Museo di arte moderna e contemporanea - MART
Rovereto (TN)
corso Bettini, 43
0464 438887 FAX 0464 430827
WEB
Tre mostre
dal 26/5/2004 al 1/9/2004
0464 438887 FAX 0464 430827
WEB
Segnalato da

Luca Melchionna




 
calendario eventi  :: 




26/5/2004

Tre mostre

Museo di arte moderna e contemporanea - MART, Rovereto (TN)

Era il 1978, quando il critico Achille Bonito Oliva defini' con il termine Transavanguardia il gruppo di artisti italiani costituito da Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino. In mostra una cospicua parte dell'importante collezione di Alessandro Grassi. Medardo Rosso - Le origini della scultura moderna. Una grande retrospettiva all'artista che, nell'Italia di fine 800, seppe innovare profondamente la scultura, divenendo un 'caso' per i contemporanei a livello internazionale e suscitando tutt'oggi numerosi interrogativi interpretativi. Sale di Lettura: Giulio Paolini dialoga con la collezione permanente creando installazioni che propongono una sua lettura di altre opere


comunicato stampa

Transavanguardia. La collezione Grassi

MartRovereto, Primo piano, Galleria B
28 maggio - 5 settembre 2004
A cura di: Nicoletta Boschiero, Laura Cherubini

Era il 1978, quando il critico Achille Bonito Oliva definì con il termine Transavanguardia il gruppo di artisti italiani costituito da Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino.
Da allora il termine divenne ''ufficiale'' per definire quel movimento che, di lì a breve, avrebbe trovato affermazione internazionale.
''Transavanguardia - scrisse Bonito Oliva sintetizzando lo spirito del movimento - significa apertura verso l'intenzionale scacco del logocentrismo della cultura occidentale, verso un pragmatismo che restituisce spazio all'istinto dell'opera''.

Il Mart di Rovereto, nel 2002, ha acquisito in deposito una cospicua parte dell'importante collezione di Alessandro Grassi (Prato, 1942), all'interno della quale il nucleo dedicato alla Transavanguardia rappresenta un momento a sè stante, estremamente significativo ed omogene, a tutt'oggi carico di grande vigore.
Proprio questo interessante nucleo della collezione, che Grassi ha formato in oltre 25 anni di ricerche e di acquisti, sarà ora esposto per la prima volta, al Mart di Rovereto dal 28 maggio al 5 settembre 2004, in una mostra curata da Nicoletta Boschiero e Laura Cherubini, con la direzione progettuale di Gabriella Belli.
Gli artisti ripropongono un ritorno alla pittura e alla scultura, recuperando la tradizione pittorica in chiave di citazione, a volte ironica altre aggressiva, e affermano così la libertà di tornare alla ''tradizione'' artistica. La rivisitazione in chiave contemporanea della figurazione e dell'astrazione lirica, viene così elaborata attraverso un'attenta meditazione sulle esperienze delle avanguardie storiche del '900.

I dipinti che verranno esposti nella mostra - ottanta circa - sono lavori dove il recupero della tecnica pittorica travalica i lavori più astratti e concettuali che avevano caratterizzato la ricerca artistica negli anni settanta. Grassi, nella scelta delle proprie opere, legata profondamente al colore, è guidato dal cuore, sceglie d'impatto secondo la sua interpretazione del significato di collezionare, che dev'essere - egli afferma - ''fatto con semplicità e senza fronzoli''.
La collezione segna così un percorso attento, attraverso le opere della fine degli anni settanta, disseminato di alcuni capolavori storici come Bar Tintoretto, di Chia, Semi, del 1978 di Clemente, Eroe del mare Adriatico centrale (1977-1980) di Cucchi, Musica occhi del 1978-79 di De Maria, e I diavoli (1979) di Paladino. Oltre questi pezzi, altre opere realizzate tra il 1978 e il 2001 e alcuni gruppi di disegni di Cucchi e Paladino rispettivamente del 1979 e del 1986, testimoniano nel tempo il vivo interesse di Grassi nei confronti di questi artisti, fino all'ultimo acquisto: Poesia notturna dentro il regno dei fiori di Nicola De Maria, del 1990.

