Fondazione Galleria Civica - Centro di Ricerca sulla Contemporaneita'
Trento
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Rosa Barba e Clemens von Wedemeyer
dal 26/5/2011 al 27/8/2011
mar-dom 10 - 18

Segnalato da

Luca Melchionna



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26/5/2011

Rosa Barba e Clemens von Wedemeyer

Fondazione Galleria Civica - Centro di Ricerca sulla Contemporaneita', Trento

La mostra "Stage Archive" di Rosa Barba nasce dalla collaborazione fra Mart e Fondazione Galleria Civica, in entrambe le sedi le singole opere sono "coreografate" l'una con l'altra fino a comporre un'unica installazione filmica e sonora intorno al ruolo dell'archivio nel museo contemporaneo. Il progetto di von Wedemeyer propone al piano seminterrato della Fondazione una vera e propria retrospettiva presentata pero' sotto forma di festival cinematografico; The Repetition Festival Show alterna nel periodo della mostra la presentazione di 4 tra le piu' importanti film-installazioni dell'artista.


comunicato stampa

Una mostra prodotta da Mart e Fondazione Galleria Civica di Trento

Il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e Fondazione Galleria Civica - Centro di Ricerca sulla contemporaneità di Trento sono liete di annunciare “Rosa Barba. Stage Archive”, la prima mostra personale in istituzioni pubbliche italiane di Rosa Barba.

A cura di Chiara Parisi e Andrea Viliani

Rosa Barba (Agrigento, 1972, vive e lavora a Berlino) è una delle più affermate artiste italiane dell’ultima generazione, il cui lavoro abbraccia cinema, suono e testo.
La mostra “Rosa Barba. Stage Archive” nasce dalla collaborazione fra le due istituzioni trentine e si sviluppa intorno al ruolo di archivio, e a come esso plasma l’identità e l’attività istituzionale del museo contemporaneo.
Il punto di partenza è rappresentato da un lavoro in cui Rosa Barba approfondisce i documenti del periodo futurista presso gli Archivi Storici del Mart di Rovereto. Il progetto della duplice mostra consiste nella presentazione in forma di “scultura-teatro astratta” di varie opere futuriste, tra cui sceneggiature e trattamenti cinematografici mai realizzati dell'artista Fortunato Depero (Fondo, 1892 - Rovereto, 1960), i cui originali sono conservati presso il Mart. L’archivio è re-interpretato dall’artista non solo come luogo della conservazione ma anche come fulcro di una temporalità fluida, che confonde fra loro passato, presente e futuro, come motore attivo dell’immaginario, come fonte di nuove narrazioni, come palcoscenico, da cui il titolo della mostra, “Stage Archive”, ovvero “Palcoscenico-Archivio”.
In entrambe le sedi, le singole opere – alcune recenti e altre site specific – comunicheranno l'una con l'altra, o per meglio dire saranno "coreografate" l'una dentro l'altra fino a comporre nel loro insieme un'unitaria installazione filmica e sonora simile a un “balletto meccanico”, sempre di ispirazione futurista, i cui singoli protagonisti vengono presentati simultaneamente su un unico palcoscenico rappresentato dalla mostra.
In linea con la sua pratica artistica Rosa Barba ha immaginato un “percorso futuristico” (futuristic parcours) multimediale che comprende testi, film, oggetti scultorei e suoni. La performance meccanica risultante ha qualcosa di anarchico, ma risulta altresì orchestrata come un concerto, come una band che suona insieme, o un coro unito nell’eseguire lo stesso canto. Un vero archivio futurista che si compone di una serie di espressioni individuali senza tempo coreografate come una colonna sonora (the futuristic archive as dateless individual expressions, choreographed like a musical score), in cui tutte le opere possono innalzare la propria voce insieme alle altre.
Un memoriale dedicato all’avanguardia che prende corpo nel museo provenendo da un tempo passato, ma impregnato di una ricerca di futuro, quale fu appunto all’inizio del XX secolo, l’estetica e la ricerca.

