Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci
Prato
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Cambiamenti
dal 18/11/2014 al 18/11/2014
ore 18
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Segnalato da

Ivan Aiazzi




 
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18/11/2014

Cambiamenti

Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato

A tutta decrescita, lo Slow Future - Jota Castro. In colloquio con Lorenzo Guadagnucci


sintesi del comunicato stampa

Mercoledi' 19 novembre 2014, alle ore 18, nei locali del nuovo Pecci l'artista e curatore peruviano Jota Castro intervistato da Lorenzo Guadagnucci, giornalista esperto di economie solidali, espone la sua posizione sul tema dello Slow Future attorno al quale ha incentrato la sua recente ricerca artistica e curatoriale. Lo Slow Future parte dall'abbandono di un modello di sviluppo in cui l'aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo) e' l'unica guida. L'alternativa proposta da Castro e' invece quella di uno sviluppo lento, che segua ritmi meno frenetici per l'uomo e abbia una sostenibilita' ambientale. La teoria che la crescita economica sia l'unica strada possibile e' messo in discussione alla luce delle diseguaglianze sociali e dei danni all'ambiente provocati durante l'ultimo secolo. I sostenitori dello Slow Future puntano invece al binomio fra decrescita dei consumi e mantenimento di una buona qualita' di vita attraverso, ad esempio, il riciclo, gli spostamenti non motorizzati ma anche il coinvolgimento diretto delle comunita' nelle scelte che riguardano gli spazi pubblici. Il tema dello Slow Future, che a prima vista puo' sembrare coinvolgere solo economisti e politici, ha trovato invece un terreno fertile anche nel mondo dell'arte come testimonia la mostra collettiva curata dallo stesso Jota Castro al Castello Ujazdowski di Varsavia da giugno a settembre di quest'anno e che ha visto la partecipazione di ben ventidue artisti internazionali. Nell'incontro del 19 novembre Jota Castro, anche alla luce della sua precedente esperienza di diplomatico all'ONU e presso l'Unione Europea, cerchera' di affrontare le contraddizioni del nostro presente e del modello alternativo che ha deciso di sostenere non rinunciando a misurarsi anche con le posizioni di coloro che ritengono questa teoria troppo rischiosa per le reali forze dell'economia, fatta di ritorno alle campagne e di rinuncia ai benefici dell'industrializzazione.

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