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Diorama Mag Anno 3 Numero 6 autunno-inverno 2013



Interno Otolab

Virginia Devoto

Intervista a Tony Light e Max Viel





SOMMARIO N. 6

02 / EDITORIALE

03 / Luca Pozzi, Oracle, Mother platform at Home, 2011

04 / WUNDERKAMMER
08 / INTRODUZIONE // Luce, Jelena Miskin

10 / NATURALIA // Serricenia Purpurea, Zoe De Luca e Virginia Devoto

16 / FOCUS // Vita Nova, CORPICRUDI

18 / Bridget Collins, Computers at Evan’s House, 2010

20 / FOCUS // Spectacular!, Lorenza Novelli

24 / ERBORITECA // Mirtilli, Virginia Devoto e Alessandro Miroballo

26 / MODA // Kay Kwok, Virginia Devoto e Jelena Miskin

30 / DINOSAURI // Stefen Antonakos, Jelena Miskin

34 / MUSICA //Interno otolab, Virginia Devoto

38 / MUSICA // Selezione musicale, Jelena Miskin

40 / OGGETTO // Rainbow Maker, Zoe De Luca

42 / Carlo Crivelli, Annunciazione, 1486

44 / OCCULTO // Alchemico, Zoe De Luca

46 / ARTE // Immersione obbligata, Zoe De Luca

52 / CONCEPT // Stefano Cagol, AT THE END OF THE BORDER, 2013
54 / ANIMAZIONE // Far luce nelle paure, Anita Gazzani

58 / CINEMA // Recensioni

60 / ARTE // É Manifesta, Eleonora Salvi

64 / ARTE // Intervista a Barbara De Ponti, Zoe De Luca

69 / Sailor Moon, Serie V Episodio II, 23/03/1996

70 / LETTERATURA // Quando i sassi hanno il comignolo, Samuele Fioravanti
74 / ARTE // Angelo Iannone, Zoe De Luca

80 / ARCHIVIO // Engineer’s Mini-Notebook di Forrest M. Mims III

88 / ENGLISH VERSION

100 / WUNDERKAMMER

103 / ABOUT
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Tonylight / Da un po' di anni fai parte, anche con me, del collettivo milanese otolab dove si sperimentano interazioni tra luce e suono.

Oggi come vivi questa relazione?

Max Viel / È una relazione ambigua, perché la tradizione compositiva mi ha abituato a pensare i sensi come categorie simboliche separate, in modo che la musica, rivolgendosi essenzialmente all'udito, andrebbe ascoltata con occhi chiusi.
Pensare la relazione tra luce e suono significa quindi recuperare una unità sensoriale in cui l'immagine non sia l'accompagnamento della musica o viceversa, un'unità che è rivelatoria perché ci mette in contatto con un mondo pre-culturale, anzi pre-categoriale, che è sempre lì prima delle nostre parole e dei nostri concetti e allo stesso tempo viene nascosto da essi. Un lavoro molto difficile quindi.

Posso fare la stessa domanda a te?

TL / In Otolab lavoriamo molto sull’interazione audiovideo, ultimamente ci stiamo sempre piu’ orientando sull’interazione luceaudio in progetti come "Megatsunami", "Punto Zero" e "Circo Ipnotico" sono caratterizzati dall’uso della luce come elemento scenico e performativo.
Uso il nick Tonylight da molti anni, da quando frequentavo la scuola di design, avevo l’idea di costruire e vendere lampade per la casa, ho poi mantenuto il nick soprattutto per le performance musicali.

Che rapporto hai con la musica classica? Tra le altre, hai suonato nell'opera "Luce" di Stockhausen, com'è andata con il Maestro?

MV / La musica classica non esiste. O meglio, è un'idea che è emersa nella prima metà dell'Ottocento per diverse ragioni e che ha innescato un momento molto speciale nella storia delle culture planetarie, direi unico: un momento in cui la musica del passato veniva considerata dal grande pubblico più interessante e migliore della musica fatta da autori viventi. Con l'avvento della cultura di massa il divario tra musica del passato e musica del presente si è accentuato fino al punto in cui, oggi, si può dire che questo momento speciale stia volgendo al termine.
Dunque non più musica classica, ma semplicemente musica, anzi musiche, al plurale. Perché la musica non è universale, come ci insegna la cultura pop, ma è sempre l'espressione di un contesto socioculturale. Per quanto mi riguarda cerco sempre di tenere ben presente, quando produco o scrivo musica, la storia della tradizione occidentale, che esiste da almeno mille anni, per non parlare di tutte le connessioni e le influenze che si sono avute e che si continuano ad avere con le culture geograficamente lontane dalla nostra, ma anche all'interno della nostra come di altre, in nicchie e contesti più particolari. Insomma: non musica di genere, ma musica e basta. Certo è che questo ha implicazioni anche su chi ascolta e richiede una attenzione che non si fermi al semplice genere di nicchia, ma che si apra alla curiosità e al fascino dell'esplorazione.
Con Stockhausen è andata… bene, direi. Ho imparato veramente molto e sono anche stato stimolato a lavorare sempre ai limiti delle mie possibilità. L'idea di Luce, il titolo della sua eptalogia, in Stockhausen è sempre legata alla spiritualità e alla rivelazione di un universo più reale dietro le ombre del nostro mondo. Dunque nelle sette opere che compongono "Licht" i personaggi sono prima di tutto spiriti, a volte spiriti incarnati, che si relazionano l'uno con l'altro in intrecci paradigmatici che si snodano in rappresentazioni sacre lungo i sette giorni della settimana.

Tu parlami invece del tuo rapporto con pittura e scultura. I tuoi lavori sono pensati per essere utilizzati o per essere esposti come opere visive?

