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SMALL ZINE Anno 4 Numero 15 luglio-settembre 2015



L'ombra lunga del secolo breve

Gregorio Raspa

Intervista a Giacomo Modolo



Magazine di Arte contemporanea


SOMMARIO N. 15

In copertina: NO CURVES, THE DAFT BROTHERS, 2014. Freaks magazine cover, (part.). Foto Karim El Maktafi. Courtesy dell’artista.

TALENT TALENT
TRA IL SILENZIO E IL TUTTO | Jacopo Mazzonelli di Gregorio Raspa

INTERVIEWS
SOVRAPPOSIZIONI CORALI | Nicolò Quirico di Loredana Barillaro
L’OMBRA LUNGA DEL SECOLO BREVE | Giacomo Modolo di Gregorio Raspa
LE INFINITE SFUMATURE DELLA VITA | Luca Valotta di Loredana Barillaro

SPECIAL
ELEMENTI DI SCULTURA CONTEMPORANEA con Massimiliano Pelletti, Francesca Pasquali, Rosaria Iazzetta, Franco Anzelmo, Peter Demetz, Paolo Grassino, Giorgio Laveri di Loredana Barillaro

PEOPLE ART
CONNESSIONI DI SENTIERI ADESIVI | NO CURVES

SHOWCASE
AGNESE GUIDO a cura di Pasquale De Sensi

SMALL TALK
STORIE DI SOGGETTI UNIVERSALI | Romina Bassu di Loredana Barillaro

SHOW REVIEWS
PETER DOIG SBARCA IN LAGUNA | Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia di Valentina Tebala
ROB PRUITT’S FLEA MARKET IN VENICE | Galleria A plus A, Venezia di Valentina Tebala
 
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HOME, 2015. Acrilico su tela, 130x100 cm.

LA VITTORIA DEL/ SUL POPOLO, 2015. Acrilico su tela, 130x100 cm.

Gregorio Raspa/ Giacomo, tutta la tua produzione più recente tratta la storia del Novecento, quella più drammatica e contro- versa delle guerre e dei genocidi, delle dittature e delle ideologie. Quando e come è maturata l’idea di dedicarti ad un simile tema?

Giacomo Modolo/ Sono sempre stato affascinato dal Novecento, raccontato dai libri o semplicemente dai ricordi. La Storia en- tra nella mia pittura attraverso caratteri estetizzanti, ne subisco
il fascino, il fenomeno ideologico ed estetico, una realtà opposta al mio contemporaneo che mi spinge alla ricerca di ambiguità e instabilità. Drammaticità e ironia si mescolano senza poterne percepire il vero confine. Le scene sono piccoli teatri di un grande Carnevale.

GR/ Trovo la tua scelta molto coraggiosa. Su quelle storie si è scritto, dipinto e detto molto - per certi versi anche troppo. In cosa vorresti che il tuo contributo sul tema fosse realmente differente?

GM/ Non ho la presunzione di cercare ulteriori visioni critiche, mi lascio semplicemente innamorare dalle immagini. Anche una scena festosa può nascere da un contesto sociale moralmente distante dal nostro pensare moderno come il sabato fascista. Così come la divisa del generale sovietico costellata di spille si trasforma in una meraviglia cromatica. Lavoro senza tabù, sono al servizio della Pittura e delle sue richieste.

GR/ Con i tuoi quadri intendi assumere una posizione politica rispetto ai fatti trattati o segui le direttrici di un pensiero “non allineato”, scevro da considerazioni etiche e/o morali?

GM/ Ho le mie concrete idee politiche ma in questo momento storico di enorme confusione mediatica e di delirio democratico da social network preferisco l’estetica. Forse il mio contributo sta nell’introdurre un po’ di caos alle nostre sicurezze di facciata.