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Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna
28/05/2004 – 22/08/2004
A cura di Luciano Caramel

Direzione scientifica: Gabriella Belli, Piergiovanni Castagnoli
Contributi critici: Carlo Bertelli, Luciano Caramel, Giovanni Lista

Erano venticinque anni che non si dedicava una grande retrospettiva a Medardo Rosso, l'artista che, nell'Italia di fine Ottocento, seppe innovare profondamente la scultura, divenendo un ''caso'' per i contemporanei a livello internazionale e suscitando tutt'oggi numerosi interrogativi interpretativi.
Mai prima d'ora comunque erano state riunite insieme tante opere di Medardo, molte delle quali esposte per la prima volta in Italia, a ripercorrere l'intero iter creativo dell'artista: dalla sua prima scultura – El Locch del 1880 circa, che giunge dal Minneapolis Institute of Art nella versione originaria e fin'ora inedita - all'ultimo lavoro: quell'Ecce Puer del 1906, che pone anche la questione di un possibile avvicinamento del grande scultore al Simbolismo.
L'eccezionale eposizione ''Medardo Rosso. Le origini delle scultura moderna'', che si terrà al Mart di Rovereto dal 28 maggio al 22 agosto 2004 – curata da Luciano Caramel, con la direzione progettuale di Gabriella Belli e Pier Giovanni Castagnoli – già nel titolo esplicita la forza dirompente e la spinta ''rivoluzionaria'' del grande artista: il ''Cézanne'' della scultura – si potrebbe dire - per la capacità che ebbe di forzare il linguaggio scultoreo, così come il pittore francese faceva con la prospettiva. La mostra di Rovereto - che esporrà oltre una sessantina di sculture di Medardo, una ventina di fotografie, una decina di suoi lavori grafici, e quindici opere di grandi autori che furono in rapporto con l'artista o da lui influenzati (quali Rodin, Picasso, Brancusi, Mattisse e Boccioni) con prestiti dal Giappone, dagli Stati Uniti e da numerosi musei e collezioni europei - consentirà dunque di rileggere la figura e l'opera di Medardo, in passato troppo frettolosamente etichettato come impressionista.

Sarà l'occasione per evidenziare il complesso intreccio degli apporti che contribuirono alla maturazione dell'artista – da quelli formali degli scapigliati a quelli ideologici della ''seconda scapigliatura'', fino agli apporti scientifici del positivismo – portandolo a quella fusione, a quel tutt'uno di materia e atmosfera, che si può ammirare in opere come La Portinaia, del 1883-1884, di cui verrà esposto il bronzo proveniente dal Toyota Municipal Museum of Art e due cere, una proveniente da Hakone e l'altra in collezione privata. Opere in cui Medardo mette in discussione gli statuti della scultura, in cui - attraverso l'interazione di oggetto e spazio e la vibrazione dei piani alla luce - fa ''dimenticare la materia''.
Scultura viva è quella di Medardo, nella scelta dei soggetti e nella partecipazione emotiva, come nelle soluzioni compositive, estremamente innovative per la dislocazone libera dei personaggi nello spazio: pensiamo alla bellissima ''Conversazione in giardino'' del 1896, uno dei suoi capolavori ''en plein air''.

La ricerca costante di Medardo, la sua tensione verso una scultura di luce capace di emozionare, risulta evidente anche nella rilettura che lo scultore faceva in termini concettuali e con una certa carica ironica delle proprie opere; così come nella nutrita serie delle cosiddette ''opere di paragone'': copie dall'antico o da capolavori rinascimentali, d'après anche liberi, oppure addirittura calchi di opere ''in piena opposizione ai postulati, formali e di poetica, sottesi al lavoro plastico di Rosso''. Lo scultore se ne serviva per dimostrare, attraverso il confronto, la maggior verità - ''nel senso di corrispondenza alla naturale energicità e non isolabilità di ogni cosa'' - e il superiore valore artistico delle sue opere rispetto a quelle del passato; ma usava anche esporle nelle personali e venderle come opere sue. In mostra ci saranno a tal proposito interessanti esempi come la ''Testa dell'Imperatore Vitellio'', esposta sia nella versione in bronzo, sia nella versione che Rosso dipinse d'oro e aprì con un largo taglio sulla nuca: opera acquistata direttamente presso l'artista nel 1896 dal South Kensington Museum di Londra ed ora conservata al Victoria & Albert.

