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International Architecture Festival by Abitare - Visioni del futuro. Per quattro giorni, nelle piazze e nei luoghi piu' rappresentativi di Assisi e Perugia, si succedono performace ed incontri con alcuni degli architetti, progettisti, artisti, e pensatori piu' importanti della scena internazionale, in dialogo continuo con il mondo dell'impresa, delle professioni e della scuola. La terza edizione, a cura di Stefano Boeri, ha come tema l'Anticitta' - Fare citta' nell'epoca della dissipazione urbana.
Festarch, festival internazionale di architettura, giunto alla sua 3°
edizione, sbarca a Perugia e Assisi dal 2 al 5 giugno 2011. Tema dell’
edizione 2011: l’Anticittà - Fare città nell’ epoca della dissipazione
urbana.
Festarch nasce a Cagliari nel 2007 dal desiderio di offrire un luogo vivo di
incontri e scambi, capaci di rendere l’architettura una grande piattaforma di
discussione sul presente e sul futuro anche per i cittadini.
Dopo due anni di interruzione, Festarch – ideato e diretto da Stefano Boeri -
direttore del mensile Abitare, e organizzato da RCS Periodici, trasformerà
Perugia e Assisi nell’ epicentro planetario dell’architettura, del design e delle
riflessioni sul futuro delle nostre società urbane.
Per quattro giorni, nelle piazze e nei luoghi più rappresentativi di Assisi e
Perugia, si succederanno performace ed incontri con alcuni degli architetti,
progettisti, artisti, e pensatori più importanti della scena internazionale, in
dialogo continuo con il mondo dell’impresa, delle professioni e della scuola.
Tra gli ospiti alcuni protagonisti dell’architettura planetaria, come i premi Pritzker
Kazuyo Sejiima e grandi maestri dell’architettura del ‘900 come Rem Khoolaas,
Peter Eseinman, Peter Cook e Yona Friedman e alcuni dei progettisti più
interessanti dell’attuale scena internazionale, come Dillier & Scofidio.
Ma Festarch non è solamente architettura. E’ anche dialogo sul futuro delle
nostre città con esponenti di altre discipline, come quelle del design - con
interventi, tra gli altri,di Jasper Morrison, Enzo Mari, Alessandro Mendini - e
dell’arte contemporanea, rappresentata a Festarch da presenze straordinarie
come quelle di Maurizio Cattelan e di Hans Ulrich Obrist, codirettore della
Serpentine Gallery di Londra.
Festarch è anche ricerca, sperimentazione, radicamento nel territorio e
interazione con le realtà emergenti.
Il Festival dei “Luoghi”
Piazze, musei, chiese, teatri...
per parlare di architettura del paesaggio e del futuro del mondo
Le due città del cuore verde d’Italia, rispettivamente capoluogo e capitale
“religiosa”, si uniscono per fare fronte comune. L’asse Assisi - Perugia, un tempo
“percorso” fieramente da cavalieri in battaglia, in sfida gli uni contro gli altri
armati, ora è unito dalla cultura della pace e del dialogo.
Queste due città ricche di storia e cultura costituiscono un binomio perfetto che
non solo permette loro di aspirare alla nomina di “capitale europea della
cultura 2019” ma costituiscono anche la location ottimale per l’inaugurazione e
l’intero svolgimento di Festarch: un festival per parlare di architettura del
paesaggio e del futuro del mondo. Una proposta che mette insieme le
caratteristiche tipiche di entrambi i centri.
Festarch ha scelto un suo particolare format: ogni autore, architetto, scrittore,
scienziato,... presente all’evento racconterà le proprie idee circa un luogo
urbano preciso del nostro pianeta. Secondo questo modello, per quattro giorni
Perugia e Assisi ospiteranno nelle loro piazze, strade, teatri un Atlante dei luoghi
e delle città del mondo: da Tokyo a Medellin, da New York a Mumbai, da Napoli
a Pechino.
A Perugia, il festival si svolgerà nell’acropoli. Alcuni spazi saranno quelli
normalmente utilizzati per iniziative culturali, come la Sala dei Notari, la Sala
della Vaccara, il Teatro Morlacchi, Santa Cecilia, il Teatro del Pavone; altri
saranno «nuovi»: i giardini Carducci, il chiostro di San Lorenzo e parti della
Rocca Paolina fino ad ora mai rese fruibili.
