Diverse sedi
Alessandria

Shapes of time
dal 29/5/2008 al 30/8/2008
WEB
Segnalato da

Sebastiano Mauri




 
calendario eventi  :: 




29/5/2008

Shapes of time

Diverse sedi, Alessandria

La Biennale di Alessandria di Video e Fotografia Contemporanea, che si svolge in diverse sedi espositive della citta', propone un suggestivo percorso sul tema del tempo visto dall'occhio di oltre 140 artisti italiani e internazionali. Dai lavori fotografici di Francesca Woodman, passando per Shirin Neshat, piuttosto che per Orlan, Cartier-Bresson, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Luigi Ghirri, Robert Doisneau, Occhiomagico, Regina Jose' Galindo, fino a Anton Corbijn, David La Chapelle, Nobuyoshi Araki, Casaluce-Geiger, e molti altri.


comunicato stampa

La Biennale di Alessandria di Video e Fotografia Contemporanea, che si svolgerà da sabato 31 maggio a domenica 31 agosto 2008 in diverse sedi espositive della città, propone un suggestivo percorso sul tema del tempo visto dall’occhio di oltre 140 artisti italiani e internazionali.
Si tratta del primo evento del genere voluto, in Italia, da una città. La rassegna è organizzata dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Alessandria, la Fototeca Civica e dalla gallerista Sabrina Raffaghello, direttore artistico del progetto.

Collaborano alla realizzazione il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Istituto di Cultura italiana a Parigi, l’Accademia di Belle Arti di Venezia, il Centro Internazionale Fotografia di Milano (Forma), il Museo Ken Damy Brescia, la Fondazione Mudima Milano e il Castello di Rivoli.

Milano, 22 maggio 2008. Sarà il tempo, visto dall’occhio di oltre 140 artisti italiani ed internazionali, il protagonista assoluto della Biennale di Alessandria di Video e Fotografia Contemporanea. La monumentale rassegna visiva, organizzata dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Alessandria, la Fototeca Civica e dalla gallerista Sabrina Raffaghello, direttore artistico del progetto, si svolgerà da sabato 31 maggio a domenica 31 agosto 2008 in diverse sedi espositive della città.

“La Biennale di Alessandria di Video e Fotografia Contemporanea è il primo evento del genere voluto in Italia da una città – dichiara Paolo Bonadeo, Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Alessandria - Abbiamo deciso di collocarlo all’interno del tessuto cittadino per rendere Alessandria visibile e riconoscibile come luogo d’arte e cultura, aprendo, tra l’altro, una realtà unica al mondo nel suo genere la Cittadella.
L’arte contemporanea e la fotografia in particolare contribuiscono alla conoscenza e alla valorizzazione della Città nella sua monumentalità, nella sua conformazione urbanistica e nell'offerta di cultura”.

La manifestazione propone un suggestivo percorso sul tema del tempo e le sue forme: “Shapes of time”.
In una società massificata, produttiva, alterata da una realtà di iperconsumi, ipermercati, fretta, ansie e malesseri epocali, l’unico vero lusso che ancora l’uomo si può concedere e a cui tutti possono accedere indpendentemente da cultura, ricchezza, etnia o età è il tempo.
In questo frangente il lusso assume una valenza interiore e soggettiva in cui l’uomo può ancora decidere in tutta libertà come utilizzare tale ricchezza. Sono pochi coloro che hanno preso coscienza che il tempo è il lusso più ambito e inquantificabile a cui l’uomo possa ambire.

“La prima Biennale di Alessandria VideoFotografiaContemporanea – spiega Sabrina Raffaghello, direttore artistico - risponde a un’esigenza di proporre su un piano internazionale una riflessione sul tema del tempo inteso nella sua accezione più ampia, destrutturato da concetto fisico e vicino ai presupposti di un tempo dell'uomo, tangibile e interiore, un tempo sociale, un tempo ridotto a frammento di cose e realtà possibili”.

Il progetto si concluderà con un’esposizione, prevista per il 2009 a Parigi, di alcune sezioni della Biennale grazie alla collaborazione delle istituzioni culturali francesi.

CALENDARIO:
Giovedi 29 maggio 2008: press preview esclusivamente su accredito dalle ore 15.
Venerdì 30 maggio 2008: vip preview su invito , dalle ore 18 alla Cittade lla (via Pavia) cocktail cena e performance dei Coniglio Viola “rECUPERATE LE VOSTRE Radici quadrate “ .
Sabato 31 maggio 2008: vernice dalle ore 17 alla Cittade lla (via Pavia). Apertura ufficiale delle altre sedi dalle ore 15.
Sabato 14 giugno 2008: openning personale GIUSY FANELLA a cura di Fabrizio Boggiano
dalle ore 18.
Dalle ore 16 convegno “Video arte in Italia mercato e collezionismo” .
Sabato 21 giugno 2008: performance Marzia Migliora “Concerto per naufragio interiore”, in collaborazione con Michela Lucenti .ore21 Cittadella (via Pavia).
Sabato 9 agosto 2008: performance Barbara la Ragione “ragli” in collaborazione con Rossano Mastrota. Ore 21 Cittadella (via Pavia)


SHAPES OF TIME
“La macchina fotografica è un modo fluido d’incontrare quell’ altra realtà” Jerry N. Uelsmann