Anche l'intervento su lavori realizzati in precedenza, mutilandoli, non è raro in Medardo ed anzi diviene negli anni sempre più frequente e deciso: in genere si tratta di operazioni dovute al desiderio di attenuare la descrittività dell'immagine - come nel caso dell'''Enfant au sein'' che, modellato nel 1889, nelle versioni successive viene ridotto al particolare del bimbo che succhia il latte – ma la ''ripresa'' e la rivisitazione costante delle precedenti realizzazioni da parte dello scultore, che prosegue anche dopo il 1906, si può anche dire dia origine a vere e proprie nuove opere. La primitiva sensazione viene dunque rielaborata, sia attraverso l'uso delle patine - numerose soprattutto nelle cere - sia con i tagli, sia infine con l'uso di strumenti offerti dai materiali e dalle tecniche della fusione. Tra i tanti esempi: ''Bambino alle cucine economiche'' che nel tempo perde la massa volumetrica arrivando ad una lamina sottilissima.

Tra le tante opere eccezionali e le curiosità che saranno in mostra al Mart di Rovereto fino al 22 agosto, e che andranno poi alla Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino (dal 10 settembre al 28 novembre 2004), che ha prodotto insieme al Mart questa importante esposizione, si possono ricordare la cera - riemersa solo un anno fa sul mercato e legata alla primo periodo di Rosso – raffigurante l'''Aetas aurea''; l'opera ''Bambina che ride'' proveniente dalla Kamakura Gallery e mai venua in Italia pima d'ora; il bellissimo ''Uomo che legge'' del Hyogo Prefectural Museum of Modern Art di Kobe, del 1894, che è una delle ultime cere di Medardo ed è anch'essa una novità per il pubblico italiano; ma anche un'inedita terracruda in collezione privata, piccolissima, conservata in una vetrinetta, con il ritratto dell'amico di Medardo, ''Gennaro Favai'' datata 1913-14.
''Medardo Rosso – scrisse Enrico Prampolini, recensendo la quadriennale romana che presentava una retrospettiva sull'artista, a tre anni dalla sua morte – non solo dischiuse un nuovo orizzonte alla scultura, ma spezzò l'incanto della plastica tradizionale e le sue leggi - cioè la forma e il volume, la materia e la statica - per avventurarsi nei regni inesplorati della luce e dello spazio, dell'atmosfera e dell'ambiente''.
Parole che restano attuali per definire la modernità di Rosso, la sua dimensione internazionale, il suo ruolo chiave - che in questa esposizione, accompagnata da catalogo Skira, è ben esplicito – nell'avvento dell'arte moderna.

GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino
10 settembre - 28 novembre 2004

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''Sale di Lettura'': Giulio Paolini dialoga con la collezione permanente
28 maggio - 12 settembre 2004
MartRovereto, Secondo piano, Galleria B
A cura di: Giorgio Verzotti

L'intervento che Giulio Paolini ha pensato per il Mart, in una mostra curata da Giorgio Verzotti, si svolge all'insegna della novità assoluta, ma riassume anche il modo stesso dell'artista di intendere l'arte.
Le opere di Paolini sono state sempre, a partire da quel suo primo ''Disegno geometrico'' del 1960, altrettanti spunti di riflessione sull'arte stessa, i suoi linguaggi, i suoi ambiti di senso, la sua storia e la sua legittimità, costantemente messa in discussione, nell'assetto culturale della nostra società.
Paolini è stato un protagonista dell'Arte Povera, il gruppo costituitosi a Torino alla fine degli anni Sessanta e presto giunto ad un ampio riconoscimento internazionale. L'artista tuttavia non ha mai avuto bisogno di essere etichettato in questo o in altri movimenti. La singolarità della sua ricerca si è imposta con chiarezza fin dai primissimi momenti. Del resto, la natura speculativa, mentale, che motiva la totalità delle sue opere, spesso accompagnate da dichiarazioni di poetica di notevole rilievo teorico, lo avvicinano anche alle correnti dell'Arte Concettuale, e in genere alle tendenze auto-riflessive tipiche degli anni Settanta.