Qui di seguito un piccolo Vademecum dei “Luoghi” di Festarch e l’indicazione del
Format previsto nelle singole “location”:
La Rocca Paolina – allestimenti
La Rocca Paolina è una fortezza fatta erigere da Papa Paolo III Farnese nel 1540,
Progettata dal noto architetto militare Antonio da Sangallo il giovane, divenne il
simbolo del potere papale che regnò a Perugia per più di tre secoli. L'interno della
Rocca Paolina è formato dalle antiche strade e piazze della Perugia medievale;
essa è percorsa, ormai da alcuni anni, da scale mobili, che ne facilitano la visita e
che collegano rapidamente la parte bassa della città con il Corso Vannucci.
Teatro Morlacchi - lezioni magistrali
Nel 1777 la borghesia cittadina decise di costruire un nuovo teatro in risposta ai
nobili che avevano costruito il Teatro del Pavone; per far questo novanta famiglie
costituirono la "Società per l'edificazione di un nuovo teatro", la quale comprò un
vecchio convento di monache ed affidò il progetto all'architetto perugino Alessio
Lorenzini. I lavori, iniziati nel giugno 1778, si conclusero ad aprile del 1780. Nel
1874 fu ristrutturato e modificato da Guglielmo Calderini, che gli diede la sua
struttura attuale; contemporaneamente fu ridecorato da artisti come Francesco
Moretti e Mariano Piervittori, che si occupò del sipario del soffitto. Alla nuova
inaugurazione il teatro fu intitolato al musicista perugino Francesco Morlacchi.
Teatro Pavone - lezioni magistrali
Museo di Palazzo della penna – minifestarch
Collocato nel centro storico della città Palazzo della Penna è una residenza
gentilizia cinquecentesca, testimone di secolari stratificazioni architettoniche d'età
etrusco-romana, medioevale, rinasci- mentale, neoclassica e contemporanea. Al
suo interno il museo ospita un articolato percorso espositivo che comprende
opere di epoca barocca tra le quali spicca il bozzetto di un “Cristo ligato” di Gian
Lorenzo Bernini.
L'Università per Stranieri – Corso di Alta Formazione/Programma Italia-Russia
Università per L'Università per Stranieri è un ateneo di Perugia. L'istituzione
culturale è la più antica università italiana prevalentemente orientata agli
stranieri ed è specializzata nell'insegnamento e la diffusione della lingua e della
civiltà italiane in tutte le loro forme, come l'arte e la cultura.
Palazzo dei Priori – tavole rotonde, incontri, rubriche, presentazioni
Verso la fine dell’anno Duecento, fu deciso di erigere un Palazzo del Popolo
disposto frontalmente rispetto alla Fontana Maggiore, corrispondente alla
porzione di edificio in cui si trova l’attuale Sala dei Notari. Nel corso del
Trecento e del Quattrocento il palazzo subì numerosi ampliamenti, fino a
raggiungere l’aspetto attuale. L’ala meridionale risale invece alla seconda metà del
XVI secolo e fu realizzata in forme rinascimentali.
Sull’altro lato del palazzo si affaccia la grandiosa Sala dei Notari, alla quale si
accede tramite la scala detta “della Vaccara”. All’interno risiede una interessante
e rara decorazione pittorica, con gli stemmi dei podestà, dei capitani del popolo e
un ciclo allegorico con scene bibliche e tratte dalla storia cittadina, risalente al
XIII secolo, probabilmente opera di autori locali.
Al fianco della scala si apre un bel portico a tre arcate retto da capitelli
trecenteschi. Sopra il portale della Sala dei Notari si trovano le mensole su cui
poggiavano le sculture bronzee del Grifo e del Leone. Le sculture oggi esposte
sono delle copie, mentre gli originali, veri e propri capolavori dell’arte
medievale (il Grifo è stato fuso nel 1274), sono conservati nelle sale interne.
Minimetrò - minitalk
Il Minimetrò è un moderno sistema di trasporto automatico su rotaia, con
trazione a fune, (detto anche people mover) costruito nella città di Perugia
L'impianto di mobilità alternativa si sviluppa lungo un'unica linea per una
lunghezza complessiva di 4 km. Collega la periferia ovest della città con il centro
storico, incrociandosi con le ferrovie all'altezza della stazione di Fontivegge.