La Biennale di Alessandria di Video e Fotografia d’arte Contemporanea è il primo evento del genere voluto in Italia da una città.
L’obiettivo della Biennale di Alessandria per l’anno 2008 è tracciare un percorso di suggestioni legate al tema del tempo, mettendo in risalto un patrimonio di cultura e creatività che traspare dalla storia della fotografia e della video arte, ponendo al centro di una società moderna consumatrice e fruitrice di immagini, una realtà in cui l’artista diventa artefice, il demiurgo, di una deframmentazione per cui la duplicazione dell’immagine attraverso il medium fotografico si ricostituisce diventando significante e significato, archetipo di un’idea.
In questa prospettiva le opere d’arte presentate si avvicineranno o prenderanno le distanze, dall’idea di fotografia comunemente acquisita, illustrando un percorso artistico che parte dagli albori della fotografia con alcuni lavori di Nadar, per giungere ai nostri giorni con le esperienze contemporanee di video e foto installazioni.
Ecco allora presentare i cinque video legati al tema del tempo di Bill Viola, un lavoro degli anni sessanta di Marinella Pirelli,o i lavori fotografici di Francesca Woodman, considerata una delle più importanti fotografe americane degli anni ’70 il suo lavoro, svolto tra i 16 e i 23 anni, età della prematura scomparsa, possiede una forza e lucidità ancora oggi difficilmente riscontrabile, passando per Shirin Neshat, piuttosto che per Orlan, Cartier-Bresson, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice,Luigi Ghirri, Robert Doisneau, Occhiomagico, , Regina José Galindo Leone d’oro a Venezia, Luisa Raffaelli protagonista con una personale così come Anton Corbijn artista sui generis video maker fotografo e noto al pubblico come bassista degli U2, David La Chapelle, Nobuyoshi Araki, Casaluce-Geiger, per arrivare ai giovani Barbara La Ragione, i Coniglio Viola recente fenomeno dell’arte contemporanea, Simone Bergantini ,BJ Burrows o Alessia de Montis, tanto per citare alcuni degli oltre 140 artisti selezionati.
Quindi per dare ulteriore pregio e rilevanza all’evento abbiamo deciso di collocarlo all’interno del tessuto cittadino per rendere Alessandria visibile e riconoscibile come città d’arte e cultura, aprendo tra l’altro una realtà unica al mondo nel suo genere la Cittadella.
Primo riscontro di questo monumentale progetto sono stati il patrocinio ufficiale dell’Ambasciata di Francia in Italia, della Provincia di Alessandria e della Regione Piemonte e la collaborazione con realtà come Forma, Centro Internazionale di Fotografia di Milano, il Museo Ken Damy di Brescia, il Castello di Rivoli di Torino e l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Presentiamo insieme al direttore artistico Sabrina Raffaghello e ai curatori delle varie sezioni, Fabrizio Boggiano, Eleonora Lucangeli, Raffella Caruso, Livia Savorelli, Guido Cecere, Roberto Borghi e Laura Villani, un’indagine su un tema complesso ed articolato e auspichiamo che tale ricerca dia forza all’obiettivo di sostenere la crescita di Alessandria e di posizionare nel panorama dell’arte contemporanea l’offerta culturale della nostra città.

sezione Il tempo dell'Uomo e il tempo di Dio, a cura di Sabrina Raffaghello
sezione dedicata alla Francia, nazione ospite: Histoire du temps, a cura di Sabrina Raffaghello
sezione video Gli inganni del tempo e gli inganni della percezione a cura di Livia Savorelli
sezione video Elusione del tempo a cura di Roberto Borghi
sezione Il mito della bellezza eterna l’occhio sull’anima a cura di Laura Villani
sezione giovani Alla scoperta del tempo a cura di Fabrizio Boggiano
mostre personali: Francesca Woodman, Luisa Raffaelli, Ken Damy e Anton Corbijn.
performances: Barbara La Ragione, Coniglio Viola, Marzia Migliora.

MUSEO DEL CAPPELLO
mostra personale di Jean Marc Caimi a cura di Eleonora Lucangeli

SALA ESPERIDE
mostra personale di Giusy Fanella

complesso conventuale San Francesco SALE ESPOSITIVE VIA CAVOUR
sezione luoghi, luoghi comuni e non luoghi a cura di Guido Cecere.

TEATRO DELLE SCIENZE
sezione giovani finalisti: l’Accademia Belle Arti di Venezia e il suo tempo a cura di Guido Cecere

TINAIO DEGLI UMILIATI
sezione la percezione del tempo e gli inganni della percezione (sezione fotografia)
a cura di Livia Savorelli

I progetti di mostra e gli artisti partecipanti

SEZIONE FRANCIA: Histoire du temps
a cura di Sabrina Raffaghello

Dedicare alla Francia la prima sezione d’onore di questa biennale è in qualche modo un percorso dovuto alla cultura che ha visto nascere e sperimentare la fotografia in tutti i suoi paradigmi espressivi.
Questo nuovo linguaggio, il terzo occhio per inciso, parlando per immagini riesce a scardinare ogni concetto di raffigurazione rendendo possibile una lettura realisticamente possibile della realtà.
A differenza della pittura la fotografia con il suo fermo immagine riesce a scardinare l’interevento dell’artista la sua presenza a questo punto può essere palese o velata e in ogni caso rivelare un qualche aspetto dell’immagine che la sensibilità umana non sempre riesce a cogliere. Ecco dunque il fascino sublime di questo medium la possibilità di sovvertire in ogni caso le attese con uno sguardo implacabile sulla realtà impressa, sia essa costruita o reale.
Gli artisti francesi qui selezionati rappresentano un percorso ragionato dagli albori della fotografia ai nostri giorni , evidente sarà come il linguaggio che parla attraverso le immagini accompagna la storia degli uomini cresce e si evolve con le loro suggestioni, accompagna la sperimentazione o la descrizione della loro ricerca, ma soprattutto offre una realtà che parla per immagini un linguaggio universale che permette una comunicazione interculturale riunendo dal punto di vista semantico quello che era il linguaggio prima del crollo di babele,è questa la vera forza e innovazione che ha portato non solo in campo artistico la fotografia.

