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AI MAGAZINE Anno 9 Numero 70 estate 2015



David Stewart

Christina Magnanelli Weitensfelder



a photography and CONTEMPORARY cultures’ mag.


SOMMARIO N.70 AI MAGAZINE –
Summer Issue_ABOVE & BEYOND

Contents


15
White Reflection
Editor’s Letter by Christina Magnanelli Weitensfelder

15
Light Is The Essence
Editorial by Sergio Signorini

17
The Beginning Of Everything
Editorial by Federica Facchini

18
David Stewart
Portfolio

30
Moving Image
Interview by Christina Magnanelli Weitensfelder

32
Contemplative Photography
Interview by Federica Facchini

38
Antechamber Of Paradise
Interview by Brian Midnight

40
Mario Giacomelli, This Stranger
Interview by Andrea Tinterri

46
Reflection on Life
Profile by Federica Facchini

49
Secret Fears
Interview by Brian Midnight

53
Caroline Gavazzi
Portfolio

60
Celebration Of Life
Profile by Luca Magnanelli

64
Tempus Fugit. But Returns In Cattani’s Work!
Profile by Michael Sägerbrecht

65
The Rape Of Venice
About by Gaia Conti

71
Intimate Stitching
Interview by Gaia Conti

74
Pure Candour: Truth, Or Invention, In Photography
About by Marco Vincenzi

76
Makes Me Joyful
Interview by Andrea Tinterri

80
Modern. Contemporary: Abu Dhabi Art
About by Giacomo Belloni

82
Domestic Pavillions
About by Benedetta Alessi

85
Beyond The Real Matter
About by Giacomo Croci

86
Above and Beyond Parody Or Infringement
Photography And Law by Cristina Manasse

89
Must-See
The Agenda by Stefania Dottori

91
The Reassuring Narrative Of David Lachapelle
Profile by Andrea Tinterri

94
David Lachapelle
Portfolio
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David Stewart, Six feet under, from the project ‘Fogeys

David Stewart, Gameboys, from the project ‘Fogeys

David Stewart, fotografo pubblicitario e d’arte, direttore creativo. Abbiamo avuto la fortuna di porgli qualche domanda sul mondo della fotografia, e pubblichiamo con molta emozione i progetti Fogeys e Other Stuff.

AI magazine: «Aver iniziato a lavorare nella Londra dei Ramones, dei Clash, contribuisce alla creatività, intesa come apertura della mente, cioè senza schemi?»
David Stewart : «Forse proprio in quel periodo sono state abbattute delle barriere che hanno permesso a tutti di provare qualsiasi cosa. In quel momento non studiavo ancora fotografia. Dato che mi piacevano le band, sono stato emotivamente coinvolto dalle immagini che ho scattato e non c’erano in nessun modo schemi nel mio lavoro fotografico in quel periodo, era solo un hobby. Durante il periodo del punk, le band suonavano spesso nei locali più piccoli; questo ha reso più facile avvicinarsi quando si fotografano i gruppi. Catturavo un istante nel momento che ritenevo più rilevante. Sono stato poco abile fotograficamente e non ho avuto un gran controllo sulle e immagini, ma amavo i risultati per quanto fossero pessimi».

«Personalmente l’ho conosciuta con il lavoro di fotografia Cabbage, poi divenuto cortometraggio nel 1995. Il rapporto tra film e fotografia qual è, se c’è, secondo lei?»
«Il film Cabbage viene prima dei fotogrammi. Decisi che sarebbe stato bello produrre un film personale. La narrazione è stata costruita da una serie di idee allo stesso modo in cui avrei lavorato con i fotogrammi. Ho visto questa progressione naturale in quelle immagini che si muovevano. Le motivazioni del film e dei fotogrammi sono le stesse per me. Mi piace dipingere le persone nel mio mondo e coinvolgere lo spettatore, consentendo loro di prendere le proprie decisioni sul significato. Ci sono livelli nel contenuto che ti fanno pensare maggiormente su come potrebbe andare la storia».

«Lavora sempre in 8x10? Perché ha scelto questa modalità di fotografia?»
«Ora il mio lavoro su commissione è tutto scattato in digitale a causa di vincoli di tempo e dei clienti/ agenzie che hanno bisogno di vedere che cosa stanno ottenendo istantaneamente. Faccio ancora tutti i miei progetti personali su pellicola con una fotocamera di grande formato (8x10 o 4x5). Questo è il modo nel quale ho imparato e il modo in cui ho lavorato su commissione prima del digitale. È un modo per costringerti a pensare di più su ciò che si sta fotografando e fidarsi del proprio istinto. L'intero processo di ripresa con grande formato costringe ad un diverso approccio allo scatto. Questo è diventato parte del motivo per cui il mio lavoro si presenta così. Non è una decisione consapevole quella di creare un lavoro senza tempo, ma penso che le mie modalità di scatto sul grande formato aggiungano una qualità senza tempo. La serie Cabbage è del 1995 e Fogeys del 2001».

«Lei è tra i pochi precursori dell’immagine composta per fotografia. Come sarà la fotografia dei prossimi 20 anni?»
«Riguardo alla fotografia, che è ora alla portata di tutti, penso che ci saranno solo istanti quasi usa e getta, perché le persone passeranno continuamente a cose nuove. Per il mio lavoro personale credo che la fotografia e il cinema si sovrappongano sempre più. Tutti i miei progetti coinvolgeranno una qualche forma di immagini in movimento. Avere la possibilità di dare movimento a immagini fisse mi consente di distribuire il mio lavoro attraverso un pubblico più vasto. Internet sembra più adatto alle immagini che si muovono, così come una galleria lo sarebbe per la visualizzazione di stampe di grandi dimensioni».

Un buon esempio potrebbe essere il mio ultimo progetto Stray. Di seguito il link: http://stray-film.com/