Pincetto Metro - allestimenti
La stazione numero 01 è il terminale di partenza del Minimetrò, serve il centro
storico di Perugia, ed è raggiungibile tramite percorsi meccanizzati ed ascensori
direttamente da Piazza Matteotti. L'impianto si integra con due grandi progetti di
recupero della zona, cioè quello degli Arconi, e la ristrutturazione del Mercato
Coperto. Qui si trovano i motori del people mover, ed è installata la piattaforma
girevole per l'inversione del senso di marcia delle vetture.
Oratorio santa Cecilia – tavole rotonde, incontri, rubriche, presentazioni
L'Auditorium di Santa Cecilia, situato nel Centro Storico di Perugia, è l'unico
monumento barocco della città (insieme all'adiacente Chiesa di San Filippo Neri).
La platea dell'Auditorium di S. Cecilia è a pianta centrale (o croce greca) dove si
alternano parti concave a parti convesse.
Piazza IV Novembre – proiezioni/concerto
La piazza IV Novembre, già detta dei Priori, centro della vita pubblica, civile e
religiosa e della monumentalità di Perugia, è una delle piazze più suggestive
d'Italia. Si apre tra il palazzo dei Priori da un lato e il fianco della Cattedrale, con
la quattrocentesca loggia di Braccio Fortebraccio che lo continua, dall'altro, e
l'occupa quasi al centro la fontana Maggiore che ne divide il settore più regolare e
tranquillo da quello ove sfocia ad estuario con il suo traffico il corso Vannucci.
ARCAER
Chiostro S.Lorenzo-piazza IV novembre – tavole rotonde, incontri, rubriche,
presentazioni
FUA – Fondazione Umbra per l’architettura - salotti
La Sede della Fondazione è presso il nobile Palazzo Conestabile della Staffa,
situato in piazza Dante.
Cela all’interno delle imponenti mura esterne numerose stratificazioni che
testimoniano una lunga e avvincente vicenda costitutiva. L’edificio venne fatto
edificare da Cherubino degli Ermanni nel XV secolo, incorporando alcuni edifici
preesistenti ed appartenenti al Collegio del Cambio. Vi si accede da un elegante e
raffinato ingresso monumentale, costituito da un imponente portale in travertino
che risale al 1816, momento in cui il palazzo fu ampliato per volontà di Francesco
di Giovanni Conestabile su disegno del Cerrini, famoso architetto dell’epoca. Le
sale del piano nobile, fino al 1871 erano impreziosite da una ricca quadreria
composta da 55 opere che comprendeva opere di Guercino, Tintoretto, Alfani,
Sassoferrato e una numerosa serie di disegni autografi del Perugino. Tra queste
spiccava la Vierge au Livre (17,9×17,9cm), la Madonna del libro, opera di
Raffaello del 1504.
FESTARCH
VISIONI DEL FUTURO
CITTA’ - ANTICITTA’
Fare città nell'epoca della dissipazione urbana
Perugia / Assisi 2-5 giugno 2011
L’Anticittà sta sgretolando la nostra società. In Italia, in Europa, in molte parti
del pianeta.
L’Anticittà non si contrappone alla città che abitiamo e abbiamo ereditato da
secoli di storia di aggregazioni umane. Piuttosto la erode dall’interno. Senza
grandi gesti, muovendosi potente e invisibile dentro i meccanismi di riproduzione
dello spazio urbano contemporaneo; ne allenta le connessioni, ne logora i nodi, ne
compromette il funzionamento.
L’Anticittà è la forma postmoderna dello spazio abitato.
Pur appartenendo a tutti gli effetti alla contemporaneità, l’Anticittà convive,
infatti, con le altre forme storiche di produzione della città: con le grandi
partizioni sociali e fisiche della modernità industriale, con le espansioni
rinascimentali, con il monocentrismo della città medioevale. Per svilupparsi non
ha bisogno di distruggerne l’eredità fisica; semplicemente le conquista dall’interno
e riconfigura i loro spazi, erigendovi barriere e frammentandoli.
L’Anticittà non è altro dalla città che conosciamo e abitiamo; non è una sua
forma cancerogena e neppure la sua morte. E’ un fiume carsico che da sempre
scorre nelle vene di ogni comunità urbana. Un fiume che raccoglie in rivoli le
energie vitali della vita quotidiana e le spinge verso l’individualismo e la
frammentazione.