LUOGHI , LUOGHI COMUNI , NON LUOGHI
a cura di Guido Cerere

La mostra parte da una selezione di autori classici dell’Ottocento che ritraevano un paesaggio naturalistico e contemplativo aderendo spesso più o meno inconsciamente a stilemi pittorici. Fondamentale è la scelta del “punto di vista” che in realtà non è solo un fatto prospettico ma anche e soprattutto un fatto mentale, che determina poi di conseguenza l’interpretazione personale dell’autore in netta contraddizione con la presunta e utopica “obbiettività” della Fotografia.
Consapevoli di ciò gli altri autori con una connotazione più interpretativa e soggettiva della stessa tematica anche se inevitabilmente figli di uno svecchiamento del modo di fotografare ormai libero da sudditanze di ogni genere.
Con i contemporanei, infine, si registrano i mutamenti del circostante con particolare attenzione al paesaggio urbano ed agli insediamenti industriali e produttivi ormai non più compresi nella categoria dell’inguardabile o non degno di nota, ma addirittura ricercati ed enfatizzati, proprio a sottolineare il progressivo inquinamento del panorama visivo classico e la nascita di un nuovo tipo di paesaggio del nuovo millennio.


SEZIONE GIOVANI: ALLA SCOPERTA DEL TEMPO
a cura di Fabrizio Boggiano

Nell'ambito di una manifestazione di tale rilievo, ritengo la "Sezione Giovani" uno degli aspetti centrali di un evento che volge lo sguardo, con giustificata ambizione, verso il significativo apporto della fotografia all'interno del panorama artistico italiano, europeo ed internazionale.
Una sezione fondamentale per una Biennale d'Arte, in quanto riveste molteplici e ineluttabili pregi: da un lato offrire la responsabilità, a giovani artisti, di presentare il proprio lavoro, mostrando in quali direzioni si muovono la poetica e l'analisi fotografica per chi vive il mondo contemporaneo con l'entusiasmo e le ansie dovute all'età.
Seconda caratteristica è l'opportunità, per persone provenienti da Paesi e culture differenti, di confrontarsi, arricchendo il proprio bagaglio attraverso lo scambio e la condivisione. Altro aspetto interessante è quello di offrire la possibilità di confrontare il loro lavoro con quello di artisti di maggiore esperienza e di consolidato valore. Opportunità, quest'ultima, fondamentale anche per i fruitori della Biennale stessa, poiché il quadro d'insieme che ne scaturisce è particolarmente significativo nella dimostrazione e nella verifica del percorso dell'arte contemporanea. Nella scelta dei giovani artisti da invitare si è proceduto, innanzitutto, a livello anagrafico mettendo, come spartiacque, l'anno di nascita 1975. Questo non perché gli altri fossero considerati non giovani, quanto, piuttosto, per avere la possibilità di soffermare l'attenzione anche su chi, veramente, si trova agli stadi iniziali di un percorso riflessivo ed estetico nell'ambito della fotografia. Una scelta del genere ha permesso, inoltre, di selezionare giovani ancora poco conosciuti (o, in alcuni casi, totalmente sconosciuti) nel circuito mercantile artistico.
Altra particolarità che, fra l'altro, si ritiene rivesta fondamentale rilevanza, è quella relativa agli ambiti all'interno dei quali si è mossa la ricerca degli artisti da invitare. Saranno così presenti artisti italiani provenienti da differenti regioni, artisti stranieri con culture ed esperienze particolarmente varie e artisti italiani i quali, vivendo all'estero, si pongono idealmente fra le due categorie precedenti. Scelta non esaustiva, questa, ma che si pensa possa già fornire una visione abbastanza ampia, tale da fare emergere alcuni aspetti della similitudine e delle differenze insite nella società contemporanea.

L’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VENEZIA E IL SUO TEMPO
a cura di Guido Cecere

Accogliendo l’ invito della Città di Alessandria e del direttore artistico Sabrina Raffaghello di partecipare con un progetto di lavoro sul tema del tempo alla Biennale di Videofotografia Contemporanea di Alessandria ho pensato di coinvolgere gli studenti del corso di fotografia di cui sono tenutario, dell’ Accademia di Belle arti di Venezia. Con interesse gli studenti che hanno accolto la proposta sono stati circa 70, e in modo autonomo hanno focalizzato la loro ricerca ed il loro lavoro sul tema proposto.
Questa esperienza li ha messi in condizione di operare su un piano di lavoro professionale e qualificante consci del fatto di essere giudicati e confrontati nel loro lavoro.
Sono orgoglioso nell’ affermare che la scelta operata con il direttore artistico di questa biennale è stata difficile che la qualità dei lavori è stata notevole, purtroppo una selezione era necessaria i 13 prescelti sono quelli che hanno saputo per ingegno, freschezza e poesia meglio affrontare il tema del tempo.

