Galleria Continua
Beijing
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WEB
Michelangelo Pistoletto
dal 18/1/2008 al 29/3/2008
mart-dom 11-17

Segnalato da

Silvia Pichini


approfondimenti

Michelangelo Pistoletto



 
calendario eventi  :: 




18/1/2008

Michelangelo Pistoletto

Galleria Continua, Beijing

In mostra un nuovo corpus di opere che, pur essendo quasi interamente datato 2008, si presenta come l'evoluzione piu' efficace di tutti quei concetti su cui tutta l'attivita' artistica di Pistoletto si e' fondata sino dai suoi esordi, nei primi anni '70. Esattamente come sulla soglia di un quadro specchiante, questo susseguirsi di opere collocano l'artista in una dimensione temporale che include passato, presente e futuro.


comunicato stampa

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Galleria Continua Beijing è orgogliosa di presentare la prima mostra personale di uno dei più grandi maestri dell’arte contemporanea italiana, Michelangelo Pistoletto.

Dopo la partecipazione dell’artista alle mostre collettive “Manmano” nel 2005 e “One Colour” nel 2007, la galleria dedica i suoi spazi espositivi all’esposizione di un nuovo corpus di opere che, pur essendo quasi interamente datato 2008, si presenta come l’evoluzione più efficace di tutti quei concetti su cui tutta l’attività artistica di Michelangelo Pistoletto si è fondata sino dai suoi esordi, nei primi anni Sessanta. In questo modo, la mostra personale dell’artista, pur fortemente intrisa di importanti elementi di novità, offre uno sguardo panoramico e retrospettivo sul percorso artistico di Pistoletto introducendo all’universo estetico-concettuale dell’artista.

La coerenza espressiva del maestro è chiaramente visibile nell’opera con cui la mostra si apre in cui l’elemento specchiante, che contraddistingue tuttora la sua ricerca artistica, è unito al simbolo della più recente produzione pistolettiana: la mela. Introdotta dall’artista nel 2007 sottoforma di “mela reintegrata” (Wollen – La mela reintegrata, 2007), il frutto primordiale diventa emblema del Terzo Paradiso, ovvero “l'accoppiamento fertile tra il primo e il secondo paradiso. Il primo è il Paradiso Terrestre, che precede il morso della mela. È il paradiso naturale dove tutto è regolato dall'intelligenza della natura. Il secondo è il Paradiso Artificiale, quello sviluppato dall'intelligenza umana attraverso un processo lentissimo che ha raggiunto nel corso degli ultimi due secoli una dimensione sempre più vasta ed esclusiva. […] Il pericolo di una sempre più imminente tragica collisione fra queste due sfere è ormai annunciato in ogni modo. Ed è per evitare di proseguire verso questo catastrofico avvenimento che si deve concepire il progetto globale che chiamo Terzo Paradiso. [...] Il riferimento biblico non ha finalità religiose ma è assunto come messaggio per dare senso e forza al concetto di trasformazione sociale responsabile e motivare un grande ideale che unisce in un solo impegno l'arte, la scienza, l'economia, la spiritualità e la politica.” (Michelangelo Pistoletto). Ancora una volta per Pistoletto, il concetto di “frammento” assume grande rilevanza. Le singole parti che compongono la figura della mela ricordano che in ogni singolo elemento specchiante è già contenuta l’infinità del mondo reale che vi ci si riflette.

L’andamento poco lineare dei contorni della mela, funge da incipit dell’opera che occupa lo spazio principale. Qui, al centro di un labirinto in cartone ondulato (materiale “povero” che rimanda metonimicamente al movimento artistico di cui Pistoletto era uno dei maggiori rappresentanti e che, negli anni Sessanta, è stato denominato da Germano Celant “Arte Povera”), emerge la monolitica figura di un cubo bianco di enormi dimensioni. L’accesso al cubo di 5 m3 è consentito solo attraverso il percorrimento del labirinto, figura della mitologia classica già presente nella produzione artistica di Pistoletto, Labirinto (1969-2001).
Al centro, all’interno del cubo interamente rivestito di specchi, si trova il Metro Cubo di Infinito, opera appartenente alla serie degli Oggetti in Meno (1965-1966): un semplice cubo composto da 6 lastre di specchio rivolte verso l’interno. L’ambiente specchiante praticabile diventa così lo spazio dell’esperienza in cui lo spettatore per la prima volta è invitato ad esperire ciò da cui sino ad oggi era stato inderogabilmente escluso, ovvero lo spazio del Metro Cubo di Infinito che conserva così il suo status di spazio dell’immaginazione pura.