GR/ Il più delle volte il tuo lavoro nasce dalle suggestioni raccolte durante la lettura di un diario, dalla visione di una vecchia foto, l’esperienza di un viaggio o, semplicemente, dal recupero di una storia che hai appreso - magari per caso - e hai deciso di fare tua. A quel punto cosa succede? Come quelle storie prendono forma?

GM/ Come dicevo si tratta di un grande Carnevale: i Balcani, l’Europa, le foto di mio nonno in marina durante la seconda guerra mondiale ma anche i colori di un video di Snoop Dogg e dei vestiti dei ragazzi ai concerti punk. Tutto si mescola attraverso il processo creativo dove gli elementi stranianti entrano nel tema in modo piuttosto casuale, guidandomi in territori figurativi anche di difficile comprensione.

GR/ A tal proposito mi parli del tuo ultimo progetto Por- traits from K.’s diary e della sua evoluzione?

GM/A seguito del premio Carlo Bonatto Minella 2013 è iniziata la collaborazione tra me, Karin Reisovà ed Elisabetta Chiono. Karin, capendo le mie attitudini, mi ha proposto di leggere le pagine di un suo diario che raccontano momenti di vita trascorsi in Cecoslovacchia durante gli anni della Prima- vera di Praga, della fuga in Italia con i nonni come rifugiati politici e l’inizio di una nuova vita in un sistema economico e sociale diverso. Non si è trattato di illustrare una storia, piuttosto di coglierne gli aspetti significativi, crearne dei simboli. Ho deciso di evitare giudizi sulla storia politica, lasciandola sullo sfondo, e di realizzare un’atmosfera fatta di relazioni umane. Ponendo al centro il tema dell’infanzia, i dipinti sono visioni della realtà filtrate dallo sguardo di un ragazzino, alterate dalle emozioni e idealizzate.

GR/ La composizione formale delle immagini contenute nei tuoi quadri ostenta una natura quasi cinematografica, molto vicina, nei contenuti e nella drammaticità della resa, a quella - ad esempio - dei film di Ejzenštejn sulla rivoluzione. Il tuo segno, la tua tavolozza e il modo in cui dai forma ai volumi, invece, mi ricordano molto la prima produzione di Gorky, quella incentrata sui ricordi dell’infanzia armena. Più precisamente, quali sono i tuoi riferimenti artistici?

GM/ La drammaticità è un medium fondamentale per avvicinare le persone alle immagini che creo, il cinema un grande stimolo. Tarkovsky mi ha spinto a vedere oltre la normalità di ciò che mi circonda, Pasolini a sviscerarne l’aspetto più crudo e i pittori del realismo occidentale e russo sono stati i miei più grandi punti di riferimento. A tutto ciò, nei miei lavori si aggiungono i luoghi dove sono cresciuto, la musica che ho suonato e ascoltato.

GR/ Tra i paesaggi fumosi della tua pittura è difficile focalizzare la reale natura dei personaggi dipinti. Eppure, a me sembra di cogliere nei loro atteggiamenti la caratterizzazione psicologica di chi, dietro una calma apparente, cela un’area vagamente minacciosa. Non è semplice però distinguere le vittime dai carnefici. Tutti appaiono egualmente vinti dalla storia, stanchi del passato, rassegnati alla lotta o tragicamente segnati dalla stessa. Per loro c’è redenzione?

GM/ I miei personaggi sventolano bandiere, sono alla ricerca di un senso di appartenenza tra storia e moderno che avanza. Vivono in un limbo senza tempo. Le figure sono confuse, timide o estremamente fiere e brutali, sono le mie maschere, il mio disagio.

GR/ A quali progetti stai lavorando per il futuro?

GM/ Attualmente mi sto dedicando molto ad un progetto legato all’arte concettuale: To paint is hard. Assieme al mio collega Jacopo Pagin e al docente dell’Accademia di Venezia Alberto Balletti, stiamo indagando sulla “questione” Pittura attraverso media extra-pittorici. Una grande occasione di crescita.