Impermanenze. Forme e immagini delle superfici in fluttuazione. In mostra un repertorio di opere che evidenziano i legami tra tradizione musicale e arte plastica: superfici monocromatiche di garze, gessi e ceramiche.
a cura di Bruno Corà
Lunedì 28 aprile, alle ore 18, si inaugura a Roma presso lo spazio
Gallerja
la mostra personale di
Carlo Rea
dal
titolo "
IMPERMANENZE
-
Forme e immagini
delle superfici in fluttuazione
", a cura di
Bruno Corà.
Il percorso artistico di Carlo Rea si
è sinora
sviluppa
to
nell'arco di
circa venticinque
anni
, attraverso una serie di
profonde esperienze che dalla musica lo hanno fatto approd
are alle arti visive.
Questa, d
opo una intensa e meditata
fase durata qualche anno e a seguito di una elaborazione processuale di un pattern linguistico soddisfacente le proprie
esigenze
,
è la sua prima e
significativa mostra personale
in Italia
che propone
un nucleo coerente di
opere diverse
realizzate in
successivi
periodi
e
che delineano compiutament
e,
nel loro insieme
,
il profondo e autentico processo
estetico
dell'artista e la sua compiuta personalità.
La mostra
che
presenta
un repertorio di
opere
dovute
ad una sensibile ricerca e
a
un'attenta disciplina
individua
il
sentiero di un linguaggio inedito e personalissimo, ricco di innovazione e legami tra tradizione musicale e arte
plastica. L’esperienza di Rea, soprattutto negli ultimi anni, appa
re rivolta alla rappresentazione della fluttuazione della l percorso artistico di Carlo Rea si
è sinora
sviluppa
to
nell'arco di
circa venticinque
anni
, attraverso una serie di
profonde esperienze che dalla musica lo hanno fatto approd
are alle arti visive.
Questa, d
opo una intensa e meditata
fase durata qualche anno e a seguito di una elaborazione processuale di un pattern linguistico soddisfacente le proprie
esigenze
,
è la sua prima e
significativa mostra personale
in Italia
che propone
un nucleo coerente di
opere diverse
realizzate in
successivi
periodi
e
che delineano compiutament
e,
nel loro insieme
,
il profondo e autentico processo
estetico
dell'artista e la sua compiuta personalità.
La mostra
che
presenta
un repertorio di
opere
dovute
ad una sensibile ricerca e
a
un'attenta disciplina
individua
il
sentiero di un linguaggio inedito e personalissimo, ricco di innovazione e legami tra tradizione musicale e arte
plastica. L’esperienza di Rea, soprattutto negli ultimi anni, appa
re rivolta alla rappresentazione della fluttuazione della materia intesa come spazio fisico e metafisico, proponendo
l’impermanenza
costante delle cose che ci circondano e
il
concetto di instabilità che tutto permea.
Nelle sue esperienze musicali, ma anch
e nel disegno, nella pittura e nella plastica le nozioni di istantaneità e continuità
sono al centro della sua indagine, trovando nell’impiego di materiali come la garza, la ceramica o il gesso ideali
veicoli di visualizzazione delle entità sopra indicate.
Il percorso espositivo dunque mette in mostra
superfici monocromatiche a base di garze in cui la stratificazione di
parti o la loro torsione produce orizzonti di continuità plastica,
gessi
e ceramiche
che l’artista, oltre a disporre nello
spazio, sovent
e adopera come str
umenti di sorprendente sonorità.
Carlo Rea nasce nel 1962 (
la
mad
re
Annette
di origine tedesca, il padre
Ermanno, scrittore). Inizia giovanissimo il
corso di violino presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Successivamente è a Napoli, dove si trasferisce per
ragioni familiari e frequenta il Conservatorio di San Pietro a Majella. Qui inizia anche lo
studio della viola. Infine, in
seguito a un ennesimo trasferimento di residenza, si diploma brillantemente presso il Conservatorio di Santa Cecilia a
Roma. In questo periodo segue assiduamente l’ambiente dell’arte e della musica contemporanea frequentando
e
suonando musiche di autori come: Luciano Berio, Salvatore Sciarrino, Franco Donatoni, Fausto Romitelli, che a lui
dedica “
Ganimede
” per viola sola.
L’incontro a Roma, all’inizio degli anni 80, con l’ambiente culturale e artistico
della città e con la pi
ttura astratta è decisivo.
Di questo periodo sono i primi disegni delle “
partiture
visuali
“
che
possono essere solo guardate
e non eseguite
, disegni a base di grafia musicale, in cui l’annotazione diviene forma
pittorica
.
Da quel momento lo studio della mu
sica e la pratica della pittura si fondono in lui in un unico linguaggio.
Quando ormai, già collaboratore in qualità di violista per quasi un decennio con l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia
di Santa Cecilia, ha già eseguito spartiti famosi sotto la dire
zione di grandi maestri di fama internazionale, Carlo Rea
decide di abbandonare Roma e la musica per dedicarsi esclusivamente alle arti visive.
Nel 1991 è a Parigi dove
prepara la sua prima mostra personale inauguratasi l’anno successivo
e ospitata dalla G
alerie Berthet Aittouares
.
Questo evento segna in modo irreversibile il suo impegno nell’arte pittorica
.
N
el 1993 il pittore Jean Bazaine (1904
-
2001), esponente storico dell’astrattismo francese, dopo aver visto una sua personale, scrive una lettera di elo
gio
definendolo un “
vrai peintre
”. Nel 1994 la rivista francese
MUSEEART
recensisce le mostre
“Voyage d’hiver”
e
“
Omaggio a Montale
”, quest’ultima ospitata dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, sottolineando l’intreccio
profondo tra musica e
pittura.
Il percorso creativo di Carlo Rea passa anche attraverso l’utilizzo di materiali
considerati extra pittorici ma con intrinseca valenza plastica: legno, juta, asfalto, terracotta, ceramica, ecc.. nei quali
egli ricerca sempre la vibrazione, il suon
o, il respiro
. L
e
esperienze si susseguono
,
consumate con la tipica voracità di
chi cerca ostinatamente in se stesso un approdo stilistico, senza lasciarsi distogliere da nessuna lusinga.
Alla fine degli
anni novanta rientra in Italia e si occupa delle rel
azion
i
tra musica, arte e medicina, in questo periodo realizza due
edizioni (2001 e 2002) del
Crossover Festival, tra arte e medicina.
E solo dopo questa esperienza,
in
un lungo periodo
di pausa che Carlo Rea torna all’arte plastica, il risultato di questa
assenza è una pittura estremamente filtrata e oramai
rarefatta, al limite della permanenza visuale, che diventa riflessione sulla condizione di
impermanenza
dell’essere.
Per la mostra sarà presentata una pubblicazione monografica a cura di Bruno Corà con
un testo critico e le immagini
di tutte le opere esposte.
Magonza
editore
200
pag.
Ufficio stampa
Studio Martinotti T. +39 348 7460312 martinotti@lagenziarisorse.it
Inaugurazione lunedì 28 aprile 2014 ore 18
Gallerja
via della Lupa 24, (Fontanella Borghese) 00186 Roma
orari: martedì -sabato 11.00-13.30 e 15.00-19.30