La mostra al Mart

Presso la sede del Mart a Rovereto l’artista interverrà nello spazio centrale del museo, mettendo in relazione fra loro l’area degli archivi al piano seminterrato e le sale espositive ai livelli superiori, attraverso tre interventi, tutti inediti. La presenza di questo spazio vuoto (vacuum) del museo è il luogo dove prendono corpo, assumendo la forma di installazioni. L’intervento valorizza la presenza e l’identità degli archivi quale vero e proprio cervello dell’edificio progettato da Mario Botta, e quindi del museo stesso. Inoltre lo sviluppo della mostra lungo gli scaloni di accesso alle aree espositive, con la loro pronunciata ascensione verticale, dona l’immagine di una stratificazione di livelli, che può anche essere associata a una stratificazione temporale, della storia e della memoria.

L’area di ingresso agli archivi del Mart è trasformata in un palcoscenico (stage) occupato, sul pavimento antistante l’ingresso, da una grande scultura circolare (“Stage Archive”, 2011, opera che da il titolo a tutta la mostra) che riprende la forma del grande lampadario progettato dall’architetto Adalberto Libera per il salone centrale del Palazzo della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol a Trento. All’interno della scultura scorre, come in un vecchio proiettore cinematografico, una lunga pellicola cinematografica che, non essendo impressionata o proiettata, non produce altra immagine o suono, se non il suo stesso movimento a vuoto al’interno del meccanismo, vera e propria macchina celibe in cui la pellicola cinematografica appare come alla ricerca di un’immagine, di un suono, di una storia da raccontare. In questo modo l’artista rintraccia l’essenza dei documenti futuristi, la loro natura utopica e potenziale, la loro disponibilità a generare futuro, l’essere matrice di narrazioni ulteriori, il “non-luogo” e “non-tempo” indefiniti in cui essi si collocano.
Concludono l’intervento la grande opera a muro “Theory in order to shed light” 2011, una scrittura su feltro che riproduce elementi testuali e grafici dei documenti futuristi e delle sceneggiature di Fortunato Depero, e alcuni piccoli interventi segnaletici (“No Titles”, 2011) sul fronte dello scalone d’accesso che, integrandosi con i segnali informativi collocati ai viari piani, suggeriscono la possibilità di un livello ulteriore, di una spazialità e temporalità più fluide e potenziali, proprie appunto della ricerca futurista e deperiana.
Questa temporalità puramente mentale invita il visitatore a una lettura del museo “attraverso il tempo”, confondendo passato, presente e futuro, come accade appunto negli archivi, dove i documenti del passato sono, per gli studiosi, oggetti attivi, proiettivi, attuali, in cui i tempi possono sovrapporsi più liberamente.
All’ingresso del museo è infine in distribuzione una guida alla mostra che, nella serie “Printed Cinema” sviluppata in questi anni dall’artista, permetterà al visitatore di orientarsi nel percorso suggerito dall’artista all’interno dell’architettura del museo, ma anche un altro lavoro in se stesso.

La mostra alla Fondazione Galleria Civica di Trento

Contemporaneamente alla Fondazione Galleria Civica di Trento Rosa Barba trasformerà lo spazio al pianterreno in un analogo percorso in cui le varie opere - film e un’installazione scultorea - interagiranno fra loro.

