Romanticismo, realismo e simbolismo nella pittura di paesaggio norvegese. Grazie alla collaborazione della Nasjonalgalleriet di Oslo, da cui proviene la totalità delle opere, a Ferrara viene presentato un corpus di dipinti ricostruisce un secolo di pittura dedicata al paesaggio. Dal romanticismo naturalistico e sublime di Johan Christian Dahl e dei suoi seguaci, a quello animato da ideali nazionalistici dei pittori della generazione successiva; dalla pittura en plein air di Kitty Lange Kielland e di altri artisti che respirano l’aria di Parigi, alle opere d’ispirazione simbolista, movimento che, sullo scorcio del secolo, trova proprio in Norvegia, in Edvard Munch, uno dei suoi interpreti più celebri e rappresentativi.
Da Dahl a Munch Romanticismo, realismo e simbolismo nella pittura di paesaggio norvegese
Sebbene ogni anno vengano organizzate, in Italia e all’estero, un numero sempre crescente di mostre, esistono aree della storia dell’arte europea di grande valore estetico e culturale tuttora pressoché sconosciute al di fuori del loro paese di appartenenza. La
mostra Da Dahl a Munch. Romanticismo, realismo e simbolismo nella pittura di paesaggio norvegese esplora uno di questi
territori e lo fa conoscere per la prima volta al pubblico.
Grazie alla collaborazione della Nasjonalgalleriet di Oslo, da cui proviene la totalità delle opere, a Ferrara viene presentato un corpus
di dipinti che, per bellezza e per significato storico e artistico, non mancherà di interessare sia l’appassionato che lo studioso,
ricostruendo un secolo di pittura dedicata al paesaggio che ha dominato l’arte norvegese e costituito una delle radici dell’identitÃ
culturale di quel paese.
Suddivisa in sezioni cronologico-tematiche, la mostra documenta lo sviluppo di questa tradizione: dal romanticismo naturalistico e
sublime di Johan Christian Dahl e dei suoi seguaci, a quello animato da ideali nazionalistici dei pittori della generazione successiva;
dalla pittura en plein air di Kitty Lange Kielland e di altri artisti che respirano l’aria di Parigi, alle opere d’ispirazione simbolista,
movimento che, sullo scorcio del secolo, trova proprio in Norvegia, in Edvard Munch, uno dei suoi interpreti più celebri e
rappresentativi.
Il percorso della rassegna prende le mosse dalle opere di Dahl, amico del grande romantico tedesco Caspar David Friedrich e padre
della pittura norvegese, che hanno svelato e interpretato per la prima volta la bellezza sublime del paesaggio del suo paese. Tra esse
spiccano la Veduta da Lyshornet, un inno alla grandiosità della natura e al senso d’infinito e di solitudine che da essa promana, e
Inverno a Sognefjorden, una rappresentazione della realtà spogliata, poeticamente ma con nitidezza quasi spietata, di ogni
suggestione d’atmosfera.
Allievi di Dahl, Thomas Fearnley e Peder Andersen Balke ne sviluppano l’insegnamento in maniera del tutto personale. Lo
documenta il bellissimo Mattino d’autunno di Fearnley dove, dietro la visione apparentemente normale di un brano di natura, si
avverte, nell’albero attorno al quale ruota la composizione e nei suoi rami contorti e nervosi, un ricordo della tensione drammatica che
animava le tele di Friedrich. Una tensione che il luminoso squarcio di luce azzurra che si apre tra le nubi, sopra una cresta di
montagne bianche, e la splendida tavolozza di colori bruni e caldi con cui sono dipinti la palude e il bosco, in lontananza immerso nella
nebbia, riescono a stemperare ma non a cancellare del tutto. E lo testimonia anche Stetind nella nebbia di Balke, rappresentazione
onirica di una montagna del nord della Norvegia, un fantasma che, come un’ossessione, ispira l’artista per tutta la vita. Affascinante
esempio della pittura trasparente di questo spirito tormentato, il dipinto è realizzato con una tecnica del tutto originale con la quale
Balke dà vita ad un linguaggio pittorico sorprendentemente moderno.
Il mutare della pittura di paesaggio intorno alla metà dell’Ottocento è attestato da Montagne norvegesi di Hans Gude, una possente
rappresentazione della maestà , della forza e della bellezza della natura in tutti i suoi elementi, a fronte della quale la presenza
dell’uomo, appena accennata, appare del tutto marginale e da due tele diverse quanto a stile, ma simili nello svelare l’aspetto tragico
della natura: Foresta in disfacimento di August Cappelen e Paesaggio da Telemark di Joachim Frich.
La generazione dei realisti è rappresentata da artisti che, come Kitty Lange Kielland, giunti a Parigi intorno agli anni Settanta
dell’Ottocento e influenzati dalla rivoluzione impressionista, iniziarono a dipingere en plein air. Tale è il suo Paesaggio a
Cernay-la-ville dove l’artista, con una tavolozza ricca e raffinata, ritrae con esito felice una pittrice al lavoro nella penombra di un
bosco, sulla riva di un fiume, coniugando una delicata visione naturalistica e una interpretazione poetica del paesaggio.
Parzialmente riconducibile alla temperie neoromantica che caratterizza l’opera di artisti come la stessa Kielland, che intorno alla metÃ
degli anni Ottanta iniziano a dipingere le notti d’estate norvegesi, è Chiaro di luna di Munch: un capolavoro che, assieme agli altri
dell’artista presenti in mostra, racconta il suo rapporto con il paesaggio, spoglio ed essenziale, in apparenza, ma in realtà colmo di una
dolce malinconia e di una tenera sensualità .
Palazzo dei Diamanti Galleria Civica d'Arte Moderna
C.so Ercole d'Este, 21 Ferrara
Orario: 9.00 - 19.00