Nowhere to run Nowhere to hide. Il titolo esplica una condizione di insicurezza, instabilita' e claustrofobica assenza di punti di fuga, nel senso metaforico e reale dell'espressione, che riguarda sia la situazione individuale dell'artista, che quella globale dell'arte.
Nowhere to run Nowhere to hide
David Rickard, giovane artista neozelandese che vive e lavora a Londra,
dal 15 gennaio terrà presso la galleria Valeria Belvedere una mostra
intitolata nowhere to run nowhere to hide.
Il titolo esplica una condizione di insicurezza, instabilità e
claustrofobica assenza di punti di fuga, nel senso metaforico e reale
dell'espressione, che riguarda sia la situazione individuale
dell'artista, che quella globale dell'arte.
In galleria verranno esposte
due colonne formate da tele impilate l'una sull'altra sino a toccare il
soffitto, quasi nell'atto di sorreggerlo. Queste colonne vanno a
costituire due nuovi elementi architettonici capovolgendo in tal modo la
consueta gerarchia tra parete che funge da sostegno e quadro che viene
supportato da essa ("Non è forse la pittura e più in generale
l'arte, a supportare, in senso spirituale ed economico una galleria e
non viceversa?" Si chiede Rickard).
Accanto a questa installazione, che
non concede alcuna forma di tregua al senso di precarietà della
'galleria', saranno disposte altre opere: you are so beautiful you make
my head spin, nella quale una cornice rosa, al cui centro è
incastonato uno specchio, si muove in senso circolare, provvedendo a non
fornire alcuno spazio al di là del muro della galleria, ma piuttosto a
riflettere il visitatore nello spazio circostante in un moto rotatorio e
vertiginoso; 200 places to hang a picture, duecento ganci che
simbolizzano altrettanti modi di appendere un'opera, ma nulla viene
appeso; seamless door, una maniglia che sigilla una parete, la chiude a
ogni possibile utilizzo espositivo, determinando ancora una volta
l'impossibilità e il fallimento di evasione; pretty as a picture, un
dipinto a olio su tela il cui titolo ha origine da un antico detto
inglese, ancora comunemente usato per esprimere un concetto assoluto di
'bellezza', sul quale l'artista opera dando una sua interpretazione
personale in connessione ai costanti cambiamenti storico artistici di
tale 'percezione'.
Tutti questi lavori riflettono sull'ambigua relazione
esistente tra fruitore dell'opera e artista, tra arte e istituzione
artistica (intesa come struttura espositiva, ma anche come luogo che
"qualifica" l'opera d'arte, la rende tale in nome di una convenzione
aprioristicamente accettata dal pubblico), nel tentativo di formulare
una nuova prospettiva di visione dell'opera, che scardini norme
arbitrarie e tralasci punti di vista obbligati.
David Rickard è nato a Ashburton in Nuova Zelanda nel 1975, vive e
lavora a Londra. Tra le sue più recenti mostre segnaliamo: 1998,
"State House", Art Space, Auckland, Nuova Zelanda; 1999, "Light Box",
Spazio Naos, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, "Glocal", Studio
Casoli, Milano; "Golcal", XXL Gallery, Sofia, Bulgaria; 2001 "Seamless",
installazioni urbane in 12 diverse location, Londra, Gran Bretagna.
Inaugurazione Martedì 15 gennaio 2002, h.18/21
Orario da martedì a sabato dalle 15 alle 19 e su appuntamento
VALERIA BELVEDERE
Via Rossini 3
I - 20122 Milano
Tel/fax +39.02.795626