Palazzo Patrizi
Siena
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Reality Bites
dal 26/10/2001 al 10/11/2001
WEB
Segnalato da

Corrado Zeni


approfondimenti

Marina Giannobi
Aldo Guzzo



 
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26/10/2001

Reality Bites

Palazzo Patrizi, Siena

"L'opera fotografica di Marina Giannobi include tre significati: Estetico, Indeterministico, Cognitivo. Di fronte alla sua fotografia notiamo personaggi sfumati o ambigui che sembrano compiere azioni qualsiasi in luoghi non ben definiti, tuttavia osservando meglio l'immagine, in contrapposizione a questa apparente confusione si avverte la presenza di un ordine nascosto." (Aldo Guzzo).


comunicato stampa

L'opera fotografica di Marina Giannobi include tre significati: Estetico, Indeterministico, Cognitivo.

Di fronte alla sua fotografia notiamo personaggi sfumati o ambigui che sembrano compiere azioni qualsiasi in luoghi non ben definiti, tuttavia osservando meglio l'immagine, in contrapposizione a questa apparente confusione si avverte la presenza di un ordine nascosto. Generalmente di tutte le moltitudini di figure che distrattamente vediamo, noi non ne ricordiamo i dettagli, le curve precise di un oggetto. Lo scorgere, nel processo visivo di un dettaglio nitido è spesso ostacolato dallimpegno della mente sui pensieri, altrove, o da se stessa. Forse noi vediamo - viviamo come il suo obiettivo, ma non ricordiamo, non assimiliamo- e di questo vissuto sfumato, che in realtà percepiamo, noi siamo vittime. Le sue immagini superano questo stile offuscato. Il carattere sfuggente, percepito nel primo approccio, svanisce sostituendosi con la comprensione di una forma ordinata di geometrie regolari, si possono così individuare nelle sue foto delle simmetrie composte dalle disposizione di volti, dalle linee tracciate nel vuoto dalle braccia lasciate vivere liberamente, forse liberamente. In questa fase del processo visivo, l’immagine mostra la sua complessità: appagati dalla comprensione di una estetica, sentiamo che essa ci abbandona, per portarci in una nuova confusa percezione. Queste oscillazioni di comprensioni dell'opera, dallo sfuggente al preciso, ci avvertono che siamo circondati da una estetica improbabile però da cogliere.

Viviamo in un unico stato composto di molte entità tra loro correlate che, scambiandosi, loro malgrado, interazioni complesse e non controllabili, danno origine allo stato delle cose. Attraverso la sua fotografia l’autrice riesce a trasmettere questa danza cosmica, evidenziando gli imprevedibili effetti del momento della decisione dello scatto, sull’immagine della foto; minore è l’intensità dell'atto indicibile della decisione, maggiore è l'indeterminazione dell’immagine. L'analogia di questi concetti con i postulati delle teorie quantistiche in fisica è una stimolante e coinvolgente metafora.

Il suo lavoro sembra superare il processo analitico dell'arte, dimostrando quanto sia indistinguibile il risultato di ottenere immagini artistiche strappandole da ciò che ci circonda o sviluppandole solo interiormente. Ricordando che l'attività del pensiero ha una natura parallela, dove, al modo di minuscoli esploratori, molti sottoprocessi compiono piccoli eventi cognitivi indipendenti, il concepimento dell’opera è, ora, il risultato di una evoluzione cognitiva che, evolvendosi quasi ad insaputa di chi la compie, si realizza quando l’immagine scelta nel momento dello scatto coincide con lo stato mentale dell’autore. Giannobi, quindi, non impegna direttamente il tempo per realizzare l’immagine, dimostrando che i processi cognitivi ed evolutivi dell'arte visiva, non fermandosi mai, si possono concretizzare e fissare cogliendoli dalle infinite forme che si presentano intorno a noi. Il suo approccio alla fotografia non fissa quindi la velocità dei processi di evoluzione creativa, ma li supera.
Aldo Guzzo

Palazzo Patrizi
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