Le opere pensate appositamente per le sale espositive della collezione permanente del Mart ripropongono tutto questo, e si presentano come complesse installazioni tipiche del modo di procedere di Paolini. La novità del suo intervento sta tuttavia nel fatto che le installazioni che vedremo non saranno vere e proprie opere di Giulio Paolini, ma piuttosto proposte di lettura di altre opere presenti in collezione, create da autori a cui l'artista guarda, o ha guardato in passato, testimoniandolo nelle sue opere, come a punti di riferimento essenziali.
Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Fausto Melotti, Osvaldo Licini, Lucio Fontana e Alighiero Boetti sono i protagonisti dell'arte italiana che diventano qui oggetto di reinterpretazioni, intorno a cui Paolini costruisce le sue Sale di lettura, come ha voluto intitolare questa sua mostra.
Ad ognuno degli autori sopra citati vengono perciò dedicate installazioni al cui centro figurerà una loro opera, e intorno a cui l'opera di Paolini funzionerà come commento visivo atto a mettere in luce le caratteristiche strutturali, formali, dei linguaggi elaborati, nonché le loro implicazioni sul piano dei contenuti.
Tutta l'opera di Paolini è attraversata da una simile volontà di commento, che sfocia spesso nella vera e propria citazione, a ricordarci che ogni opera d'arte nasce sempre a partire da un'altra opera, in un confronto ininterrotto di contributi diversi che tornano sempre al punto di partenza. Con la consapevolezza, però, che ogni commento, ogni glossa, muta ogni volta il testo da cui si origina, mutando il punto di vista di chi interpreta.
L'intervento pensato per il Mart (su Thèbes di Giorgio De Chirico, Amalasunta su fondo cinabro di Osvaldo Licini, Natura Morta di Giorgio Morandi, Scultura n° 21 di Fausto Melotti, 5 porte numerate di Alighiero Boetti, Concetto spaziale di Lucio Fontana) non fa che portare questa consapevolezza alla scelta radicale di far coincidere totalmente l'opera di oggi con il commento all'opera di ieri, fino al punto da lasciar fluttuare i segni, quelli di oggi e quelli di ieri, in una dimensione indeterminata, e ancor più decisamente di prima aperta all'interpretazione dell'osservatore.

''In ogni ambiente un solo autore – scrive Paolini nel presentare il suo intervento al Mart - e, di quell'autore, una sola opera. Dunque una parte per il tutto se, come credo, materia di un'esposizione non è tanto la somma dei dati che la costituiscono quanto l'opportunità di tempo e di luogo di presentarli, il fatto stesso di esporli.
Ogni autore e ogni mostra, in fondo, ci offrono la visione di una sola opera, ci parlano del perché, dell'esistenza stessa dell'opera, di un'opera senza numero di inventario, ancora sconosciuta. Sia l'uno che l'altra parlano ''per esempio'', senza consegnarci un resoconto definitivo, ma per aprire invece una prospettiva ulteriore, per evocare un'eventualità che sempre ci disponiamo ad attendere''.
Ad accompagnamento della mostra, il Mart editerà una pubblicazione, con un testo inedito di Giulio Paolini, e un'introduzione di Giorgio Verzotti che verrà presentato dopo l'inaugurazione per consentire la riproduzione delle installazioni una volta realizzate nei nostri spazi. Il volume è una co-produzinoe del Mart e dell'editore Nicolodi di Rovereto.
In collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia di Venezia inoltre, il nostro museo collaborerà all'organizzazione di una giornata di studi, che si terrà a Venezia il giorno 21 maggio 2004, sul tema della classicità e del suo rapporto con la contemporaneità, un tema che è sempre stato al centro dell'opera di Giulio Paolini
Giorgio Verzotti

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Immagine: Medardo Rosso, Donna che ride

Conferenza stampa di presentazione il 27 maggio alle ore 12, nella sala conferenze del Mart di Rovereto. Inaugurazione alle ore 19.

Mart
Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
Corso Bettini, 43 38068 Rovereto (Tn)
call center 800 - 397760 (numero verde)

Orari: martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 10.00 - 18.00
venerdì 10.00 - 21, lunedì chiuso
Biglietti: Intero 8 euro, Ridotto 5 euro

Luca Melchionna – Mart, Ufficio Stampa tel 0464 454127
Antonella Lacchin - Vllaggio Globale International tel 041 5904893
Lucia Crespi – Mara Vitali Comunicazione tel 02/73950962

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