LA PERCEZIONE DEL TEMPO E GLI INGANNI DELLA PERCEZIONE
a cura di Livia Savorelli

La scelta degli artisti, in relazione al tema esplorato, consta di una rosa di nomi, scelti tra personalità di fama internazionale e giovani artisti, impegnati nel circuito internazionale.
Il tempo è oggettivamente scandito dal cambiamento. L’identità di un oggetto o di un soggetto è, per definizione, stabilita dal suo essere e quindi dal suo esistere, mentre ogni forma di mutamento che questo subisce nel suo divenire, costituisce una vera e propria contraddizione in termini, in quanto l’evoluzione della materia presuppone la trasformazione dell’oggetto, e quindi la sua alterazione.
La relativa percezione che se ne deduce è territorio delle più disparate prese di posizione, in quanto strettamente dipendente da elementi inerti alla soggettività dell’individuo – quella “forma a priori della sensibilità” di derivazione kantiana, che rende l’uomo capace di avvertire lo scorrere del tempo – e a categorie di ordine sociale, come l’estrazione e la cultura.

STRATEGIE DI ELUSIONE
UN APPROCCIO AL TEMPO ATTRAVERSO LA VIDEO ARTE
a cura di Roberto Borghi

A differenza di quel che riportano di solito i vocabolari, “eludere” significa molto più di “sfuggire”, “schivare”, “esimersi” o “trasgredire”: nella sua etimologia è presente un elemento giocoso (il verbo latino “ludere”) che gli conferisce un senso di beffa ingegnosa, di inganno ben architettato.
Una “elusione del tempo” è un’azione irriverente e astuta, che per risultare efficace necessita di un’opportuna strategia. Una normale “opposizione” al tempo, un contrasto diretto, frontale, alla sua irrevocabilità, al suo imporre un termine ineluttabile alle cose, risulterebbe, prima ancora che insensato, inefficace. L’arte gioca di sottigliezza e di ambiguità. Ogni beffa può ribaltarsi, capovolgersi nel suo contrario, e diventare un omaggio, un gesto di doveroso riguardo nei confronti di una dimensione, il tempo, che è pur sempre la materia prima della vita.
“Strategie di elusione” raccoglie una serie di video che oscillano tra la tentazione di sottrarsi astutamente al tempo e di omaggiarlo con la giusta sottigliezza.
La selezione comprende due sezioni:
la prima tenta un bilancio delle “strategie di elusione del tempo” all’interno della video arte italiana, proponendo opere di artisti oramai “storici” come Marinella Pirelli di protagonista della scena degli anni Ottanta e Novanta come Silvio Wolf , Grazia Toderi, Occhiomagico, e di figure di spicco della giovane arte italiana come Masbedo, Coniglio Viola, Sebastiano Mauri ;
la seconda raccoglie i video di quattro giovani video artisti – Stefano Lupatini, Ivan Piano, Davide Longfils, Olo – realizzati per l’occasione.

IL MITO DELLA BELLEZZA ETERNA L’OCCHIO SULL’ANIMA
a cura di Laura Villani

Per George Sand la bellezza che si rivolge agli occhi è solo la magia del momento, l’occhio del corpo non è sempre quello dell’anima. Secondo Oscar Wilde nel suo “Ritratto di Dorian Gray”, il ritratto diventa la cristallizzazione della bellezza giovanile che esclude il trascorrere inevitabile del tempo per questo desidera che il ritratto invecchi al posto suo e non diventi lo specchio della sua anima, la prigione della sua effige di gioventù. Le varie fasi della vita, il loro modo di viverle, il corretto rapporto con l’idea della morte sono fattori che influenzano in maniera sensibile la qualità della vita. Nel “De Senectude” Cicerone diceva che “nessuno è tanto vecchio da non sperare di vivere ancora un giorno, né alcuno tanto giovane da essere sicuro di vivere ancora un giorno”. In questa frase è racchiusa la propensione al timore di invecchiare e al panico che l’idea della morte può generare.
La paura d’invecchiare non è sempre collegata la concetto di morte, ci sono individui che non temono la morte, ma sono terrorizzati dall’idea di diventare vecchi. Il cambiamento è cioè la linea di demarcazione tra le varie fasi della vita: l’adolescenza, la maturità e la vecchiaia.
Dorian Gray non sopporta l’idea che il tempo lo faccia invecchiare, mentre i quadri del suo amico non muteranno mai. Quando le gioie e i dolori dell’amore, i tormenti e le frustazioni vissute non sfigurano la sua bellezza, ma solo il suo ritratto che giorno per giorno inizia a cambiare, spaventato da questa stranezza decide di nascondere il quadro ed il suo terribile segreto.
Il terzo millenio sempre più ci vede intenti a escludere la vecchiaia e la morte dal nostro quotidiano e a cercare un’eterna giovinezza anche grazie all’aiuto, sempre più frequente, del bisturi che interviene a creare un nuovo concetto di bellezza immune al passare del tempo.
La fotografia nelle sue possibilità artistiche invita ad una penetrazione dello stato psicologico del soggetto fotografato che ne va a denudare l’anima e che documenta il processo dell’invecchiamento, la nostalgia e la memoria del mito della giovinezza.
Il terrore nascosto del tempo che passa può essere riscattato dalla bellezza che può trovarsi molte volte anche in un corpo maturo.

