro. Le nostre azioni sono dettate dalle regole, siamo come animali imbalsamati, attori, esseri inerti. Viviamo una realtà corrotta e corruttibile. Sun Yuan & Pen Yu ci svelano il segreto di una grande messa in scena, di un pericoloso crimine. Ci spiegano in dettaglio il processo di un’azione, ovviamente illegale, portata a termine senza il minimo intoppo, in dimostrazione di come il controllo, i divieti, le regole, il potere che controlla e manovra le nostre scelte e le nostre ideologie siano corruttibili e quindi a loro volta manovrabili.

Sun Yuan (1972 Pechino, China) Peng Yu (1974 Heilongjiang, Cina). Vivono e lavorano a Pechino, Cina.
Gli artisti sono conosciuti nel panorama dell’arte contemporanea per le loro opere spesso a carattere controverso, realizzate con l’utilizzo di materiali singolari come tessuti del grasso umano, animali vivi e feti morti. Il loro lavoro si interroga sul tema della morte e della condizione umana in modo a volte surreale e provocatorio.
Numerose le istituzioni pubbliche e private dove Sun Yuan & Peng Yu hanno esposte tra queste ricordiamo: Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Le Moulin (2011, 2009, 2008); Aichi Triennal, Nagoya (2010); Biennale di Sydney (2010); Ullens Center for Contemporary Art - UCCA, Pechino (2009); 3° Biennale di Mosca (2009); The Saatchi Gallery, Londra (2009); The National Art Center, Tokyo (2009); Groninger Museum, Holland (2009); 1° Mediations Biennale, Poznań (2008); Kunsthaus, Graz (2007); 2° Biennale di Mosca (2007); Biennale Liverpool (2006); 51° Biennale di Venezia (2005); Kunstmuseum, Bern (2005); Biennale di Kwangju (2004); MuHKA: Museum of Contemporary Art, Anversa (2004); Museum Art Contemporary, Lione (2004); Today art Museum, Pechino (2003); The 1st Guangzhou Triennial (2002); 5° Biennale di Lione (2000).

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NARI WARD
Domino Men

Galleria Continua è lieta di annunciare la prima mostra personale di Nari Ward negli spazi espositivi di San Gimignano. Per questa occasione l’artista giamaicano si confronta con lo spazio realizzando un nuovo progetto dal titolo Domino Men.

La poetica della rovina, dello scarto e dell’usurato è la cifra distintiva del lavoro di Nari Ward. Nella sua opera emerge una concezione quasi 'animistica' del detrito. Le sue installazioni sono realizzate con oggetti trovati: ferri vecchi, carrelli, passeggini, pezzi di carta, scarpe, bottiglie e qualsiasi altro materiale di scarto. L’artista rovista nella discarica dell'indifferenza e, attraverso il recupero e l’assemblaggio, restituisce vitalità e valore ad oggetti che parevano invece aver raggiunto il limite estremo del ciclo vitale ed economico. Una pratica artistica che assume il senso intrinseco del riscatto diventando, inoltre, metafora dei movimenti entropici ed evolutivi.

Mosso da un profondo senso morale Nari Ward rievoca nella raccolta degli oggetti presenze e storie legate a paure o sentimenti atavici: la vita, la morte, il trapasso, il dolore, la gioia, andando all'origine delle ragioni stesse dell'esistenza. Le sue installazioni intessono inedite trame narrative, riabilitando la materia e infondendovi nuova spiritualità. Gli oggetti che utilizza risultano carichi di storie e di memorie, esprimono prossimità, contingenza e un profondo senso di transitorietà.

Domino Men, la grande installazione che dà il titolo alla mostra, si compone di 28 elementi che riproducono a dimensione umana (circa 2 metri di altezza) le tessere del gioco del domino. Realizzati in legno bruciato, pneumatici e abiti usati. I domino giganti si articolano nello spazio in composizioni diverse: in piedi, adagiati al suolo, capovolti o rivolti all’insù. La connotazione ludica è evidente, ma anche un’inevitabile evocazione del feretro e del forte senso di caducità delle cose. L’ambiguità dell’opera innesca un meccanismo che porta il visitatore a confrontarsi con questi elementi, interrogandosi sulla loro natura, sul gioco delle parti, sui labili confini che separano il gioco, la vita e la morte. La presenza dell’uomo è evocata dagli abiti usati, con i quali l’artista crea una sorta di cavità interna che delimita il perimetro dei fori posti sulla superficie frontale di ciascuna scultura. Un’elaborazione formale che fa assomigliare queste cavità a dei semi, riportandoci nuovamente alla metafora vita/morte ma anche a quella di vuoto/pieno e presenza/assenza. L’uso dei pneumatici, a cui l’artista non è nuovo, suggerisce l’idea del movimento, così come della società contemporanea assoggettata al consumismo più sfrenato.

