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SMALL ZINE Anno 4 Numero 14 aprile-giugno 2015



Una libera associazione di idee

Cristina Abbruzzese

Intervista ad Alice Zanin



Magazine di Arte contemporanea


SOMMARIO N. 14

TALENT TALENT
LA SCHIUMA DEI RICORDI| Maddalena Ambrosio di Gregorio Raspa
LA PITTURA PER MEZZO DELLA PITTURA | Paola Angelini di Valentina Tebala

INTERVIEWS
L'(IN)UTILE MONDO DELL’ARTE | Angelo Crespi di Loredana Barillaro
IL FASCINO DELLA NOSTALGIA | Massimiliano Alioto di Martina Adamuccio
L’UNIVERSO SI ESPANDE IN UNA STANZA | Giulio Frigo di Gregorio Raspa

SPECIAL
IL PAESAGGIO CONTEMPORANEO con Andrea Marcoccia, Luca Prestia, Valentina D’Amaro, Giacomo Costa, Marco Petrus, Luca Lupi, Alessandro Busci  di Loredana Barillaro

PEOPLE ART 
UN RAGIONEVOLE AMORE PER L’ARTE | Nadia Brodbeck

SHOWCASE 
CHIARA SEGHENE a cura di Pasquale De Sensi con un testo di Stefano Serusi

SMALL TALK
UNA LIBERA ASSOCIAZIONE DI IDEE| Alice Zanin di Cristina Abbruzzese
UN TEMPO PER L’ARTE | Matteo Fato di Loredana Barillaro

In copertina:
Maddalena Ambrosio, ATTENTION PLEASE!, 2009. Uova e scultura, dimensioni variabili. Veduta parziale dell’installazione, Napoli.  Courtesy Mimmo Scognamiglio arte contemporanea.
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n. 15 luglio-settembre 2015

Un consunto gesto quotidiano
Loredana Barillaro
n. 13 gennaio-marzo 2015

Era Vulgaris
Valentina Tebala
n. 12 ottobre - dicembre 2014

L'essenziale è invisibile agli occhi
Martina Adamuccio
n. 11 luglio-settembre 2014

Un insolito gioco di parole
Loredana Barillaro
n. 10 aprile-giugno 2014


CIRCUS CIRCES, 2014. Veduta parziale della mostra, Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, Milan. Courtesy dell’artista.

CIRCUS CIRCES, 2014. Veduta parziale della mostra, Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, Milan. Courtesy dell’artista.

Cristina Abbruzzese/ Alice, come nasce la scelta di utilizzare la cartapesta per la realizzazione delle tue opere?

Alice Zanin/ La cartapesta era il materiale più congeniale al mio desiderio di creare lavori che trasmettessero un senso di leggerezza. Di fatto le forme di questi animali in senso propriamente fisico sono articolate in fil di ferro ingabbiando una porzione d’aria, o di nulla. Mi affascinano poi le possibilità di sospensione delle opere nello spazio senza l’ausilio di strutture portanti. La loro povertà in termini di peso le fa ruotare alla minima corrente, contribuendo a dare un’idea insieme di movimento e di “rarefazione”.

CA/ I corpi delle tue sculture sono ricoperti di “parole”, forse perché la fisicità tangibile e concreta si accompagna ad una componente mutevole e variabile quale è, in sostanza, la parola?

AZ/ Nella prima parte della mia produzione la componente verbale era proprio riconducibile all’idea di effimero, transitorio e mutevole appunto. L’animale poi rimanda tradizionalmente al senso della fiaba, dell’onirico o dell’esotico, comunque, in qualche modo, ad una dimensione poco concreta. Un animale di parole è come dire “X=coniglio”, per citare Meret Oppenheim… si può dire qualunque cosa senza un necessario riscontro con il reale; a parole si sogna, si affabula, si mente.
In seguito ho iniziato ad eliminare le parti testuali dei quotidiani per ottenere superfici più lievi, giocate su accordi cromatici tra le carte. Sto comunque sperimentando sulle coperture dei pezzi.

CA/ Nella tua recente personale dal titolo “Circus Circes”, allestita negli spazi della Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter a Milano, hai unito i tuoi animali a oggetti di uso quotidiano…

AZ/ Il mio lavoro resta scultoreo, ma tende all’installazione soprattutto in termini espositivi. Costruire un dialogo tra opere e oggetti risponde all’esigenza di inscenare una situazione, nel caso citato ho concepito la galleria come una sorta di teatro dove proporre un circo inteso più nell’accezione di assurdo immaginifico che propriamente circense. In effetti l’unico animale pertinente allo spettacolo era un elefante, sospeso a centro sala come un lampadario sopra ad un’iperbolica piramide di arachidi. Il registro dialogico prescelto è quello dell’ironia o dell’incongruenza o ancora dell’associazione di idee. Spesso si tratta di scelte che definirei “automatiche”: vedendo un’ingombrante lampada a stelo in un mercatino ne ho ad esempio immaginato il paralume volante e così l’ho utilizzato (Magritte del resto non era proprio d’accordo sul fatto che il pensiero si potesse situare in una qualche parte del corpo umano…).
L’oggetto ha catalizzato l’attenzione di molta parte dell’arte del Novecento, dal Dadaismo in poi. È evidentemente una presenza scenica dal forte appeal, un’icona. E dal mio punto di vista, anche l’animale lo è. Se dunque se ne travisa la convenzionale destinazione d’uso, si ottiene una relazione oscillante tra il reciproco imbarazzo e una galante ironia.