Ma frammentazione non significa assenza di comunità, assenza di regole, assenza
di ordine fisico o sociale.
Le vibrazioni dell’Anticittà sono piuttosto gli anticorpi alla necessità umana di
vivere in agglomerati e di riconoscersi nella loro condivisione. E come tutti gli
anticorpi, anche quelli dell’Anticittà hanno una funzione importante: servono a
evitare l’anonimato, la perdita delle identità di sangue, di razza, di cultura, di
religione che la condivisione di uno spazio, il fare città, può comportare. Gli
anticorpi dell’Anticittà servono a garantire i vuoti e i confini che pure
rappresentano gli intervalli necessari al comporsi troppo omogeneo di un
qualsiasi spazio urbano: tra una casa e l’altra, un quartiere e l’altro, una città e
l’altra.
Ma ci sono episodi, periodi, epoche, in cui l’Anticittà smette di cooperare come
un necessario contrappunto alla spinta aggregativa che muove le società urbane.
Momenti in cui l’Anticittà diventa così pervasiva da non fungere più solo da
limite. Così potente da diventare una forza egemone, da plasmare da sola gli spazi
e da pretendere da sola di rappresentare gli individui che li abitano.
In questi periodi, episodi, epoche, l’Anticittà vince e detta le regole della vita
quotidiana. Allenta le relazioni umane nel territorio, costruisce enclave e isole
omologhe e prive di varietà al loro interno, dilata la presenza nel territorio degli
spazi abitati, combatte la prossimità tra comunità diverse e trasforma in barriere
fisiche i confini di identità e di cultura.
Viviamo, oggi, uno di questi periodi. La nostra è l’epoca delle grandi metropoli, del
successo planetario della città come condizione pervasiva della vita sociale. Ma il
successo planetario del modello politico, economico, simbolico della vita urbana,
riconosciuta come la forma più efficiente di abitare il mondo, rischia di
trasformarsi in un periodo di dissipazione delle componenti essenziali del fare
città. A vincere, infatti, nell’evoluzione accelerata delle agglomerazioni urbane,
nelle megalopoli create da inarrestabili migrazioni interne, nelle città diffuse
prodotte dal decentramento selvaggio delle funzioni centrali, sono spesso le spinte
antiurbane.
Nel periodo di maggior successo della condizione urbana, l’Anticittà sta
edificando immense città senza confini e sparse nel territorio, estese su aree un
tempo destinate all’agricoltura e alla natura, composte da una moltitudine di isole
monoculturali e disinteressate al funzionamento dell’organismo geografico e
geopolitico a cui pur appartengono.
Ma neppure in questi momenti, neppure oggi, l’Anticittà smette di essere una
componente essenziale del fare città. Perché non può fare a meno di nutrirsi – per
frammentarle, annichilirle - delle energie che spingono verso l’aggregazione di
spazi e di gruppi sociali, che avvicinano le parti e creano prossimità, che
mischiano di continuo le identità e trasformano in senso di appartenenza la
convinzione di condividere tra diversi uno stesso spazio.
Per queste ragioni, mai come oggi, è cruciale individuare le forme dell’Anticittà,
riconoscerle con precisione, evitare sia di rimuoverle che di considerarle estranee.
Capire dove e come operano, quali regole seguono, chi le promuove. Così come è
fondamentale proporre alcune politiche che possono aiutarci se non a combattere
almeno a governare le energie dell’Anticittà Politiche che si chiedano cosa voglia
dire “fare città oggi”. Cosa significhi fare città nell’epoca dell’Anticittà.
Politiche che sappiano riportare l’Anticittà nel suo alveo di energia necessaria e
non necessariamente distruttrice. Cogliendo le ragioni profonde del bisogno
identitario che la alimenta. Senza mai dimenticare che le energie di cui si
alimenta e che distrugge costituiscono anche i principali limiti alla sua azione.
Perché l’Anticittà, ci piaccia o no, siamo noi.
Contatti / Press
Contatti Per informazioni e per entrare in contatto con Festarch. scrivi a: info@festarch.it
Ufficio Stampa Community – Consulenza nella Comunicazione
Nello BOLOGNA nello.bologna@communitygroup.it +39 345 9375248
Diverse sedi
Perugia e Assisi