Domino Men è inoltre un’evidente allusione “all’effetto domino”, ovvero ad una reazione meccanica a catena. Nel gioco da tavolo la caduta della prima tessera della fila, che provoca la caduta di tutte le tessere a seguire, suggerisce che creare, costruire e poi distruggere può essere metafora del nostro modo di comportarci come esseri umani. L’effetto domino è un concetto applicabile a qualsiasi aspetto o situazione della vita. Lo viviamo a livello personale, sociale, storico e politico. Basti pensare, ad esempio, all’onda di rivolta partita dalla Tunisia e spostatasi poi in Egitto, Libia, Yemen e Siria e che ha scosso alle fondamenta l’ordine politico di tutto il Nord Africa e il Medio Oriente. La riflessione si lega, nondimeno, all'idea che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. L’unione di più individui, crea il gruppo che ha in se la possibilità di cambiare le cose.

Per questa mostra Nari Ward ha realizzato anche Enchanted, un’installazione costituita da uno striscione pubblicitario in vinile e Roshambo un lavoro di lacci di scarpe e forbici. Ha inoltre realizzato IAMAMAN e Era, disegni di lacci di scarpe.

Nari Ward nasce a St. Andrews in Giamaica. Si trasferisce adolescente a New York, città dove tutt’oggi vive e lavora. Negli ultimi venti anni la sua opera è stata esposta in musei e istituzioni di tutto il mondo, tra queste ricordiamo: Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Rotunda, Guggenheim Museum, New York, USA (2010); Prospect 1 New Orleans, New Orleans, USA (2008); Dream and Trauma, Kunsthalle Wien e Museum Moderner Kunst, Vienna, Austria (2007); Whitney Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York, USA (2006); Dirty Yoga: Taipei Biennial, Taipei Museum, Taipei, Taiwan (2006); Sharjah International Biennial 7, Sharjah, Emirati Arabi (2005); Yokohama Triennial, Yokohama, Giappone (2005); Landings, documenta XI, Kassel, Germania (2003). L’artista ha tenuto mostre personali al New Museum di New York, a Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain di Grenoble, all’Institute of Visual Arts, Milwaukee, alla GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, al Palazzo delle Papesse - Centro Arte Contemporanea di Siena e, quest’anno, al MASS MoCA - Massachusetts Museum of Contemporary Art di North Adams. Nari Ward ha ricevuto, inoltre, commissioni da parte delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e riconoscimenti da parte dell’Academy of Arts and Letters, Penny McCall Foundation, Pollock Krasner Foundation, The National Endowment for the Arts, John Simon Guggenheim Foundation.

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SABRINA MEZZAQUI
ciò che la primavera fa con i ciliegi

ciò che la primavera fa con i ciliegi is the title of the new solo show by Sabrina Mezzaqui at the Galleria Continua in San Gimignano.

Mezzaqui’s work is inextricably bound up with writing. The artist simultaneously explores different languages – figurative art and literature – producing genuine visual poems in which the written word and the image blend together harmoniously. Through a reflective, self-imposed, process-based discipline, and a meticulous practice alternating construction and deconstruction, Mezzaqui manages to revitalize and render concrete in images and objects the substantive detachment from words. Literature is therefore the privileged focus of her work, both as medium and message. The patience with which she builds every single work transforms the physical time of her work into the time of an apparently eternal instant, in which every word has its own space and in which space itself is formed by experience, by the steps taken and by the journey made with those words.

“They are new works, almost all of paper, some in embroidered fabrics, conceived for the small side rooms of the gallery. They do not occupy much space, but have taken a lot of time to make, by hand, by lots of hands. Almost all of them were inspired by books or poetic texts.
The methods used to transform and manipulate the books are the now-usual ones: cutting of the lines of the text, the making of origami shapes from the pages of the book, the hand copying of the writing, the embroidering of letters… Each book finds the form or image most suited to its content. The lines in Arabic from the Qur’an become a small prayer mat. The precious words of Etty Hillesum and Mariangela Gualtieri are embroidered in gold letters. The pages of the Tao of Physics take on the form of mechanical mechanisms assembled by forces in equilibrium. How many times the handsome Prince Myskin is described as an ‘idiot’ in Dostoyevsky’s novel. And then there are the notebooks embroidered with notes from much-loved texts: ‘The house’ by Marguerite Duras, ‘Lightness’ by Italo Calvino and Gregory Batson’s metalogue ‘How much do you know?’
There is a failed work: a sheet of ice inscribed with the word ETERNITA’, an image lifted from Hans Christian Andersen’s The Snow Queen, in which the young Kai is forced to write ‘eternity’ in the ice, this being the only way he will be able to become master of himself, of the world and of a pair of new skates. But the child can’t do it… Counterbalancing this impossibility is the amorous declaration of Neruda: “I want to do with you what spring does with cherry trees”, which is also the title of the show and of the photograph of the joyful blossom of a wild tree.
The exhibition was prepared in spring and has breathed in blossom or beauty or happiness. The etymon of the word ‘felice’ [‘happy’] means ‘fertile’, ‘nourishing’, ‘fecund’ (this ‘fe’: the same root as ‘femminile’ [‘feminine’]).
The works on display are accompanied by a silk-screened book-catalogue, with a run of 100 (numbered and signed) copies, which brings together the notebook images realized over the last two years (many of which are in the show) and citations from the books used, an account of the threads of thought running through the works.”
Marzabotto, 2 May 2011