Il resto della mostra è un continuo richiamo a opere storiche. L’allusione è talvolta evidente, come nel pozzo di cartone con fondo specchiante (che rimanda a I Pozzi, 1965-1966) o nelle cinque gabbie-specchio (Gabbia Specchio, 1973-1992), altre volte è invece solo accennata, come nelle due serie speculari di “prospettiva del nero nel bianco” e viceversa, o come nell’opera in cui una grande lastra di specchio perde un piccolo frammento (come nello Specchio Spezzato del 1976), su cui l’artista appone, con gesto ironico e beffante, la propria firma.

Esattamente come sulla soglia di un quadro specchiante, questo susseguirsi di opere che si fanno eco l’un l’altra colloca l’operare artistico di Michelangelo Pistoletto in una dimensione temporale che include passato, presente e futuro.

Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933.
All’età di 14 anni inizia il suo apprendistato nello studio del padre, pittore e restauratore; in seguito frequenta la scuola grafica pubblicitaria diretta da Armando Testa.
Nel 1960 tiene la sua prima personale a Torino. Tra il 1961 e il 1962 realizza i primi Quadri Specchianti, opere che danno inizio ad una nuova prospettiva “retrovisiva” che include direttamente la presenza degli spettatori e introduce nel quadro la dimensione attiva del tempo. Nel 1963 partecipa alla mostra “Dessins Pop”, alla Galleria Sonnabend di Parigi e da quel momento espone nelle più importanti rassegne internazionali dedicate alla Pop Art e al Nouveau Realisme.
Nel 1964, con I Plexiglas, esposti alla Galleria Sperone di Torino, l’artista definisce anche sul piano teorico le premesse dell’Arte Concettuale.

Tra il 1965 e il ’66 produce un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno basati sul principio di differenza. Questi lavori danno origine all’Arte Povera, movimento teorizzato dal critico Germano Celant e riconosciuto internazionalmente come una delle correnti artistiche più importanti del XX secolo.
Nel 1967 dà vita allo Zoo, un gruppo intersoggettivo la cui attività unisce l’arte visiva al teatro, alla musica, alla danza ecc. portandone le performance in ogni parte d’Europa.
Nel 1968 in occasione della Biennale di Venezia divulga il Manifesto della “Collaborazione Creativa”. Nello stesso anno è premiato alla Biennale di San Paolo.
Negli anni 70 riprende il tema dello specchio che approfondisce e sviluppa in lavori e azioni come la Divisione-Moltiplicazione dello Specchio e L’Arte assume la Religione. Inoltre tra il settembre del 1973 e l’ottobre del 1976 realizza un lavoro esteso nel tempo, intitolato Le Stanze che consiste in una mostra di un anno, divisa in dodici esposizioni della durata di un mese. Questa è la prima di una serie di esposizioni contenute ognuna nella dimensione temporale di un anno, denominate nel loro insieme “Continenti di Tempo”. Ne sono parte: Anno Bianco gennaio-dicembre 1989 e Tartaruga Felice un anno per Documenta di Kassel 1992.

Al Teatro Marstall di Monaco e contemporaneamente al Palazzo Comunale di Pistoia, nel 1994 l’artista rende pubblico il Manifesto “Progetto Arte” che, attraverso un impegno eticoestetico, pone l’arte al centro della ricerca per una “trasformazione sociale responsabile”.
Dal 1991 al 2000 è professore all’Accademia di Belle Arti di Vienna e nel contempo avvia a Biella il centro multiculturale e plurisettoriale “Cittadellarte-Fondazione Pistoletto”.
Nel 2002 riceve dalla Presidenza della Repubblica il Diploma di Benemerito della Cultura e dell’Arte.
Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla 50° Biennale di Venezia.
Nel marzo 2004 l’Università di Torino gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Scienze Politiche.
Nel maggio 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Prize per le scienze e le arti.

Principali mostre personali nei musei:
1966 Walker Art Center, Minneapolis; 1967 Palais des Beaux Arts, Brussels; 1969 Boymans van Beuningen Museum, Rotterdam; 1973 Kestner Gesellschaft, Hannover; 1974 Matildenhohe, Darmstadt; 1976 Palazzo Grassi, Venice; 1978 Nationalgalerie, Berlin; 1979 Rice Demenil Museum, Houston; 1983 Palacio de Cristal, Madrid; 1984 Forte di Belvedere, Florence; 1988 P.S.1 Museum, New York; e Staatliche Kunsthalle, Baden; 1989 Kunsthalle, Bern e Secession, Vienna; 1990 Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Rome; 1991 Museet for Samditkunst, Oslo; 1993 Deichtorhallen, Hamburg; 1994 National Museum of Contemporary Art, Seoul; 1995 Museum 20er Haus, Vienna; 1996 Lenbachhaus, Munich; 1997 Museo L. Pecci, Prato; 1999 MMAO, Oxford; Henry Moore Foundation, Halifax e Galerie Taxispalais, Innsbruch; 2000 GAM, Torino, MACBA, Barcelona e Città di Castello-Fondazione Burri; 2001 Contemporary Museum of Bosnia, Sarajevo e Ludwig Museum, Budapest; 2003 MuHKA, Antwerpen (“Pistoletto & Cittadellarte”); 2005 Galleria Civica, Modena; 2007 MAMAC, Nizza.

