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D’ARS Anno 54 Numero 218 estate 2014



“L’Altra” Parigi

Danilo Jon Scotta



periodico di arti e culture contemporanee - fondato nel 1960


SOMMARIO D’ARS N.218

04 - "l'altra" parigi | danilo jon scotta

08 - aut-aut: riproduci, consuma, crea | laura migliano

12 - pae white: arts and crafts | stefano ferrari

16 - la famiglia oggi: la guerra è finita? | lorenzo taiuti

20 - vegetation as a political agent | alessandro azzoni

26 - un giorno così bianco, così bianco
ettore spalletti e la misura aurea del colore | lorella giudici

30 - sardegna contemporanea tra residenze e arte partecipata | francesca cogoni

36 - rosi braidotti: il postumano | cristina trivellin

40 - per una teoria dialogica del video | vito campanelli

44 - non ricordiamo; riscriviamo la memoria. politiche della memoria. documentario e archivio | eleonora roaro

48 - social tedium | simonetta fadda

52 - t-selfie | andrea tinterri / t0 studio

56 - (don’t) give up the ghost | clara carpanini

60 - fulvio abbate: una contestazione vivente | giordano bernacchini

64 - autentici immaginari - breve viaggio nella realtà teatrale di babilonia teatri | laura gemini

68 - in undicesima casa… | viola lilith russi
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Veduta della mostra Le mur – opere della collezione Antoine de Galbert, Maison Rouge © Photos Marc Domage, Paris 2014

Le musée passager © DR, Région Ile de France, 2014

Immagine della mostra di Thomas Hirschhorn Flamme éternelle nell’ambito della stagione L’Etat du Ciel (25.04.14 - 23.06.14), Palais de Tokyo © Adagp, Paris 2014
Photo: André Morin

Le ultime fiere d'arte contemporanea si sono allineate in una direzione squisitamente commerciale che privilegia quel mercato di lusso che non è stato scalfito da credit crunch e sue attuali conseguenze. Un'apatia dorata che non si presta a rischi o sperimentazioni di sorta. La pur tradizionalista ville lumière sembra lanciare una sorta di controffensiva che rischia di risvegliare i "piani alti" dal torpore letargico.

Lo scorso 23 aprile Thomas Hirschhorn - artista svizzero classe 1957 naturalizzato parigino - ha aperto al pubblico quella che lui stesso ha scelto di definire una "situazione". Intervento che si iscrive nella continuità di una strategia d'infiltrazione nella realtà che ci circonda, "Flamme eternelle" (Fiamma eterna) si afferma come uno spazio pubblico in un contesto museale. Oltre 16mila pneumatici delimitano all'interno del Palais de Tokyo una sorta di garage-agora che evoca una zona di resistenza a quanto si oppone alla comunicazione e alla compartecipazione creativa: nell'era dei social network che filtrano i rapporti tra le persone, la sfida di Hirschhorn sta nel creare un gigantesco laboratorio la cui attività ruota sulla dimensione dell'incontro. ll linguaggio formale dell'istituzione cede il passo alla creazione di un vocabolario universalizzante in cui a dominare è lo scotch - materiale feticcio per l'artista che ricorre spesso a elementi "poveri" del quotidiano - che serpeggia ricoprendo ogni oggetto di arredo quasi a sottolineare che si tratta di un work in progress e al tempo stesso di un luogo che non si presta ad alcuna definizione. Perché in effetti nulla è prestabilito, né un evento specifico né un oggetto di indagine: in questo happening-frattale in incessante divenire ogni attività è rimessa al libero dispiegarsi degli eventi. Provocati da alcuni degli oltre 200 artisti, scrittori, filosofi, poeti che Hirschhorn – presente in situ ogni giorno – ha invitato a participare alll'iniziativa. E se si incappa in un momento di “pausa”? No problem: oltre a un bar con prezzi decisamente modici, lo spazio prevede un’area in cui guardare film in DVD comodamente spaparanzati su divani; una ventina di postazioni informatiche per esplorare il progetto (e non solo) sul web; una biblioteca dove consultare liberamente testi relativi alle differenti discipline culturali o sfogliare l’house organ stampato quotidianamente in loco. O ancora si possono trarre spunti di riflessione per futuri dibattiti passeggiando a testa in su per cogliere le scritte che costellano lo spazio e pongono interrogativi aperti del tipo “le nostre vite valgono più di…”, “bisogna avere una perfetta consapevolezza dei propri limiti soprattutto se…”.