Sabrina Mezzaqui
Sabrina Mezzaqui was born in Bologna in 1964, and lives and works in Marzabotto. She has shown her work extensively in Italy and abroad. Recent exhibitions include: Arte e Design - Vivere e pensare in carta e cartone, curated by P. Biscottini, Museo Diocesano, Milan (2011); Cosa fa la mia anima mentre sto lavorando? Opere d’Arte Contemporanea dalla Collezione Consolandi, curated by F. Pasini and A. Vettese, MAGA, Gallarate (2010); La scultura italiana del XXI secolo, curated by M. Meneguzzo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milan (2010); Linguaggi e Sperimentazioni (Giovani artisti della collezione AGI, Verona), curated by G. Verzotti, MART, Rovereto (2010); Libri d’artista dalla collezione Consolandi 1919-2009, curated by G. Maffei and A. Vettese, Palazzo Reale, Milan (2010). Amongst her solo shows, there are: Forse noi siamo qui per dire: casa, ponte, fontana, brocca, albero da frutti, finestra, L’Ozio, Amsterdam (2010); La realtà non è forte, Sala Gandini del Museo Civico d’Arte, Palazzo dei Musei, Modena (2010); Equipaje de mano/Bagaglio a mano, Istituto Italiano di Cultura - MOCA, Buenos Aires (2009); Mettere a dimora, Galleria Continua, San Gimignano, SI (2008); Come acqua nell’acqua, Castel Sant’Elmo, Naples (2007); C’è un tempo, GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna, Turin (2006); Sabrina Mezzaqui, One Severn Street, Birmingham, UK (2005).

The artist thanked: Antonella Albertazzi, Grazia Bandini, Giuseppe Barile, Paolo Bascetta, Roberto Camatta, Carlo Alberto Canobbi, Cinzia Corsi, Paolo Degli Esposti, Silke De Vivo, Debora Domenichelli, Claudio Faccioli, Antonella Fiocchi, Patrizia Izzo, Jo Lolli, Ruggero Pini, Riccardo Sivelli, Elena Volpato

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SUN YUAN & PENG YU
THE WORLD IS A FINE PLACE FOR YOU TO FIGHT FOR

If we win here we will win everywhere.
The world is a fine place and worth the fighting for and I hate very much to leave it.
(Ernest Hemingway)

The work of Sun Yuan & Peng Yu is based on the incessant confirmation of paradox, on the perpetual search for the dualities between black and white, reality and falsehood, the manifest and the concealed. Their apparently provocative work is the demonstration of a continual analysis of life through experience in which the viewing public is often invited to participate, with the will to find the essence and substance hidden behind appearance.
"The world is a fine place for you to fight for!" - this is the title of the solo show by Sun Yuan & Peng Yu at the Galleria Continua in San Gimignano. It is a positive affirmation that encourages a uniting of forces in the struggle in favour of life. The image associated with the title is that of three monkeys who have their hands respectively over their eyes, ears and mouth. The ancient meaning was "see no evil, hear no evil, speak no evil". But the picture taken by the artists today suggests something forced: the hands are those of Sun Yuan, which make it impossible for the monkeys to hear, speak and see. The monkeys are thus merely passive spectators, like children faced by the magic of a magician who takes delight in making objects appear and disappear, or like people disconcerted by a trick.

What has really happened? Why are there packing cases of a wrong shipping in the show? Are they stolen cases? What do they contain? Where are the works? Where is the art in all this? Sun Yuan & Peng Yu question themselves and viewers about the perception of "reality" through deception. According to the artists, art is mere illusion too. Whether it has its own ethereal independence or has socio-political connotations, it is always forced. Nothing is real in this life, everything is theatre. Our actions are dictated by rules, we are like stuffed animals, actors, inert beings. We live in a corrupt and corruptible reality. Sun Yuan & Peng Yu reveal to us the secret of a great enactment, of a dangerous crime. They explain to us in detail the process of an action, obviously illegal, carried off without the slightest hitch, a demonstration of how the control, prohibitions, rules and power that control and manoeuvre our choices and ideologies are corruptible and therefore manoeuvrable.