TEMPO DELL’UOMO E IL TEMPO DI DIO
a cura di Sabrina Raffaghello

In un dibattito aperto tra l’umano e il divino, tra il tangibile umanamente corruttibile e l’eterno, interessante e assolutamente sorprendente è l’interpretazione artistica sul tema del tempo applicato alla religione e al concetto di sacro.
Ecco allora che proprio la sacralità delle immagini produce un netto contrasto tra il rappresentato ed il rappresentante , tra il mistico e il quotidiano. Un aperto confronto teso ad evidenziare come l’arte contemporanea e la fotografia siano totalmente affascinati ed assorbiti da questa tematica.
L’uomo è tutte le cose (San Gregorio Magno) il concetto di umano si fonde quindi in quello di divino, il tempo diviene l’estensione corruttibile,perché tale è la natura umana, di un tempo amplificato teso all’eternità , il medium permette un fermo immagine ove si tende a ricostruire una dimensione sui generis , in cui riconoscere le strutture semantiche di un percorso creativo che porta l’uomo verso il suo corrispettivo divino, interpretando, stravolgendo o addirittura facendosi icona di un modello strutturato attraverso la storia dei secoli perché tale spirito di emulazione si accompagna ad un antico desiderio dell’uomo quello di raffrontare la sua immagine verso un’entità spirituale che vinca le leggi umane, inscriva lo scorrere del tempo in un sistema superiore per cui l’inizio e la fine , le vita e la morte, siano i punti referenziali di un passaggio attraverso un modello divino verso l’eternità.
La croce diventa allora simbolo attraverso le culture,l’uomo nella sua verticalità teso verso le altezze riassume in se tutta una simbologia delle ascese è arco , è albero, è croce ma è soprattutto rinascita .
Attraverso questa ricostruzione per immagini possiamo liberare in chiave contemporanea un concetto di sacralità e spirito religioso unitamente affiancato alla realtà umana intimista contrapposta con le sue deviazioni e strutture celebrali,terribilmente reale specchio del suo corruttibile tempo.


SEZIONE EVENTI: MOSTRE PERSONALI
a cura di Fabrizio Boggiano, Raffaella Caruso, Roberto Borghi, Eleonora Lucangeli e Sabrina Raffaghello

Francesca Woodman

Francesca Woodman fu, nonostante una vita piuttosto breve, un’artista fotografica influente e importante per gli ultimi decenni del XX secolo.
Appariva in molte delle proprie fotografie e il suo lavoro si concentrava soprattutto sul suo corpo e su ciò che lo circondava, riuscendo spesso a fonderli insieme con abilità. La Woodman usava in gran parte esposizioni lunghe o la doppia esposizione, in modo da poter partecipare attivamente all’impressionamento della pellicola. Nelle sue foto compaiono anche l’amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore. Francesca Woodman crebbe in una famiglia di artisti, il padre George era un pittore mentre la madre Betty ceramista. Trascorse diversi anni e molte vacanze estive della sua infanzia a Firenze, dove frequentò il secondo anno di scuola elementare e prese lezioni di pianoforte e scoprì la fotografia molto giovane, sviluppando le sue prime foto a soli 13 anni. Tra il 1975 e il 1979 ha frequentato la Rhode Island School of Design (RISD), dove si appassiona alle opere di Man Ray, Duane Michals e Arthur Fellig Weegee. In questo periodo torna in Italia, a Roma, per frequentare i corsi europei della RISD con l’amica e collega Sloan Rankin.
Qui si appassiona alle opere di Max Klinger e conosce, tra gli altri, anche Sabina Mirri, Edith Schloss, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi e Suzanne Santoro. Frequenta anche l’ambiente artistico della Transavanguardia Italiana. Nel gennaio del 1981 ha pubblicato la sua prima (e unica, da viva) collezione di fotografie, dal titolo Some Disordered Interior Geometries (Alcune disordinate geometrie interiori).
Nel corso dello stesso mese si suicidò gettandosi da un palazzo di New York all’età di 22 anni. Le sue fotografie vengono esposte frequentemente in tutto il mondo anche oggi.

Anton Corbjin C(orbijn)&i
Famosissimo come musicista del gruppo U2 nonchè come artista fotografo.il suo lavoro spazia le più svariate tematiche con uno sguardo attento alla realtà. Anton Corbijn, il fotografo rivelazione che con i suoi scatti ha affascinato il pubblico di mezzo mondo, puntando sulla trasgressione, sulle facce note dei personaggi famosi, è nato a Strijen in Olanda nel 1955. La vena artistica comincia ad alimentarla Corbijn fin dall’infanzia, cercando giorno dopo giorno l’ispirazione giusta per realizzare la sua "arte" ancora nascosta. Nel 1972 affascinato dal mondo musicale, durante un concerto dal vivo scatta le prime fotografie; da quelle immagini capisce che è proprio quel tipo di emozioni che vuole catturare, quelle vive, concrete, quasi rubate alle scene quotidiane. Nel 1979 l’amore per la fotografia e per la musica, altra sua grande passione, lo spingono a trasferirsi a Londra dove entra subito in contatto con le band ed il sound più originale del momento, i Post Punk, Magazine, i Joy Division.