Di fronte a un potenziale così vasto in termini di possibilità, chi scrive si è chiesto in quale direzione stesse evolvendo la “situazione”. La risposta accalorata, quasi infastidita di Hirschhorn “La direzione è questa, quella che puoi vedere” lascia però aperto l’interrogativo sull’impatto e i risultati di Flamme Eternelle: mera testimone del continuum dell’attività creativa dell’uomo o caposaldo di un nuovo modo di alimentare e codificare quella fiamma interiore – da qui il titolo altisonante – che spinge l’uomo di ogni epoca a esprimersi? In ogni caso solo a posteriori sarà possibile comprendere se questo terreno di sperimentazione avrà tracciato una nuova pagina della storia dell’arte come ipotizzava il giorno dell’apertura Jean de Loisy, presidente del Palais de Tokyo.

Nella direzione della ricerca di un nuovo approccio al rapporto tra arte e pubblico si iscrive il “musée passager” (museo passeggero), un progetto della regione Ile-de-France che si prefigge di superare le barriere – invisibili e non – tra pubblico e istituzione museale. Questo passeggero itinerante negli spazi urbani – tra il 2014 e il 2017 verrà collocato in 25 città dell’Ile-de-France – punta a creare una nuova visibilità alla creazione contemporanea in spazi normalmente non deputati all’arte contemporanea stessa. “L’orizzonte necessario”, il tema scelto per questa prima edizione, fa riferimento al rapporto tra l’arte e le innovazioni digitali e al cambiamento in corso nella società per effetto delle nuove tecnologie. La formula è semplice: un padiglione modulabile di 216 metri quadrati – disegnato dall’architetto Philippe Rizzotti – strutturato in due spazi principali. Il primo, chiuso e più tipicamente a connotazione museale, ospita le opere degli artisti; l’altro, con due aperture sui lati che si affacciano direttamente sullo spazio urbano, accoglie il pubblico e ospita eventi di vario genere: performance, concerti, attività ricreative per bambini.

In connubio con mediatori culturali che organizzano visite guidate per singoli e scolaresche, l’arte contemporanea invita al dialogo e all’incontro interpretando sottilmente un ruolo di miglior attrice non forzatamente protagonista.

Una terzo formula di incontro tra arte e pubblico cavalca la dimensione multimediale nella mostra “Le mur” (Il muro) che celebra i dieci anni della Maison Rouge. Oltre 1200 opere facenti parte della collezione del fondatore e presidente Antoine De Galbert sono esposte secondo un accrochage a riempimento grazie all’utilizzo di un programma informatico. Questa logica normalmente discutibile – non foss’altro che per il rischio di perdita di identità dei lavori – trova però la sua giustificazione nella volontà di invitare il visitatore a diventare il cicerone di se stesso. Strutturata su muri privi di didascalie, l’esposizione propone al pubblico di scoprire i dati relativi a ogni singola opera selezionando la relativa icona attraverso una postazione multimediale o un sito a cui accedere tramite il proprio smartphone: il percorso diventa frutto di una scelta che corrisponde al gusto di ogni singolo individuo. All’originalità dell’approccio fanno da contraltare il tempo necessario per la visita e il numero esiguo di schermi digitali a disposizione degli utenti. Una scommessa per svecchiare l’arte che forse necessita di qualche ritocco.