Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci
Prato
viale della Repubblica, 277
0574 5317 FAX 0574 531900
WEB
Bertrand Lavier
dal 12/11/2004 al 6/2/2005
0574 5317 FAX 0574 531900
WEB
Segnalato da

Ufficio Stampa Rosi Fontana




 
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12/11/2004

Bertrand Lavier

Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato

Il suo lavoro e' un ripensamento critico della tradizione del ready-made, dell'oggetto comune presentato in veste d'opera d'arte. Con grande lucidita' e consapevolezza, oltre ad un certo senso della sovversione frammista a spirito ludico, Lavier tende a perturbare la percezione dell'arte e del reale, creando quelle che chiama 'zone di turbolenza' o d'incontro inatteso e incongruo. La mostra, curata da Daniel Soutif, ripercorre la produzione dell'artista a partire da opere storiche e inedite in Italia fino a opere nuove come la serie dei Neons e dei Tableaux d'ameublement e una vera Ferrari 308 GTB rielaborata dall'artista come 'oggetto dipinto'. Nella stessa data inaugura una mostra nelle sale Zero, Uno e Due con opere di Paolo Masi, Nobuyoshi Araki, Julian Schnabel, Ilya Kabakov che fanno parte della collezione permanente del museo.


comunicato stampa

A cura di Daniel Soutif

Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci presenta una nuova mostra dedicata all'opera di Bertrand Lavier, dopo la grande personale all'ARC Musée d'Art moderne de la Ville de Paris nel 2002.
L'artista, nato a Châtillon-sur-Seine nel 1949, vive e lavora tra Parigi e Aignay-le-Duc, presso Digione. Ha esposto in mostre personali a partire dal 1973, alla Kunsthalle di Berna nel 1984, al Rijksmuseum Kröller-Müller di Otterlo nel 1987, a Le Consortium di Digione nel 1988, al Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1991, al Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna nel 1992, al Castello di Rivoli nel 1996, al Museum of Contemporary Art di San Diego nel 1999, al Musée d'Art moderne et Contemporain di Ginevra nel 2001. Ha inoltre partecipato a rassegne internazionali come la Biennale di Parigi del 1971 e 1985, la Biennale di Venezia del 1976, 1993 e 1997, Documenta di Kassel del 1982 e 1987, la Biennale di Sydney del 1982, 1986 e 1992, la Biennale di Valencia e la Biennale di Lione nel 2003. Tra le ultime esposizioni collettive ricordiamo Playlist al Palais de Tokyo di Parigi nel 2004.

Il suo lavoro è un ripensamento critico della tradizione del ready-made, dell'oggetto comune presentato in veste d'opera d'arte. Nei primi anni '80 la scelta di presentare oggetti comuni interamenti ricoperti di dense pennellate di pittura acrilica inaugura una svolta decisiva nel suo lavoro e consacra Lavier alla notorietà internazionale. Altrettanto interesse suscitano le opere costituite da oggetti sovrapposti, nate dal confronto volutamente provocatorio tra il linguaggio aulico della scultura e il mondo delle forme anonime degli oggetti.
Quando si manipolano degli oggetti, si rasenta sempre il disastro. Non c'è una ricetta, una regola, ma sentiamo che la cosa giusta si situa proprio prima del disastro e che il giusto equilibrio si trova appena prima del disequilibrio. Questa nozione ha molta importanza per me. [...] Se prendo un' opera classica, il congelatore sulla cassaforte, non ho un congelatore ordinario più una cassaforte normale. In realtà, ho una scultura bassa su un piedistallo. Per me, è una curiosa ''bissociazione''. Posso spiegarlo altrimenti: si rappresenta qualcosa, ma allo stesso tempo ciò che è rappresentato diventa la cosa in sé. (Bertrand Lavier)
Con grande lucidità e consapevolezza, oltre ad un certo senso della sovversione frammista a spirito ludico, Lavier tende a perturbare la nostra percezione dell'arte e del reale, creando quelle che chiama ''zone di turbolenza'' o d'incontro inatteso e incongruo. L'artista mina le certezze e stimola la visione dello spettatore, ma riflette altresì sulla stessa pratica artistica, indagandone i processi di attribuzione di valore e la loro legittimità.
Io per primo ho delle reazioni di fronte alle opere che propongo. Dico spesso che uno dei più precisi strumenti di misura per giudicare le mie opere è la costernazione. Intendo dire che spesso, la prima reazione che ho davanti ad un'opera che ho appena realizzato, è proprio la costernazione, sentimento al quale in seguito mi abituo. E' un meccanismo assai curioso e mi ci vuole poi un po' di tempo prima di proporlo. Ad esempio, la prima volta che ho realmente messo un Frigorifero su una cassa-forte, sono rimasto costernato. Del tipo: non è possibile! Ho avuto spesso questa sensazione di fronte alle mie opere [...] La costernazione si trasforma poi in un agente scatenante di emozioni e sensazioni che si rivelano inusuali.
Successivamente si crea come un gioco di specchi e scale. Avvengono delle metamorfosi, e ciò che io definisco come delle ''turbolenze e dei corti circuiti'' che fanno sì che questi oggetti catturino la nostra attenzione. [...] (Bertrand Lavier)