Dopo il 1985 fotografa principalmente personaggi del mondo dello spettacolo, sia per ricerca personale che per numerose riviste e magazines, Vogue, Rolling Stones, Details, Icon, The Independent Magazine, W Magazine, e sulle pagine patinate appaiono i suoi primi ritratti di musicisti e attori, tra i quali i REM, Lee Hooker, Ferry, Rolling Stones, Cave, Depeche Mode, e non ultimo gli U2. Con la band irlandese Corbijn instaura subito un rapporto professionale basato sulla stima e la fiducia reciproca, un rapporto che sfocia con il tempo in una bellissima amicizia.

Ken Damy il tempo consacrato

Artista che ama gli orizzonti e le latitudini dell’altrove è un performer figurativo che sperimenta e riflette sulla contaminazione dei linguaggi e sulla soggettività autoriale del gesto creativo mediato dallo strumento della fotografia ,specchio fedele delle superfici e delle trame invisibili ad occhio nudo.

Luisa Raffaelli traces

Artista torinese presenta una serie di lavori in cui a un’attenta ricerca fotografica viene affiancata una sperimentazione e frammentazione dell’immaginepixel e pennellate di colore per creare nuove forme e superficiI personaggi femminili di Luisa Raffaelli abitano da soli, in stanze sovrarredate organizzate come set eccessivi. Tutto si fa sgargiante, mosso da neon e nastri che volteggiano nella notte. Sotto il lavoro registico dell'artista la realtà viene selezionata, ricombinata e in ultimo contraffatta:Le donne di Luisa Raffaelli non premono sullo spazio ,non sono vincolate al tempo così come accade nella realtà:A loro si aprono impercettibili possibilità atletiche e di congelamento a mezz'aria .Vengono sospinte da venti immaginari ,elettrificati e lentissimi.(…)Luisa Raffaelli si muove tra le quinte della mise-en scéne ,protagonista assoluta, soggetto e oggetto, dove l'aspetto performativo perde però il carattere narcisistico e autoreferenziale,diventando il corpo stesso soltanto una matrice per descrivere l'intero sociale. Negli ultimi sviluppi della sua ricerca sull'immagine, lavora attraverso una tecnica di fotopittura digitale che punta sull'effetto iper reale e straniato della scena.
Prima dell'immagine definitiva, come di consueto, c'è un'interessante fase preparatoria, la costruzione di un set tra cinematografico e letterario in cui la figura femminile si muove in ambienti tra reale e immaginario, spazi un tempo vuoti e oggi riempiti di elementi che ne connotano ulteriormente la qualità narrativa.

Jean Marc Caimi binario 1

Jean Marc Caïmi, è nato a Parigi e ha la sua base lavorativa in Italia. E' giornalista e fotografo professionista ed ha lavorato lungamente per l'editoria. Ha fotografato e intervistato star del rock come Peter Gabriel, Bo Diddley, Michael Nyman, Roger Waters, Rufus Wainwright, Goran Bregovic, collaborando e in seguito dirigendo lo storico mensile musicale "Rockstar". Nel 2006 al FotoGrafia, Festival Internazionale di Roma, ha esposto una selezione di questi scatti per la mostra collettiva "Pictures Of You". Ha collaborato con il magazine "Panorama Economy" per il quale ha realizzato un reportage sulle terre espropriate ai boss mafiosi. Le immagini dei reportage sui riti religiosi e pagani dell'Italia del Sud, raccolte dal centro Sperimentale di Fotografia "ADAMS", sono state oggetto di mostre realizzate per il Cineporto di Roma. La serie "Kids", foto scattate durante un periodo di cinque anni (dal 2000 al 2005), focalizzata sul mondo dei bambini e sulla loro interazione/integrazione con il luogo di appartenenza, è ora una galleria del portale fotografico basato a Città del Messico "ZoneZero".

Le foto di "Kids" sono state selezionate e presentate alla conferenza internazionale del "Siggraph" nel 2007 a San Diego, California. Ultimi lavori, una serie di fotografie degli torici ponti romani, scatti realizzati per "MIT", eventi di musica elettronica e contemporanea dell'Auditorium Parco Della Musica di Roma, dal 2008 partecipa ad un progetto che integra la fotografia all'architettura e al design di interni. Partecipa al FotoGrafia Festival Internazionale di Roma 2008.
Per Jean Marc Caimi la fotografia ha rappresentato inizialmente una terapia di inserimento sociale. Attraverso la macchina fotografica ha avuto l'opportunità di immergersi nelle pieghe del mondo per
scandagliare tematiche sociali ed umane, suo interesse primario. La profonda gioia istintiva dello scatto e del lavoro successivo in camera oscura, lo hanno spinto ai primi reportage dove la vera protagonista è l'energia generata dalla forza della coesione umana, dall'istinto ancestrale a non essere soli. La massa pulsante accorsa ad una festa popolare, i fedeli di un rito, religioso o pagano, l'anonimato della gente per strada, l'intimità delle mura domestiche sono obbiettivo costante della sua ricerca. Tracce vitali trasferite nella trama fotografica, pastosa, organica. I soggetti, spesso sfuggenti e straniati, suggeriscono più che descrivere, lasciando sulla carta l'indefinitezza dell'emozione.

