Five Portraits. L'artista usa la fotografia come spazio dell'apparizione. Nei suoi scorci di architetture contemporanee realta' e irrealta' dell'immagine si equilibrano in un'unita' fantomatica. L'architettura, fotografata seguendo visuali del tutto insolite, mostra il suo carattere di metafisica dello spazio rivelando aspetti concettuali che riflettono sull'estetica della forma.
a cura di Marinella Paderni
Lorenza Lucchi Basili usa la fotografia come spazio dell’apparizione.
Nei suoi scorci di architetture
contemporanee realtà e irrealtà dell’immagine si equilibrano in
un’unità fantomatica: l’architettura,
fotografata dall’artista seguendo visuali del tutto insolite, mostra
il suo carattere di metafisica dello
spazio rivelando aspetti concettuali che riflettono sull’estetica
della forma, sull’anima dei luoghi,
sulla luce, e non ultimo, sul valore di contemporaneità della
fotografia.
Le fotografie di Lorenza Lucchi Basili hanno origine nella pratica
della ricerca sul campo,
determinata da variabili come il caso, l’incontro, la rivelazione.
L’artista si reca nelle città di
continenti diversi senza avere un progetto o un’immagine a priori:
saranno i luoghi e le loro tante
identità a suggerirle il lavoro. L’attraversamento dei luoghi, il
perdersi tra le architetture, l’incontro
casuale e la scoperta di una “visione nella visione” nelle opere degli
architetti, vanno a comporre
una pratica dello sguardo che sottende ogni sua fotografia. Dal suo
incontro con i corpi delle
architetture, con le loro forme simboliche, e con aspetti meno
visibili del loro divenire, l’artista
coglie tramite il carattere di simultaneità della fotografia qualcosa
dello spazio e del tempo che
erano rimasti latenti.
Nella personale Five Portraits Lorenza Lucchi Basili presenta una
serie di “ritratti” a quattro
architetture contemporanee e a un monumento neoclassico. Gli edifici
sono il Museo della Scienza
e della Tecnica di Santiago Calatrava (Valencia), la Fondation Cartier
di Jean Nouvel (Parigi), il
Walt Disney Concert Hall di Frank O.Gehry (Los Angeles), la Biblioteca
Nazionale di Francia di
Dominique Perrault (Parigi) e il Pantheon dell’architetto neoclassico
Jacques-Germain Soufflot
(Parigi). Questi lavori sono uno sviluppo dell’artista sul tema del
ritratto: da genere biografico e
psicologico, sempre e solo in relazione alla figura umana, il ritratto
all’architettura diventa un topos
di analisi della contemporaneità, contribuendo alla ricerca
fotografica inaugurata con le tassonomie
dei coniugi Becker.
L’approccio concettuale è lo stesso che l’artista rivolgerebbe ad un
volto o ad un corpo umano,
cogliere l’identità nel suo “divenire sempre, diventare mai” (Gilles
Deleuze).
La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e
inglese) edito da Damiani con il
testo di Marinella Paderni.
L’artista ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in
Italia e all’estero, ricordiamo,
durante gli ultimi tre anni:
It’s not easy, Exit Art, New York, USA.
My space, PAN, Napoli
The most curatorial biennial of the universe, Apexart, New York, USA
Round trip, Centre International d’Accueil et d’Echanges des
Récollets, Parigi
Bildarchive 5, Spinnerei Archiv Massiv, Leipzig, Germania
Eighty-two movements/Ottantadue movimenti, uqbar Project Space,
Berlino, Germania
Enigma, Galerija Vartai, Vilnius, Lituania (a cura di Arvydas Zalpys).
Dissertare/Disertare, Castello Colonna, Genazzano (sezione a cura di
Laura Barreca).
Inaugurazione sabato 4 aprile ore 18
Galleria Studio G7
via Val d'Aposa, 7/g - Bologna
Orari: dalle 15.30 alle 19.30 lunedì e festivi per appuntamento
Ingresso libero