TL / Le arti classiche mi hanno sempre interessato, verso i 18 anni facevo degli esperimenti di pittura, ma poi il crescente interesse per il computer, l’elettricità e l’elettronica mi hanno spinto verso territori piú sperimentali.
I mie lavori sono pensati come delle sculture, delle opere visive che presentano diversi gradi d’interattività, a seconda del tipo di progetto.

Tutto vibra, tutto ha una frequenza, una lunghezza d'onda.
Si potrebbe definire tutta la materia conosciuta e visibile come una singolare risonanza armonica?


MV / Onestamente non sono un grande esperto di fisica e nemmeno di culture orientali. Posso rispondere molto sinteticamente che se l'oscillazione armonica rappresenta la ripetizione e il movimento casuale del rumore rappresenta l'imprevedibile, la nostra percezione sembra essere divisa perennemente tra questi estremi alla ricerca di un equilibrio. Ciò che si ripete all'infinito viene ignorato (come testimoniano anche, nella visione, i problemi causati dalla scomparsa delle saccadi) e ciò che è sempre diverso viene altrettanto ignorato perché viene percepito come l'infinita ripetizione di un'imprevedibilità.
Dunque tra i due estremi dell'armonia e del rumore si divincola il nostro sforzo di dare senso a quello che percepiamo in modo che sensazioni frammentarie e sparse divengano, ad esempio, un tavolo. Forse in questa sorta di principio antropico risiede il fatto che l'idea di un universo in vibrazione, anche quando queste vibrazioni sono incommensurabilmente fatte di materia, come per il suono, o di energia, come per la luce, ci affascina così tanto.

E tu che ne pensi?

TL / Ho imparato a considerare la musica come una sorta d’interfaccia verso l’ignoto, l’infinito.
Tutte queste stelle e galassie che ci circondano vibrano e brillano in armonica risonanza.
Ovvero la materia in quanto tale, si potrebbe vedere come manifestazione armonica della materia stessa, anche in contrapposizione alla materia oscura.
Spettro audio e spettro del visibile: sinestesia, questa sconosciuta patologia.. Che influenza ha nel tuo lavoro?

MV / Personalmente trovo poco interessante connettere l'ambito di frequenza del suono, che comprende circa otto raddoppi di frequenza cioè otto "ottave", con quello della luce, che invece consiste in una sola ottava.
Chi soffre di sinestesia crea associazioni tra suono e colore che sono tipicamente personali e non hanno nessun rapporto con una relazione tra le due grandezze fisiche. Però l'interessante è proprio questo: che la sinestesia dà a chi la sperimenta la sensazione di riconnettersi a un universo di percezione più vero. Dunque sembra quasi che la sinestesia sia l'eredità di un momento dello sviluppo cognitivo in cui i sensi non sono ancora separati, la qual cosa ci pone di fronte alla possibilità che la divisione dei sensi non sia banalmente oggettiva, come ci mostrano anche gli esperimenti di sostituzione sensoriale, ma che debba essere imparata, che sia il risultato di un processo cognitivo volto a cercare regolarità, pattern. Questo universo sinestetico in cui siamo immersi, ma che ci viene negato da parole e concetti, questo mondo abitato da deleuziani "corpi senza organi" è senz'altro importante per la mia ricerca e anche per la mia musica. Non posso dire che abbia generato tecniche specifiche, ma è sempre lì, come punto di riferimento, come realtà oltre quello schermo, in cui suoni, visioni o quella cosa misteriosa che sembra fatta di suoni e visioni cercano di aprire un varco.

Per te invece, che ascendente ha la sinestesia?

TL / Non penso di essere affetto da sinestesia, sono interessato all’interazione tra luce e suono.
Pensare, studiare ambienti luminosi che pulsano seguendo la musica.

Curare con la musica binaurale?

MV / La musica binaurale, o meglio l'utilizzo di battimenti binaurali ha certamente, almeno nella nostra cultura, il risultato di scardinare, almeno un pochino, lo stato di coscienza consensuale dell'ascoltatore. Ovviamente non basta un battimento binaurale, ma ci vogliono condizioni al contorno sia sonore che di setting (l'ambiente in cui viene ascoltato) e di set (le intenzioni dell'ascoltatore).
Ma una volta che tutto è al proprio posto, si possono utilizzare i battimenti, e, oserei dire, in particolare i materiali legati al progetto "Polarity", per stimolare uno stato di autoipnosi, il quale se correttamente guidato può anche stimolare dei processi di auto guarigione. Ciò che dico non è così incredibile come sembra se si mette in relazione ad esempio con gli studi sulla psicosomatica di Ernest Rossi. Ma il mio utilizzo primario è comunque quello legato a quanto detto più sopra riguardo a quella che è a mio parere una vocazione primaria della musica, cioè lo spostamento della coscienza al di fuori di quanto diamo per scontato nella vita di tutti i giorni, verso un mondo più reale.

Curare con la musica binaurale.. Oppure intossicare con la luce stroboscopica?

TL / Ho lavorato molto con le luci stroboscopiche, mi ricordo che una sera uscendo da una discoteca ho notato due luci stroboscopiche nel parcheggio, vicino alla spazzatura. Subito le ho messe in macchina, ho poi scoperto che funzionavano ancora!
Cosí ho cominciato a fare piccoli spettacoli luminosi durante i concerti dei gruppi di amici usando vari tipi di luci colorate, lampeggianti e strobo.
Oggi le luci stroboscopiche sono cadute in disuso, ma grazie alla performance di otolab, "Megatsunami", le abbiamo re introdotte, con grande gioia del pubblico.