PERFORMANCES

BARBARA LA RAGIONE “RAGLI”
di Rosario Mastrota

Ragli è un’accusa, un concetto violento disteso nella fusione di poesia, teatro, danza, video e musica dal vivo. Paradossi concettuali e mescolanze di forme espressive sono le dinamiche prescelte per l’impasto di questo spettacolo che, muovendo dalla indecisione della parola e dalla forza delle immagini, tenta di coniugare al meglio, in una coralità prestabilita, l’espressione di un’idea “triste” che si spegne e si congela man mano che si va avanti, nella celebrazione della realtà.
L’accusa è rivolta alla società odierna; il raglio dell’asino è designato come voce dell’esterno, del di fuori, del mondo, della collettività, che oggigiorno pare caduta nella fissità del niente, nella stasi dell’inutilità d’intenti. Asini, quindi, nell’accezione delatrice, sono tutti coloro che stanno fuori dalla situazione, racchiusa, dove avviene, eufemisticamente, questa storia. Il fuori è invisibile, atteso, ricercato, come una luce, come il giorno, è osservato, non si manifesta mai, soprattutto mai con buone aspettative. E’ sterile, è monco, è muto (di concetti), è buio.
Ma gli asini che stanno fuori non sono soltanto persone, sono ideali, sono voglie, sono propositi, sono dinamiche. Tutte confuse, tutte imbrigliate nel futile. Il fuori è il mondo, o per restringere il campo, l’Italia. E i protagonisti in questo tentativo di salvezza, detti, definiti e appellati “personaggi”, provano a vivere e a salvaguardare delle scelte che strappano, e forse salvano, dalla bocca divoratrice della banalità. Concetti, idee, scelte di vita, disagi, modi di essere, sogni, incubi, appaiono come tante minuscole tessere protette che non possono essere gettate fuori. Così, per esempio, la cultura diventa cibo, e quindi necessità. La follia diventa saviezza. L’amore è diversità. Misandria e misoginia che si scontrano. L’amicizia resta utopia. Il tempo scorre infinito. Il quadro, l’affresco, è caustico, raccolto in un piccolo spazio, un piccolo pezzo di mondo racchiuso, un piccolo pezzo di desiderio, oppure una cella, un’amigdala cerebrale resa camera fisica.
Avviene tutto in maniera sconnessa, di pinteriana memoria e beckettiana sentenza, apparentemente i discorsi sono insensati, frastornati, ricordati male e poco, così i significati possono essere scovati e delineati dal libero arbitrio.
Ragli è un’accusa silenziosa, sensibile, poetica e forse troppo debole per essere ascoltata, non ci sono eclatanti misure di forza o proseliti di veemenza, l’accusa in questione permette di pensare, di ragionare, di cogliere, senza nicchie. Lascia pesare le intenzioni, a chi riesce, però, a sentirsi all’interno della piccola stanza. Chi rifiuta e non coglie l’essere lì dentro è inevitabilmente un appartenente del fuori: è uno che “si trova lì”, che “non vive a senso”.
Ragli è un tentativo di impastare la filosofia alla vita, l’intelletto alla ragione, la pazzia al coraggio, l’anima emotiva alla forza. Paradossi e surrealtà, apparentemente, ma, sicuramente, anche una concretezza, fin troppo reali. Non esistono spazio e luogo, o se paiono tali, non hanno definizione di sorta, non c’è un dove preciso, ce n’è uno, ma potrebbe essere qualunque altro.
L’intento è quello di provare, con armi che non sanno e che non possono ferire, a scoprire il lato vivo dell’azione, osando, salvaguardando, confessando e piangendo. Chi sceglie di vivere, rifiutando la massificazione sterile del niente che non costruisce, “essendo” vivo scova e rivela le “scorie indigeste”, esaltando le accezioni più pure e più vere, mostrando debolezze e limiti in maniera forte, giocando con metafore introspettive che vogliono esulare dalle condizioni irriverenti che “si fanno” o “che sono così” o, peggio ancora, “che fanno tutti”. Un processo di depurazione che le immagini, le parole, la musica, la danza e l’immaginazione provano a determinare.
Questo progetto punta ad offrire, agli occhi che potranno scinderne l’eccezione e alle facce che strapperanno le maschere, una possibilità di delineare le scelte e la vita in maniera costruita, sconfessando alla propria anima e al proprio volere “l’eterno ritorno” nietzschiano.


CONIGLIO VIOLA
RECUPERATE LE VOSTRE RADICI QUADRATE
ConiglioViola - Recuperate le vostre radici quadrate. Il "barocchismo", declinato in versione pop, è anche il tratto caratteristico dei Coniglio Viola, duo torinese di artisti multimediali che convogliano, nell'alveo di una ricerca a tutto tondo sui linguaggi, la passione per la musica e l'iconografia degli anni '80, la suggestione visiva dei quadri di Magritte, il gusto per la performance sopra le righe, la strabiliante perizia negli effetti video e il virtuosismo della net-art (a tal proposito, una visita al loro sito vale più di tante parole). Entrando in sala, il pubblico si trova di fronte ad un enorme televisore-palco gonfiabile, con i bordi "sobriamente" colorati di fucsia: l'altare profano su cui verrà celebrato - a metà fra dissacrazione ironica e mitizzazione adorante - l'omaggio alle regine "feroci" dei magnifici Ottanta, gli idoli dell'era dell'edonismo e del trionfo del videoclip in croma-key. Lo schermo gigante rimanda le immagini dei video e il performer del gruppo, Andrea Raviola, in arte Donatello (in omaggio, crediamo, alla Rettore più che all'autore del David…), reinterpreta, con grembiule da casalinga-glam e microfono-aspirapolvere, i successi di Loredana Bertè, Mia Martini, Giuni Russo, Marcella Bella… Per ogni canzone, un mondo: la casa di Barbie, icona anni '80 tanto quanto le frange cotonate e le spalline, diventa il set per "Donatella" della prediletta Rettore; la Venere del Botticelli, se ha ancora lunghi capelli biondi, ha però cambiato sesso, e si trova a invocare, con la voce di Andrea, l'ineffabile piacere di un "Caffé nero bollente", hit della Mannoia; mentre "Un'estate al mare" di Giuni Russo si ritrova trasportata in un paesaggio da videogioco. E intanto, in una pausa inserita nel flusso incessante di canzoni, ci viene mostrata una piazza San Pietro sinistramente vuota, come in un quadro di De Chirico, animata solo dal rimbombare di una voce nota: non quella del papa, ma quella inconfondibile di un Renato Zero "santificato" che, dalla celeberrima finestra, lancia un monito: "Recuperiamo le nostre radici… quadrate!".