Nello spazio principale della Fondazione saranno proiettati i primi due film in 35mm nella serie “Hidden Conference: about the discontinuous history of things we see and don't see” (2010-2011): il primo capitolo, girato negli archivi e depositi della Neue Nationale Galerie di Berlino, e il secondo, girato negli archivi dei Musei Capitolini di Roma, e presentato in anteprima mondiale.
Altre opere completano il percorso espositivo insieme ad alcuni interventi inediti: “Private Tableaux” (2010), film in 16mm recentemente esposto alla Tate Modern di Londra, che trae spunto dagli studi condotti negli anni sulle architetture sotterranee; le immagini sgranate del film in 16mm “Let Me See It” (2009) mostrano un paesaggio notturno, una prospettiva aerea di un arcipelago, in cui solo i bagliori delle case sulla terraferma illuminano lo scenario. Due uomini, uno dei quali è cieco, parlano degli oggetti che li circondano, soffermandosi sulla figura del dodecaedro, elemento che diventa cruciale per la regressione dell’uomo, alla ricerca dei suoi ricordi; “Invisible Act” (2010), è un’installazione scultorea, costituita da un’immagine proiettata in 16mm, in cui un oggetto materiale evoca un oggetto immaginifico, composti l’uno nell’altro all’interno di un dialogo fatto di contrasti e combinazioni; “One Way Out” (2009), un proiettore 16mm la cui pellicola viene risucchiata verso l’alto anziché proiettata; accanto a “Optic Ocean” (2011), “Time Machine” (2007) è basata sul distopico romanzo di fantascienza dall’omonimo titolo dell’autore H.G. Wells, scritto nel 1895. Nel romanzo il protagonista viaggia nel futuro, testimoniando così l’annientamento del genere umano. Gli scenari che Rosa Barba propone sono lettere bordeaux disposte su una tela bianca. La mostra è introdotta da “White Curtain” (2011), una nuova opera che sottolinea il carattere cinematografico della mostra aprendo il palcoscenico alla Fondazione. Una singola frase è ritagliata verticalmente su una tenda di feltro bianco e permette d’intravedere cosa è presentato dietro a essa.

Sarà in distribuzione la guida alla mostra che rientra nella serie “Printed Cinema” e che permetterà al visitatore di orientarsi nel percorso suggerito dall’artista all’interno dell’architettura del museo.

A seguito della mostra (disponibile a partire da luglio 2011) verrà pubblicato dalla casa editrice Hatje Cantz Verlag GmbH & Co. KG il primo esteso catalogo monografico dopo 2003 dedicato all’artista. Il libro (tre lingue: italiano/francese/inglese) costituirà una monografia completa con introduzioni di Gabriella Belli, Andrea Viliani e Chiara Parisi e testi critici inediti di Lynne Cooke, Elisabeth Lebovici, Natasa Petresin, Ian White, Francesco Manacorda e Raimundas Malasauskas oltre ad apparati bio-bibliografico.

BIOGRAFIA

Rosa Barba (Agrigento, 1972) è una delle più affermate artiste italiane dell’ultima generazione, il cui lavoro abbraccia cinema, suono e testo. Candidata per il 2010 al Premio Italia Arte Contemporanea del MAXXI e vincitrice del Nam June Paik Award 2010, Barba sta attualmente preparando una mostra personale alla Tate Modern di Londra, che inaugurerà in autunno. Mostre personali le sono già state dedicate da Kunsthalle Düsseldorf e Kunsthalle Fridericianum Kassel, da Kunsthalle Basel, da ARGOS, Bruxelles, da Transmission Gallery, Glasgow, da Baltic Art Center Visby e Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia (entrambe a cura di Lynne Cooke), da Centre International D'Art et du Paysage de l'Ile de Vassiviere e Center of Contemporary Arts, Tel Aviv. L’artista ha inoltre partecipato a prestigiose mostre collettive quali, fra le altre, 53. Biennale di Venezia e la II Triennale di Torino (entrambe a cura di Daniel Birnbaum), l’ultima edizione della Biennale di Liverpool, la I edizione della Biennale di Salonicco, “Italics, Italian Art between Tradition and Revolution, 1968-2008” presso il Museum of Contemporary Art di Chicago e Palazzo Grassi, Venezia (a cura di Francesco Bonami).

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The Repetition Festival Show - Clemens von Wedemeyer

In collaborazione con la Fondazione Galleria Civica-Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento, il Projects Arts Centre di Dublino e il Kunsthaus Charlottenburg di Copenaghen il Goethe-Institut Mailand presenta nell'ambito della manifestazione Silver Summer Program la mostra The Repetition Festival Show di Clemens von Wedemeyer presso la Fondazione Galleria Civica-Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento.

Il progetto di von Wedemeyer propone al piano seminterrato della Fondazione una vera e propria retrospettiva presentata però non come mostra tradizionale ma sotto forma di festival cinematografico. Operando in modo ibrido tra festival cinematografico e video installazione The Repetition Festival Show alterna all’interno del periodo della mostra la presentazione di quattro tra le più importanti film-installazioni dell’artista: Occupation & The Making of Occupation, 2002; Otjesd & The Making of Otjesd, 2005; From the Opposite Side, 2007; Against Death, Interview, Found Footage, 2009.