La mostra di Prato, curata da Daniel Soutif, ripercorre la straordinaria produzione dell'artista a partire da opere storiche come le famose ''sovrapposizioni'' di mobili e oggetti d'arredamento operate da Lavier negli anni ‘80, la serie Cabinet de design (1985-2001), che reinterpreta e combina oggetti firmati di interior design, e Mobymatic (1993), esempio di inversione del concetto duchampiano di ready-made nel ready-distroyed. In tali lavori, infatti, oggetti molto particolari sono scelti in base alla loro difficile unione, ponendo proprio attenzione sulle dissonanze delle forme e dei colori.
Saranno inoltre presentate, per la prima volta in Italia, la serie aggiornata Walt Disney Production (1984-2001) direttamente ispirata ai fumetti, la grandiosa opera Lothar (1999) realizzata con un pilone elettrico, la serie fotografica Harcourt/Grévin (2002) e Nautiraid (2002), ricostruzione con tecnica archeologica di un grande oggetto comune. Infine, per l'occasione, saranno esposte opere nuove come la serie dei Neons (2003-2004) e dei Tableaux d'ameublement (2004) e una vera Ferrari 308 GTB, rielaborata dall'artista come ''oggetto dipinto''.

La mostra di Bertrand Lavier è promossa da: Comune di Prato, Cariprato S.p.A., Famiglia Pecci, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Unione Industriale Pratese, con il sostegno di: Regione Toscana, Provincia di Prato.
Con il contributo di: A.F.A.A. (Association Française d'Action Artistique).

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Focus: Collezione
Araki, Kabakov, Masi, Schnabel
fino al 6 Febbraio 2005

A cura di Samuel-Fuyumi Namioka

Il 13 Novembre s'inaugura un nuovo evento che il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci dedica alla propria Collezione Permanente.

Il percorso espositivo inizia con due lavori di Paolo Masi entrati recentemente in Collezione.
Nella Sala Zero l'artista presenta In ordine sparso (Trasparenze), 2004, un'installazione, che si sviluppa su tre pareti, formata da 111 lastre in plexiglas dipinte con vernice spray, secondo una modalità espressiva che Masi ha sviluppato negli ultimi anni. Attraverso l'uso di colori spruzzati sulla superficie trasparente del plexiglas, gli elementi coloristici giustapposti creano un rapporto dialettico tra luce, spazio e colore, accentuando le qualità di trasparenza e leggerezza insite nel materiale utilizzato. Nella Sala Uno la seconda opera di Masi Installazione (Trasparenze) - realizzata ed esposta nel 2003 negli spazi di Villa Vogel a Firenze in occasione della mostra organizzata allora dallo stesso Centro Pecci - consta ugualmente di una serie di lastre di plexiglas dipinte, ma in questo caso la riflessione non si concentra tanto sui rapporti di luce e colore, ma piuttosto sulla contrapposizione e sovrapposizione di linee, che ricreano agli occhi dello spettatore un effetto cinetico.