CONCERTO PER NAUFRAGIO INTERIORE
di Michela Lucenti + Marzia Migliora
Il seguente progetto nasce da un dialogo tra Michela Lucenti e Marzia Migliora.
Artiste provenienti da ambiti professionali e di ricerca differenti, uniscono le proprie competenze per dare vita ad una collaborazione e ad uno scambio di idee che sfociano nella creazione di una performance teatrale che trae spunto dalla mitologia classica.
Progetto
Un coro di cinque voci femminili, racconta una storia le cui protagoniste sono accomunate dall’assenza dei propri cari: mariti, soldati, fratelli, figli.
La separazione è rappresentata da una porzione di mare: un attraversamento coatto della frontiera vissuto come una lacerazione perché la partenza è vista come un viaggio necessario nel caso dell’emigrazione, o forzoso nel caso di un esilio o di una guerra, o ancora un atto di fuga.
Il viaggio, da sempre prerogativa maschile, gode in questo concerto di un punto di vista al femminile che cerca di definire il senso di tale esperienza come coscienza anziché come conquista (le troiane rappresentano il bottino di guerra, le vinte).
Le cinque cantanti in scena sono state immaginate come sirene -presenze che abitano gli abissi marini- che nei 45 minuti di spettacolo rivestono molteplici ruoli subendo una sorta di metamorfosi il cui filo conduttore è un canto di morte, di assenza e di attesa.
Nel corso del racconto le donne scivolano nei ruoli di madri, figlie, mogli e bottino dell’invasore. Cantano il dolore di questo viaggio che talvolta si consuma nell’immobilità dell’attesa, nella speranza del ritorno di chi è partito, talvolta è un viaggio forzato nelle mani dei vincitori.
Esse stanno in cerchio, una forma che nella sua perfezione geometrica non consente interruzioni, come senza interruzione è la vicenda da loro narrata. Un moto perpetuo che trova il suo punto di partenza nella Tragedia delle Troiane e si complica in divenire con canti in altre lingue e brani scritti da Michela Lucenti.
Talvolta compiono piccoli movimenti di danza come se si muovessero sott’acqua.
Il palco rappresenta più luoghi
Gli abissi marini in cui sono immerse le cinque sirene;
La terra-l’aria rappresentata dalla figura di Marzia Migliora che compie un’azione in una posizione di disequilibrio.
Il soffitto della sala è pensato come il confine tra l’acqua e la terra-l’aria in cui sosta una nave immaginaria che fa calare la sua ancora vicino alle 5 sirene. Vicino a Migliora un ventilatore a vista molto potente ma silenzioso.

L’azione di Marzia Migliora

A lato del gruppo delle cantanti un’altra presenza silenziosa accompagna con una singola azione tutta la durata del concerto. Lei non cerca lo sguardo dello spettatore, la sua figura è uno sbilanciamento della scena verso un punto d’azione talmente minimo da apparire un’immagine perpetua, una fotografia che non ha la necessità di essere osservata in divenire. Lei è l’immobilità della sospensione, la rappresentazione dell’attesa e il suo travaglio non è visibile agli occhi. Il suo viaggio è mentale e il suo pensiero costantemente con chi è partito.
La donna, in una posizione inclinata di quarantacinque gradi, in completo disequilibrio, estrae dalle tasche del suo abito una cipolla, la sbuccia e la disfa lasciando cadere nel mare nero le leggerissime pelli fragili e trasparenti. Leva la scorza da questi vegetali portandoli alla nudità, ad un cuore di polpa dalle esalazioni urticanti. L’odore delle cipolle non lascia immutato lo stato di chi sbuccia, la donna inizia a lacrimare e a compiere il suo lutto ordinario.
Il gesto si ripete in maniera estenuante per l’intera durata dello spettacolo.

Per ulteriori informazioni:
Sabrina Raffaghello
videofotografia contemporanea "shapes of time" sabrina.raffaghello@live.it mob. 3341290405
press@biennalealessandria.it

Venerdì 30 maggio 2008: vip preview su invito, dalle ore 18
alla Cittadella (via Pavia) cocktail cena e performance dei Coniglio Viola

Sabato 31 maggio 2008: vernice dalle ore 17
alla Cittadella (via Pavia). Apertura ufficiale delle altre sedi dalle ore 15

IN ARCHIVIO [7]
Outside the wall
dal 21/1/2010 al 13/2/2010

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