Spazio Tadini
Milano
via Jommelli, 24
02 26829749 FAX 02 26829749
WEB
Silvia Battisti
dal 20/1/2011 al 10/2/2011
mar-sab 15.30-19
366 4584532

Segnalato da

Melina Scalise




 
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20/1/2011

Silvia Battisti

Spazio Tadini, Milano

Archeologia del se'. Le opere in mostra sono caratterizzate da una ricerca sulla memoria in cui una scrittura-codice, frammenti di materia ed evidenti cuciture pongono una riflessione sul tempo.


comunicato stampa

Spazio Tadini inaugura una personale di Silvia Battisti dal 21 gennaio al 11 febbraio 2011. Un viaggio tra le sue opere, gli ultimi anni, fino alle recenti “Lettere dal fronte”.

Le opere in mostra sono caratterizzate da una ricerca sulla memoria in cui una scrittura-codice, frammenti di materia ed evidenti cuciture, per lo più in ferro, pongono una riflessione sul tempo. Il suo trascorrere è una minaccia sempre in agguato contro il riordino di un’unità, di un’identità da rigovernare ogni volta. Spesso le sue tele ci pongono di fronte l’enigma della rottura e della ricomposizione.

Le opere di Silvia Battisti sono fortemente collegate all’individuo, alla sua interiorità, alla storia, al presente e anche in questa personale ogni opera circoscrive il luogo e il tempo dove si svolge l’azione, si formula una domanda, si cerca una risposta o la strada, o si rimane sospesi tra dimensioni impreviste, su piccoli baratri improvvisamente comparsi nel rettangolo della tela. A ricucire tasselli mancanti Silvia Battisti elabora anche un codice, un alfabeto.

“Molte persone mi chiedono il significato della scrittura che appare nei miei lavori, così ho cominciato ad approfondire. Una giovane pittrice giapponese, guardando alcuni miei lavori, mi diceva che i colori che uso e la scrittura sono vicini alla cultura orientale nella rappresentazione del sacro. Senz’altro non è questo il mio intendimento, ma inconsciamente il messaggio è l’invisibile, il non ancora leggibile, la scrittura che “nasconde” ciò che non può essere che nascosto; quello che è proibito e inviolabile “come il Sacro” (Frank Lalou, La calligraphie de l’Invisible). Quello che mi interessa in realtà non è quello che scrivo, ma il segno nel suo risultato ritmico e plastico in rapporto agli altri segni: lettere in rapporto alle altre.[…] non cerco alcun significato. Si perde inoltre ogni nozione del tempo. Il risultato è un’impressione di equilibrio di linee, di una composizione vissuta nel tempo, di una comunicazione puramente visuale e gestuale. La possibilità ludica della linea nella sua libertà di comporre è forse il mio scopo primario e necessario.”
Silvia Battisti

Pertanto la memoria è fatta di cose, immagini, non sempre ricomponibili in forme riconoscibili, di segni e parole non sempre leggibili. Ciò non ne toglie l’esistenza e le emozioni.

La mostra apre a infinite altre domande: sulla materia, sui simboli e le similitudini, sul linguaggio, sulla tridimensionalità, sull’uso o l’assenza di parole, sul ritmo, la musica, la forma, l’ordine, il logos. Componenti che troviamo nei nostri ricordi. Ma più ancora Silvia Battisti sembra voler porre l’accento sul percorso e l’attenzione necessari per ricomporre frammenti, un iter carico di emozioni e sentimenti che affiorano e sconfinano dal perimetro geometrico della tela. Dove vedere diventa anche soffrire alla visione di un’unità perduta e alla sensazione che sia proprio il tempo a frantumare le cose.

“Parlare delle opere di Silvia Battisti è come iniziare un viaggio all’interno del nostro animo, domandarsi quanto siamo in sintonia con noi stessi e come ci possiamo rapportare con le sue opere “difficili” e “profondamente intimistiche” senza rimanerne eccessivamente coinvolti.[…] Silvia Battisti dimostra di possedere la capacità intelligente e sottile di rilevare l'aspetto interiore dell'individuo e di comunicarlo attraverso visioni pittoriche in cui si rimane necessariamente “impigliati”.[…] Nelle sue opere l’esperienza data da Mondrian si integra con l’arte materica di Burri e con il concettuale di Fontana, per diventare un qualcosa di unico e caratterizzante per l’autrice stessa. […] cogliere la profondità, la similitudine continua tra il nostro microcosmo e il macrocosmo che ci circonda in un gioco di rimandi e somiglianze che partono dalla sfera più intima delle cose, l’anima.”
Francesca Mariotti

Le cifre, i segni, le lettere, un alfabeto segnico ricorrono in quasi tutte le opere in mostra e sembrano le maschere di Nietzsche in Al di là del Bene e del Male (capitolo secondo – Lo spirito libero): “ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli dà.” Un “codice-maschera”, quello di Silvia Battisti, che scandisce ritmi di una composizione vissuta, ritmo di un irrompere nel silenzio verso una strada o forma di ricomposizione dell’unità perduta.

Nel ciclo “Lettere dal fronte” le lettere diventano intere parole, riconoscibili, e sanciscono un atto raro e importante, caro a Silvia Battisti, quello della ricostruzione della memoria, del ripercorrere il nostro passato, anche il più doloroso, per non dimenticarlo. In queste opere l’artista ha riscritto frasi, interi periodi delle lettere che il padre le mandava dal Fronte e le ha incastonate tra immagini di propaganda, ritagli di giornali o bollettini informativi originali dell’epoca e materiali, cocci, altri frammenti per lo più.
“Le lettere non parlano della guerra, sono autocensurate, il mio intendimento è far intravvedere attraverso il montaggio di ritagli di notizie, di immagini da manifesti di propaganda, la guerra e il contrasto, lo stridore con le lettere dove la famiglia, il denaro inviato, la fotografia mai arrivata è oggetto di comunicazione. Il soldato è prigioniero del suo silenzio, della impossibilità di esprimere il tormento, la paura, il dubbio, la violenza, l'assurdità della guerra. Il soldato oggetto della guerra,il soldato oggetto della retorica tuttora.. I vetri rotti che coprono le immagini e le lettere sono legati da fili di metallo, perché niente venga dimenticato. Con la trascrizione di alcune frasi ho dato valore a parole, gesti,cose semplici. Con una regressione voluta, cosciente ho tracciato segni e macchie come quando bambina scarabocchiavo le "sue" lettere. L'emozione è stata forte, ma è stata guidata per lasciare la traccia, perché anche altri la seguano per non dimenticare.”
Silvia Battisti

Biografia breve:
Silvia Battisti nata a Sovramonte (BL), residente a Cinisello Balsamo ha conseguito il Diploma di Maturità Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia ha frequentato un corso di pittura con il maestro Santomaso all’Accademia di Belle Arti di Venezia ha conseguito il Diploma di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano con la tesi: “Oskar Schlemmer e il teatro astratto”. Ha vissuto a Zurigo e a Varsavia dove ha seguito un corso di cinematografia. Ha seguito un corso sul pensiero ebraico all’ Università di Gerusalemme. Ha insegnato materie artistiche fino al ‘99. Ha ricevuto la medaglia d’oro per il disegno nel 1992 nel concorso internazionale di disegno e pittura della città di San Remo (Imperia).
La biografia completa è visibile alla pagina http://www.silviabattisti.com/bio.html

Spazio Tadini
via Jommelli, 24 - Milano
Orario: dal martedì al sabato dalle 15:30 alle 19
in occasione di eventi serali fino alle 22:30

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