Lontani da una logica tradizionalmente narrativa, i film di von Wedemeyer risultano sapienti orchestrazioni, a metà tra documentazione della realtà e interpretazione soggettiva, attraverso cui l’artista cerca di smascherare i meccanismi del dispositivo cinematografico e riflettere sul linguaggio di quest’ultimo, con citazioni vicine ad alcune forme di cinema sperimentale, da Vertov a Beckett, da Lang a Tarkovskij, fino alla commedia di Laurel e Hardy. I suoi film sono a volte accompagnati da un “making of” che, quale parte integrante dell’opera, include un’analisi delle premesse del lavoro e un’illustrazione della costruzione del film stesso, permettendo allo spettatore di entrare nella logica produttiva del film. Von Wedemeyer rielabora dunque gli elementi dell’estetica cinematografica trasferendoli in una dimensione sospesa tra finzione e realtà. L’indagine del confine tra fatto e finzione, il rapporto tra film/opera e spettatore/pubblico, la trasformazione dell’opera d’arte nel corso del tempo, sono riflessioni alla base della ricerca di von Wedemeyer, dove l’apertura a diverse possibili prospettive, e quindi letture, conferma come i linguaggi del cinema e dell’arte visiva appartengano, sotto molto aspetti, ad un unico campo di indagine.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione bilingue (italiano/inglese), che sarà distribuita gratuitamente a tutti i visitatori.

Clemens von Wedemeyer (Göttingen, 1974) ha studiato presso l’Accademia di Arti Visive a Lipsia. Ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui quello per il miglior cortometraggio tedesco all'International Short Film Festival di Oberhausen (2006) per il progetto Rien du tout con Maya Schweizer; il Kunstpreis der Böttcherstrasse, Brema (2005); il VG Bildkunst Award for Experimental Film and Video–art, Munich Film Festival, Monaco (2002), il Marion Ermer Prize, Lipsia (2002). Tra i musei che gli hanno dedicato mostre personali: Barbican Art Centre, Londra (2009); CGAC-Centro Galego de Arte Contemporánea, Santiago de Compostela (2008); CAC-Centre d'art contemporain, Brétigny s/Orge (2007); P.S.1-MoMA-Museum of Modern Art Affiliate, New York e Kölnischer Kunstverein, Colonia (2006); Augarten Contemporary, Vienna (2005). È stato inoltre invitato a partecipare a diverse biennali internazionali - fra cui 7° Biennale di Shanghai; 16° Biennale di Sydney; 2° Biennale di Salonicco; Skulptur.Projekte Münster, Münster, Germania (2007); 4° Biennale di Berlino (2006); 1° Biennale di Mosca, 1° Triennale di Torino.

The Repetition Festival Show è un progetto ideato da Clemens von Wedemeyer e Tessa Giblin (curatore del Visual Arts at Projects Arts Centre di Dublino). The Repetition Festival Show alla Fondazione Galleria Civica di Trento, è curato da Andrea Viliani assistito da Giulia Corradi.

Calendario delle proiezioni:

28 Maggio – 26 Giugno: Against Death, Interview, Found Footage, 2009
28 Giugno – 16 Luglio: Otjesd & The Making of Otjesd, 2005
18 Luglio – 7 Agosto: Occupation & The Making of Occupation, 2002
9 Agosto – 28 Agosto: Von Gegenüber (From the Opposite Side), 2007

Ufficio Stampa Mart:
Luca Melchionna - Clementina Rizzi t. +39 0464 454127/124 press@mart.trento.it

Ufficio Stampa Fondazione Galleria Civica:
adicorbetta stampa@adicorbetta.org t. +39 02 89053149

Incontro con la stampa: Venerdì 27 maggio
Fondazione Galleria Civica di Trento, dalle 10.30
Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea, dalle 12.00

Inaugurazione: Venerdì 27 maggio 201, alle ore 18.00

Fondazione Galleria Civica
Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento
via Cavour 19 - 38122 Trento
orari: mar-dom 10.00 - 18.00
lunedì chiuso
ingresso gratuito

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Vittorio Cottafavi
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