Sun Yuan (b. 1972 Beijing, China) and Peng Yu (b. 1974 Heilongjiang, China) live and work in Beijing, China.
The artists are well known for their controversial works which make use of odd materials like human fat tissue, live animals and even baby cadavers. Their artwork deal with issues of life, detah and human condition in surreal and sometimes confrontational ways.
Sun Yuan & Peng Yu exhibited in numeros public and private institutions including: Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Le Moulin (2011, 2009, 2008); Aichi Triennal, Nagoya (2010); Sydney Biennale (2010); Ullens Center for Contemporary Art - UCCA, Beijing (2009); 3° Moscow Biennale (2009); The Saatchi Gallery, London (2009); The National Art Center, Tokyo (2009); Groninger Museum, Holland (2009); 1° Mediations Biennale, Poznań (2008); Kunsthaus, Graz (2007); 2° Moscow Biennale (2007); Liverpool Biennale (2006); 51° Venice Biennale (2005); Kunstmuseum, Bern (2005); Biennale Kwangju (2004); MuHKA: Museum of Contemporary Art, Antwerp (2004); Museum Art Contemporary, Lyon (2004); Today art Museum, Beijing (2003); The 1st Guangzhou Triennial (2002); 5° Lyon Biennale (2000).

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NARI WARD
Domino Men

Galleria Continua is pleased to present the first solo exhibition by Nari Ward in its San Gimignano gallery. For the occasion, and in response to the space, the Jamaican artist has realized a new project entitled Domino Men.
The poetics of ruin, cast-offs and the worn-out is the distinctive feature of Ward’s work, in which there emerges an almost ‘animistic’ conception of detritus. His installations are realized with found objects: old bits of iron, shopping trolleys, children’s buggies, pieces of paper, shoes, bottles and all kinds of other materials. The artist rummages around in the rubbish tip of indifference and, through a process of retrieval and assemblage, restores vitality and value to objects that seemed to have reached the end of their life and economic cycle. It is an artistic practice that acquires an intrinsic sense of redemption, also becoming a metaphor for entropic and evolutionary movements.

Moved by a deeply moral perspective, in his collecting of objects Ward evokes presences and stories associated with atavistic fears or feelings – life, death, passing away, pain, joy – going to the origin of the very reasons of existence. His installations weave new narrative webs, rehabilitating materials and giving them a new spirituality. The objects he uses are full of stories and memories, and express proximity, contingency and a profound sense of transitoriness. Olso fot this exhibitions made an installation “ ENCHANTED” vinyl advertising Banner, “IAMAMAN” dranings shoe laces , “ROSHAMBO” shoe laces scissor.
Domino Men, the large installation that lends its name to the title of the exhibition, consists of 28 elements that are life-size (approximately two metres high) reproductions of domino tiles. Made from burnt wood, tyres and used clothes, the giant dominos are arranged in different compositions in the space – standing up, lying on the floor, turned over or facing upwards. They are rich in playful connotations, but are also inevitably evocative of corpses and imbued with a strong sense of the perishability of things.

The ambiguity of the work triggers a mechanism that prompts the viewer to engage with these elements, and to reflect on their nature, on the interplay of the different parts and on the thin line between play, life and death. The human presence is evoked by the used clothes, with which Ward creates a kind of inner cavity that delimits the perimeter of the holes situated on the front surface of each sculpture. This formal elaboration makes the cavities resemble seeds, which brings us once again to the life/death metaphor but also to that of emptiness/fullness and presence/absence. The use of tyres, which is not new for the artist, suggests the idea of movement, and likewise of a contemporary society under the yoke of unbridled consumerism.

Domino Men is also an evident allusion to the “domino effect”, that is, to a mechanical chain reaction. In the game: the fall of the first tile in the line that makes all the following ones fall as well suggests that creating, constructing and then destroying can be a metaphor of our behaviour as human beings. The domino effect is a concept that can be applied to any aspect or situation in life. We experience it at a personal, social, historic and political level. Just think, for instance, of the wave of revolt that started in Tunisia and then spread to Egypt, Libya, Yemen and Syria, and which has rocked the foundations of the political order throughout North Africa and the Middle East. However, the reflection is also linked to the idea that small variations in initial conditions produce great variations in the long-term behaviour of a system.

Immagine: Sabrina Mezzaqui

Per ulteriori informazioni sulla mostra e materiale fotografico:
Silvia Pichini responsabile comunicazione press@galleriacontinua.com mob 347 45 36 136

Opening sabato 21 maggio 2011, 18-24

GALLERIA CONTINUA
Via del Castello 11, San Gimignano (SI)
orario: da martedì a sabato, 14.00-19.00
ingresso libero

IN ARCHIVIO [63]
Marcelo Cidade
dal 30/10/2015 al 8/1/2016

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