Michelangelo Pistoletto ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1966, 1968, 1976, 1978, 1984, 1986, 1993, 1995, 2003 e 2005. Ha preso inoltre parte a Documenta di Kassel nel 1968, 1982, 1992, 1997.

Le sue opere sono nelle collezioni dei maggiori musei d’arte moderna e contemporanea tra cui il MOMA di New York, il Beaubourg di Parigi, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, Museo d'Arte Contemporanea di Seul, Contemporary Art Museum di Toyota, Museo Reina Sophia di Madrid, il MACBA di Barcellona e Smithsonian Institute Hirschhorn Museum di Washington.

.........................english

Galleria Continua Beijing is proud to present the first solo exhibition in China by Michelangelo Pistoletto, one of Italy’s most eminent contemporary artists.

Following the artist’s participation in the group shows Manmano in 2005 and One Colour in 2007, the gallery is now exhibiting a new body of works; although these date almost entirely to 2008, they can be seen as the fullest evolution and realization of the essential concepts underlying Pistoletto’s work since his debut as an artist in the 60’s. So while the solo show is powerfully imbued with important new elements, it also offers a broad-ranging, retrospective view of Pistoletto’s artistic career, introducing viewers to the artist’s aesthetic and conceptual world.

Pistoletto’s expressive coherence is clearly visible in the work that opens the show: the mirror element, which continues to be a distinguishing feature of his art, is combined with an apple, the symbol of Pistoletto’s most recent output. Introduced in 2007 in the form of a “reintegrated apple”(Wollen - the Reinstaped Apple, 2007), the primordial fruit is an emblem of the Third Paradise, that is “the fertile coupling of the first and second paradise. The first is the Terrestrial Paradise preceding the biting of the apple. It is the natural paradise where everything is regulated by the intelligence of nature. The second is the Artificial Paradise, which has been developed by human intelligence through a very slow process and which in the last two centuries has assumed an ever wider and more exclusive dimension. [...] There are indicators everywhere of the danger of an increasingly likely and tragic collision between these two spheres. To avoid moving closer to this catastrophic event it is necessary to conceive the global project that I call the Third Paradise. [...] The biblical references are not intended in a religious sense but are used as a message to give meaning and strength to the concept of responsible social transformation and to motivate a great ideal that brings together art, science, economy, spirituality and politics in a single all-embracing commitment” (Michelangelo Pistoletto). The notion of the “fragment” is once again of great importance for Pistoletto. The individual elements making up the figure of the apple are a reminder that every single mirroring element already contains the infinity of the real world that is reflected in it.

The fairly non-linear outline of the apple acts as an incipit to the work occupying the main exhibition space. Here, in the centre of a labyrinth of corrugated cardboard (a “poor” material that refers metonymically to the art movement defined by Germano Celant in the 60s as Arte Povera, of which Pistoletto was one of the chief exponents) stands an enormous, monolithic 5m3 white cube. The only way of getting to the cube is by going through the maze, a figure from classical mythology that also features in Pistoletto’s Labyrinth, 1969–2001.

Inside the cube, which is entirely covered with mirrors, is A cubic meter of infinity, a work belonging to the Minus Objects series of 1965-1966; this is a simple cube consisting of 6 sheets of mirror facing inwards. The accessible mirroring environment becomes the space of the experience in which viewers are invited for the first time to experience what had previously been absolutely excluded from, namely the space of the A cubic meter of infinity, which thus preserves its status as a space of pure imagination.

The other works in the show constantly reference the artist’s ‘historic’ works. Sometimes the allusion is evident, as in the well of cardboard with a mirror in the bottom, which refers to The Wells, 1965-1966, or in the five mirror-cages, which recalls the Cage Mirror, 1973-1992; at other times, the allusion is only hinted at, as in the two specular series of “perspective of black in white” and vice versa, or as in the work in which a large sheet of mirror loses a small fragment (as in the Broken Mirror, 1976), to which the artist has added, with an ironic and jokey gesture, his signature.

Exactly as on the threshold of a mirror painting, this succession of works, that continuosly recall each to the other, places Michelangelo Pistoletto’s artistic research in a temporal dimension which includes the past, the present and the future.

Per materiale stampa e fotografico:
Ufficio stampa Silvia Pichini
Tel. 347 4536136 e-mail press@galleriacontinua.com

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Ingresso libero

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