Reggia di Caserta
Caserta (NA)
via Giulio Dohuet, 22
0823 448084
WEB
Convergenze Geometriche
dal 20/5/2010 al 15/6/2010
mercoledi' - sabato 10-12,30 o su appuntamento

Segnalato da

Enzo Battarra




 
calendario eventi  :: 




20/5/2010

Convergenze Geometriche

Reggia di Caserta, Caserta (NA)

Nove artisti Madi incontrano tre astrattisti geometrici. Nel primo caso si tratta di una geometria che trasgredisce il rigore delle linee, nel secondo la musicalita' del ritmo tende a cercare una corrispondenza tra i pieni e i vuoti, tra le scale cromatiche e tra le vibrazioni del colore stesso.


comunicato stampa

a cura di Enzo Battarra e Ciro Pirone

...Artisti Madi e astrattisti convergono nel nome della geometria, in un esprit de géométrie. Due mondi paralleli, forti di presupposti
comuni, speculari, si incontrano per mettere a confronto i loro patrimoni genetici, per provare, tra tesi e antitesi, che è la sintesi quella che vale. E che ogni ipotesi va comunque dimostrata. Ed è il risultato quello che conta

Opere di:
Renato Barisani, Franco Cortese, Reale F. Frangi, Aldo Fulchignoni, Alberto Lombardi, Enea Mancino, Vincenzo Mascia, Renato Milo, Antonio Perrottelli, Marta Pilone, Mario Stoccuto, Piergiorgio Zangara

testo critico di Enzo Battarra

Dentro e fuori la geometria

C’è un punto fisso nello spazio dove si incontrano due rette parallele, e questo sovvertendo Euclide ma confermando le acrobazie geometriche che anche la storia politica ci ha insegnato.

Nell’infinito dell’arte, i postulati si trasgrediscono così come nascono sempre nuove convergenze, nuovi incontri.

L’evento è che nove artisti Madi incontrano tre astrattisti geometrici in un luogo prezioso e suadente qual è la Reggia vanvitelliana di Caserta, sito architettonico dalle forme morbide e avvolgenti, monumento che è bene protetto dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. Nel Palazzo Reale le austere prospettive geometriche si sposano al decoro, alla leziosità degli ori, allo sfarzo delle luci e dei colori.

In questo crocevia di stili e di forme vanno a convergere Madi e astrazione geometrica, contaminando gli ambienti e caratterizzandoli in un confronto ad alto contenuto di artisticità.

Madi è uno storico movimento internazionale, è una cultura estetica, ma è soprattutto un modo di essere, di vivere la propria fisicità nei territori del linguaggio visivo. Si è Madi prima ancora di essere artista, è un’identità definita e definibile, è una scelta. Le opere si materializzano e si costruiscono sulla base di una sensibilità formale ma anche sotto l’influenza di istanze sociali, di un vissuto personale. È una geometria che trasgredisce il rigore delle linee. L’opera deflagra e investe superficie e spazio, dilatandosi, andando oltre ogni limite, nel segno di una ricerca senza confini.

L’astrazione geometrica paradossalmente parte dagli stessi stilemi, dalle stesse unità di linguaggio, dalla stessa negazione della rappresentazione. Ma è compagna del rigore, degli equilibri aurei, delle logiche razionali. La musicalità del ritmo compositivo tende a cercare una corrispondenza tra i pieni e i vuoti, tra le scale cromatiche, tra le vibrazioni del colore stesso. L’astrazione si concretizza in una geometria del pensiero e si trasfigura in una regolarità dei desideri, in una sublimazione dell’io, in un ordine mentale, a volte matematico.

Artisti Madi e astrattisti convergono nel nome della geometria, in un esprit de géométrie. Due mondi paralleli, forti di presupposti comuni, speculari, si incontrano per mettere a confronto i loro patrimoni genetici, per provare, tra tesi e antitesi, che è la sintesi quella che vale. E che ogni ipotesi va comunque dimostrata. Ed è il risultato quello che conta.

Un critico geometrico prenderebbe per mano gli esponenti delle due linee di ricerca e tenterebbe di portarli in quel punto dello spazio infinito dove farli convergere nell’asetticità dei luoghi. La trasgressione è che il punto dell’incontro si dimostra essere inserito all’interno dei fasti borbonici, in un contenitore monumentale che non fa nulla per apparire un territorio neutro.

