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Juliet Anno 24 Numero 123 maggio 2005



Enrico T. De Paris

Anna D'Agostino

Chromosoma



Art magazine
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Chromosoma, 2005, Spazio Tethis, Venezia

Chromosoma, 2005, Spazio Tethis, Venezia

Chromosoma, 2005, Spazio Tethis, Venezia

"Chromosoma", una grande installazione di Enrico T. De Paris sarà allestita nello spazio Thetis - Arsenale Novissimo di Venezia dall'8 giugno al 23 luglio nell'ambito della 51° Biennale di Venezia. Chiediamo subito all'artista di parlarci di questo progetto.
L'installazione è la visualizzazione tridimensionale, lunga circa 30 metri, di uno degli elementi biologici più importanti degli esseri sia animali che vegetali. Come nella vita anche nei cromosomi vi sono zone attive e zone non attive (i geni), io le ho esemplificate con luci, suoni, video, vetro, plastica, acciaio e oggetti di uso quotidiano, un' installazione che sarà un percorso ricco di piccole sorprese.

Sono maschili o femminili, X o Y?
Né l'uno né l'altro, oppure entrambi. Non ho voluto essere troppo scientifico, ma ho preferito fare un discorso poetico per parlare di ciò che riguarda la base stessa degli esseri, quindi un parallelo fra biologia e anima, fra realtà e simulazione, fra materiale e immateriale, fra superficialità ed essenza.

Rispetto ai dibattiti sulla legittimità della ricerca scientifica, c'è una critica non troppo velata nel tuo lavoro, che si rivela così con un'altra chiave di lettura. Quella della denuncia sociale.
Sì, d'altronde la "scienza" ci pone continuamente di fronte a dubbi su cosa sia lecito, e su cosa non lo sia. Ad esempio l'uso "spregiudicato" degli animali nei laboratori è sempre così necessario? Le nuove terapie geniche dopo un attimo di moda si sono rivelate per ora devastanti. Strutture politiche economico-sociali sono diventate regole assolutamente avulse dai problemi dei popoli. In definitiva, penso alla possibilità futura di un uomo nuovo nel senso più positivo: un uomo che faccia le proprie scelte sempre nel rispetto della vita.

Hai mai pensato di rappresentare DNA di animali?
Nel 2000 con il cd-rom interattivo "Molte Realtà" (creato come gioco didattico) ho evidenziato la diversità del DNA fra animali e vegetali e alcune modifiche operate dall'uomo per scopi economici. Ora all'interno delle mie opere ci sono, invece, microcosmi dove piccoli personaggi animali e vegetali vivono in magmi di silicone colorato che simboleggia il brodo primordiale da cui è nata la vita. Le situazioni create sono paradossali perché i personaggi non sono nella stessa scala, per cui possiamo vedere un grande animale vicino a uomo piccolo- piccolo e così via. Questi accostamenti ironici e folli indicano l'apertura mentale e il superamento di posizioni convenzionali necessarie per oltrepassare i confini imposti oggi socialmente dal potere delle aziende chimico-farmaceutiche, agro-alimentari, biotecnologiche ed elettroniche.

I colori, le trasparenze, i tanti piccoli elementi che compongono le tue installazioni ci trasmettono un senso di movimento. Evochi il fluire continuo delle cose nel cosmo e nella loro costituzione più piccola, molecolare…
Vorrei mostrare la positività e la dinamicità dell'esistenza. L'elemento vitale è sempre usato per ricordare la scintilla divina che anima tutto, sia il mondo organico, che quello inorganico. Tutte le ampolle sono le metafore del nostro pensiero dove riversiamo pezzi di quotidianità, ricordi di una vita vissuta, le speranze di un avvenire migliore. Forse quello che vogliono trasmettere all'uomo di oggi per costruire il futuro è solo amore, contro le convenzioni e la mitizzata globalizzazione.

Vivere una vita meravigliosa che però, come il vetro con cui costruisci le ampolle e le varie forme antropomorfe, è fragile. Sul filo del rasoio…
Sì, perché l'uomo è fragile, e la fragilità è da proteggere, un equilibrio instabile da salvaguardare. Siamo sulla terra un piccolo flash temporale nel mistero dell'universo e la vita è un'energia inesauribile, che non smette mai di stupirci. Io non sono altro che un tramite dell'energia del mondo che già esiste. Per questo amo la fragilità e auguro a tutti di sperimentarla.

Quindi credi a una funzione salvifica dell'arte?
Come ha detto Dostoevskij: "La Bellezza salverà il mondo". L'arte, la poesia e la musica aprono così nuovi orizzonti di luce. Ridestare la speranza, farci vedere il mondo con occhi nuovi. Le mie opere vogliono continuamente relazionarsi con chi le guarda. Sono aperte ed ammettono tanti diversi punti di vista e diverse interpretazioni. Vorrei provocare una riflessione, un' emozione. Uso del materiale eterogeneo nello sviluppo linguistico delle mie opere proprio perché è il riflesso di ciò che attraversa la nostra società, noi siamo bombardati da molti impulsi, anche inutili, ecco che nasce un ulteriore segnale , il mio. Un segnale pieno di speranze, emozioni, dolcezza, partecipazione, comprensione, sorpresa, paura, luce…

L'essenzialità come monito per evocare i richiami originari alla base di ogni esistenza. Prenderne coscienza e ascoltarli conferisce autenticità all'esistenza stessa. Mi sembra che sia questo uno dei temi presente in tutte le tue opere, realizzate con le più diverse forme espressive, del passato e del presente...
Sì, penso alle mie opere pittoriche nelle quali le immagini erano segnata dalla linea di contorno nero degli primi anni Novanta, che volevano rifarsi alla purezza del pensiero del bambino. Anche oggi uso il vetro e l'acciaio come materiali "puliti", così come gli oggetti estrapolati dalla quotidianità, diventano metafore. Metafore che predicono l'idea con cui dobbiamo cercare di capire la vita che ci circonda. La tensione che anima tutto il mio lavoro è sempre la medesima, dalla pittura all'installazione passando per i lavori digitali, in fondo, fare arte per me è, come pregare.

Anna D'Agostino