Sempre nella Sala Uno sono in mostra le fotografie in bianco e nero che Nobuyoshi Araki realizzò durante il suo primo viaggio in Italia in occasione della personale tenuta al Centro nel 2000. Le fotografie compongono un mosaico di figure e ambienti di Prato in cui si combinano l'ordinario e l'inusuale, il sublime e l'osceno. L'atto di fotografare, eseguito freneticamente dall'artista, segue un'urgenza intima che diviene palpabile nel fluire delle immagini. La realtà urbana colta dall'obiettivo di Araki rivela la passione per la spensieratezza effimera di un gruppo di bambini, la carica erotica di una modella in un cartellone pubblicitario o il faticoso incedere di un anziano incontrati per strada, così come la malinconica consapevolezza della caducità rappresentata da un muro scrostato, da una strada vuota o da un albero solitario.

Il percorso espositivo termina nella Sala Due dove sono esposte le opere: Ri de Pomme di Julian Schnabel e Concerto per Mosca Blu e Matita Gialla di Ilya Kabakov.
Ri de Pomme, la grande tela del 1988 di Julian Schnabel fa parte della serie di dipinti che l'artista americano realizzò in quegli anni su grandi teloni, in un processo di recupero di materiali di uso comune. Sulla tela convivono segni pittorici e lettere (come ad esempio la riproduzione del titolo al centro dell'immagine), in una mescolanza di forme casuali, create in un processo di associazioni mentali libere. Questo approccio trova il suo precipuo rigore logico nella volontà di conferire equanimità ai diversi elementi che si trovano a dialogare nel quadro, rendendo puramente estetico anche il linguaggio verbale. Le enormi dimensioni della tela contribuiscono a definire sostanzialmente la sua presenza fisica. L'opera non si relaziona all'ambiente in cui viene esposta, ma sembra impossessarsi e trasformare lo spazio in cui è collocata.

Concerto per Mosca Blu e Matita Gialla (1990) di Ilya Kabakov è la rappresentazione di un immaginario concerto, in cui i disegni dell'artista fanno da spartito e una matita e una mosca dirigono dall'alto il concerto. La mosca, presente anche nella successiva produzione di Kabakov (come The Life of Flies, 1992), rappresenta il movimento caotico, il costante ronzare da una parte all'altra dello spazio. Funziona quindi come metafora dell'esistenza umana, della sua estraneità a qualsiasi ordine prefissato. La facoltà di volare dell'insetto di Kabakov, anziché ricollegarsi al tragico destino del protagonista de ''La metamorfosi'' di Kafka, lo allontana da una realtà altrimenti misera e opprimente per condurlo alla dimensione fantastica della poesia e del sogno. Questa, a sua volta, è rappresentata dalla matita che insieme alla mosca da vita a quel ''concerto'' che è l'arte.


Immagine: Bertrand Lavier, veduta dell'installazione, serie Walt Disney Production, 1984-2002

Inaugurazione: 13 Novembre 2004

Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì 12.00-19.00; sabato, domenica e festivi 10.00-19.00;
chiusura: tutti i martedì, 24 dicembre pomeriggio, 25 dicembre, 1 gennaio mattina.

Tariffe: (biglietto unico Mostra Bertrand Lavier + Collezione Permanente)
intero: euro 5,00; ridotto: euro 4,00; gruppi min. 15 persone: euro 4,00 cad.

Ufficio Stampa: Ku.ra, Rosi Fontana – t. 0509711343 - fax 0509711317

Ufficio Comunicazione Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci - t. 0574531828 - fax 0574531900

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