Ma chi sono questi artisti destinati a condividere spazi e tempi in una mostra che è uno storico incontro? Si parte dai nove Madi.

E Madi è Franco Cortese. Il suo ferro grafitato, dipinto, è materia duttile, metallo pesante riscaldato da forme esuberanti, connotato dal confronto tra il rosso e il nero, in un gioco delle parti che anticipa duelli e dualismi.

Spazi opposti, tela e legno, convergono nei lavori proposti da Reale Franco Frangi. Schegge policrome volano nel cielo della mente, c’è voglia di dilatazione in uno spazio ulteriore, c’è voglia di apertura, verso un esterno che è tutto dentro di sé.

Macchine dell’immaginario sono quelle di Aldo Fulchignoni. Il plexiglass sagomato a laser costruisce incastri modulari sul tema di altri binomi cromatici o di un candido monocromo. Archi e corde scandiscono geometrie dell’imprevedibile.

Plexiglass e forex danno corpo a immagini di forte tensione. Alberto Lombardi crea così le sue diagonali come linee di frattura del corpo e dello spirito, taglienti come lame. Forme aguzze ed ellissi si alternano in campi di colore.

Strutture spaziali, processi innovativi dell’intelletto: Vincenzo Mascia invade la terza dimensione con ritmi polifonici, sincopati. Sono architetture del presente, microambienti immaginifici per sguardi interattivi, per consumatori di visioni.

Si oppongono i triangoli, si oppongono i quadrati. È l’ammutinamento delle geometrie canoniche. Renato Milo enfatizza l’agone, il dualismo. Tutto è bicromo, il monocromo non sopravvive, si spezza. Primari non sono solo i colori, ma anche i bisogni.

Sono tele-visioni quelle di Antonio Perrottelli, forme proiettate in un infinito che simula la terza dimensione del digitale. La geometria scopre la multimedialità e se ne innamora, fino a ricadere su una materia ospitale, pronta ad accogliere incubi e sogni.

Forme primarie, totem, trasmettono circolarità delle forme. Crolla il monolito della storia. Marta Pilone affida all’apertura del cerchio il senso della vita, la nascita di uno spirito ribelle, l’esplorazione di una nuova dimensione.

Dischi ottici policromi, giochi di trasparenze e sovrapposizioni, Piergiorgio Zangara utilizza una congerie di materiali: acrilico, legno, plexiglass, alluminio anodizzato. È il trionfo dei colori, ogni opera assume valenze cinetiche, in un dinamismo delle percezioni.

Questo e sicuramente tanto altro ancora è Madi. Ma ora è la volta dei tre astrattisti geometrici.

Renato Barisani disegna con la materia forme lussuose a rilievo. Tela, plexiglass e masonite si contaminano fino a determinare spazialità avventurose, misteriose forme oniriche di una geometria incantata, fatata. È un giardino delle meraviglie al risveglio di primavera.

Enea Mancino attraversa luoghi geometrici con curve cartesiane e contrasti simultanei. C’è sintonia tra forma e colore, sembrano danzare all’unisono, inventando sempre nuove prospettive e rapporti di forza. Si celebra la regola nel momento in cui vive la sua eccezione.

Mario Stoccuto confronta superfici e colori. L’attacco è un incontro/scontro, una sovrapposizione ma anche un affronto. È un cambiamento di stile, di vita, è una nuova disposizione della materia che circonda i quotidiani gesti.

La favola insegna che nell’espressione artistica le geometrie possono convergere a dispetto di parallelismi tesi per definizione a non incontrarsi.

E quando l’incontro c’è, il segno rimane, dentro e fuori le opere, nell’artista come nel critico, nel visitatore come nel lettore. E qualcosa rimane dentro e fuori il Palazzo. Dentro e fuori la geometria.

Enzo Battarra

Catalogo edito da: Edizioni del Centro di Cultura Contemporanea Napolic'e'

Il 21 maggio alle ore 18,00 nella Sala Bianca sarà inaugurata la mostra

Reggia di Caserta
via Giulio Dohuet, 22
dal mercoledi al sabato dalle ore 10,00 alle 12,30 o su appuntamento

IN ARCHIVIO [54]
Principia Bruna Rosco
dal 5/11/2015 al 21/11/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede